2020-06-19
Palamara va a difendersi all’Anm e sfodera le intercettazioni segrete
Il pm romano passa all'attacco e chiede di ascoltare le conversazioni con il deputato Cosimo Ferri e quelle con un giornalista del Corriere della Sera. Intanto Sergio Mattarella bacchetta le toghe: gravi distorsioni.Alla fine, anziché dimettersi come hanno fatto altri suoi colleghi, Luca Palamara si presenterà, domani davanti al plotone d'esecuzione del Comitato esecutivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati, che dovrà decidere se espellere o meno il suo vecchio presidente. È una situazione paradossale, visto che tra i suoi potenziali giudici ci saranno diversi magistrati di Unicost che con Palamara hanno intrattenuto chat assai confidenziali e dense di richieste. Non sappiamo in quanti si asterranno, ma sembra che, nonostante possibili - anzi, probabili - defezioni, non mancherà il numero legale. Quel che pare certo è che i rappresentanti dell'Anm non si troveranno davanti un agnello pronto a farsi sacrificare, come dimostrano i documenti che il pm ha provato a ottenere dalla Procura di Perugia in vista del processo di sabato.Lo scorso 18 giugno Palamara ha informato l'«illustre presidente» dell'Anm Luca Poniz della sua «volontà di poter rendere dichiarazioni e di essere interrogato in merito ai fatti che mi vengono addebitati». Quindi ha allegato la sua «richiesta di accesso ai file audio del procedimento e risposta della Procura di Perugia».Richiesta che, come vedremo, è stata respinta dai magistrati umbri. Le accuse mosse a Palamara riguardano gli incontri presso l'hotel Champagne e altri avvenuti al di fuori del Csm per discutere le nomine del Procuratore di Roma e degli aggiunti e per questo i legali Roberto Rampioni e Mariano e Benedetto Buratti, hanno valutato «necessari e indispensabili riguardo alle contestazioni» il rilascio di diverse intercettazioni mai trascritte dai militari del Gico e di alcune relazioni di servizio dei finanzieri addetti alle operazioni di ascolto e di quelle del personale della Rcs, l'azienda incaricata di gestire gli apparati tecnici per ricevere spiegazioni sui numerosi buchi nelle registrazioni. I pm perugini Gemma Miliani e Mario Formisano hanno dato risposta negativa, ribadendo di non poter rilasciare copia dei file audio per «la delicatezza delle conversazioni», in attesa della discussione nell'udienza stralcio fissata per il 16 luglio, «vieppiù (…) per esigenze extraprocedimentali». Inoltre i magistrati non hanno visto l'utilità del rilascio delle relazioni di servizio delle fiamme gialle e hanno riferito che la società Rcs «ha già fornito adeguata scheda tecnica il 25 luglio 2019».Due delle telefonate individuate come rilevanti dalla difesa di Palamara risalgono all'8 maggio 2019 e sono con il parlamentare di Italia viva Cosimo Ferri. In esse Palamara e il deputato si sarebbero sentiti per confermare l'incontro allo Champagne, dimostrando che la registrazione della riunione nella saletta dell'hotel non sarebbe stata casuale (unico caso in cui è possibile intercettare un parlamentare senza richiesta di autorizzazione). C'è poi «l'intera sessione» del trojan del 9 maggio che si interrompe improvvisamente dopo che Palamara ha comunicato che si sarebbe visto a cena con l'ex procuratore Giuseppe Pignatone e con un suo aggiunto. In quel file si troverebbe la frase del deputato Luca Lotti «si vira su Viola», per il posto di procuratore di Roma. Così è stata trascritta dai finanzieri, ma per la difesa di Palamara le parole pronunciate sarebbero state ben diverse: «Vedo che si arriva a Viola». Il pm ha chiesto anche l'acquisizione delle conversazioni registrate tra il 15 e il 16 maggio propedeutiche a incontri con Ferri e Lotti, vista la disposizione della pm Gemma Miliani del 10 maggio 2019 che aveva raccomandato al Gico di spegnere il microfono se agli abboccamenti avessero partecipato dei parlamentari. Tra le intercettazioni richieste dalla difesa di Palamara ce n'è una con il giornalista del Corriere della Sera Giovanni Bianconi, considerata particolarmente rilevante. Il 21 maggio 2019 alle 13 e 15 Bianconi entra nell'ufficio di Palamara e domanda che cosa sia stato deciso in commissione per la nomina del procuratore di Roma. Palamara: «Tu che notizie hai?». Bianconi: «So che è arrivata roba da Perugia, ma è scollegata dalla partita degli aggiunti». Secondo la ricostruzione della difesa il pm a questo punto si mostrerebbe sollevato: «Speriamo, sarebbe anche ora (…) Mi preoccupo se ho qualcosa da temere, non se arriva un anno dopo per non farmi fare l'aggiunto. Ho le prove per dimostrare quello che ho fatto». Bianconi commenta: «I giochi che fa De Ficchy (all'epoca procuratore di Perugia, ndr) io non so quali sono». Palamara commenta: «Giusto il giorno che stiamo facendo il procuratore e l'aggiunto (…) non mi faccio eliminare per via giudiziaria, mi faccio eliminare per il merito, solo perché c'è un altro più bravo (…)». Bianconi: «Infatti questa è la cosa strana». I due scendono nei particolari e Palamara dice al giornalista: «Vuoi pubblicare il biglietto che ho comprato?». Uno di quelli che secondo l'accusa sarebbero stati offerti a Palamara dal presunto corruttore Fabrizio Centofanti. Quindi i due parlano dei candidati per Roma. Il pm sotto inchiesta conferma di voler sostenere Giuseppe Creazzo. E Bianconi chiosa: «Davigo (Pier Camillo, consigliere del Csm, ndr) pare sia andato su Viola (Marcello, ndr)». Palamara: «Perché Davigo va su Viola? Viola nell'immaginario collettivo è figlio del patto occulto con Ferri». Palamara chiede a Bianconi perché l'attenzione si stia concentrando su di lui e il giornalista risponde: «Perché fai parte del pacchetto Ermini (David, ndr) e sei temuto per questo». Cioè la colpa dell'ex presidente dell'Anm sarebbe quella di aver sponsorizzato l'attuale vicepresidente del Csm. Palamara: «Qui dentro hanno paura dell'alleanza con Ferri perché storicamente ho avuto un'alleanza a sinistra e poi mi sono spostato a destra». Alla fine Bianconi, tornando sul tema del voto in commissione commenta: «Oggi se rinviano significa che vogliono prendere tempo, anche perché al Quirinale avranno chiesto di prendere tempo». Proprio ieri, in occasione della cerimonia in onore dei magistrati vittime di terrorismo e mafia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha stigmatizzato «le gravi distorsioni emerse all'interno del Csm», sottolineando, però, che «la modestia etica (…) emersa da conversazioni pubblicate su alcuni giornali» non appartiene alla maggior parte delle toghe. Ha aggiunto pure che «la magistratura deve necessariamente impegnarsi a recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini, così gravemente messe in dubbio da recenti fatti di cronaca». Dallo stesso pulpito Ermini, quello del «pacchetto Ermini», ha lanciato un siluro probabilmente proprio contro il suo ex grande elettore Palamara: «Chi baratta il proprio dovere con mire carrieristiche, chi svende gli ideali per il potere personale, chi insudicia il proprio ruolo con pratiche da faccendiere ha solo da vergognarsi e chiedere scusa».