2024-08-29
La paladina woke scopiazza gli autori asiatici
La sociologa statunitense Robin DiAngelo (iStock)
La sociologa Robin DiAngelo, sostenitrice delle minoranze, incolpava la comunità scientifica di non citare correttamente le ricerche delle «persone di colore». Ora è lei a essere accusata di plagio da un prof sinoamericano. Proprio la categoria che diceva di difendere.Monna Robin DiAngelo, la sociologa ed educatrice americana che voleva ripittare il Giudizio Universale di Michelangelo perché «i protagonisti sono tutti bianchi ed è un esempio di “suprematismo bianco”», è una donna di chiari principi. Sul suo sito internet, a proposito delle fonti del suo instancabile lavoro di ricerca, proclama: «Bisogna sempre citare correttamente il lavoro delle persone di colore e indigene». Peccato che in questi giorni sia al centro di imbarazzanti accuse di plagio da parte di due studiosi dai quali avrebbe copiato interi paragrafi della propria tesi di dottorato, nel 2004. DiAngelo, 67 anni, californiana di pelle bianca, da sempre combatte non solo per i diritti delle persone di colore, degli «asian-americans» e dei nativi, ma si distingue per un approccio molto critico verso i bianchi progressisti e di sinistra, accusati di sciacquarsi la coscienza con belle parole allo scopo di rimuovere il problema e perpetuare il razzismo stesso. In pratica, è una specie di razzista con gli antirazzisti, che per DiAngelo sono solo degli ipocriti. Il suo libro più famoso negli Stati Uniti, White fragility (2018), ha avuto grande successo dopo l’uccisione di George Floyd nel 2020 e la studiosa-attivista è tradotta anche in Italia (Chiarelettere). Nei giorni scorsi il Washington Free Beacon, un giornale di area conservatrice che fa capo al Center for American Freedom, ha svelato che alla University of Washington è arrivata una denuncia assai imbarazzante contro la DiAngelo, nella quale si sostiene che si sarebbe macchiata di almeno venti casi di plagio in occasione della sua tesi di dottorato. E il particolare forse più incredibile è che uno dei due autori saccheggiati non è neppure un bianco cattivo, ma è il professor Thomas Nakayama, che insegna comunicazione ed è uno statunitense originario dell’Estremo Oriente. Insomma, uno di coloro che DiAngelo afferma da sempre di voler tutelare dalle vessazioni dei bianchi. L’altro docente «ricopiato» si chiama Robert Krizek ed è stato coautore di Nakayama. Nella causa, secondo quanto raccontano anche il New York Post e il Guardian, sono citati venti passaggi che risulterebbero copiati. In uno, tanto per fare un esempio, Nakayama e Krizek osservano: «Mentre questo discorso riconosce una parte del suo fondamento storico […] questa riflessività non significa necessariamente un riconoscimento delle relazioni di potere incorporate in quella storia». Poi arriva DiAngelo, pochi anni dopo, e crea: «Mentre questo discorso riconosce una parte del suo fondamento storico, questa riflessività non significa necessariamente un riconoscimento delle relazioni di potere incorporate in quella storia». Praticamente, ha preso una frase di peso e l’ha ricopiata, togliendo solo un breve inciso. Le accuse di plagio alla paladina dell’antirazzismo seguono contestazioni simili che sono arrivate anche in altre università americane nei mesi scorsi. Clamoroso il caso di un’altra donna, Claudine Gay, politologa di colore ed ex presidente di Harvard, accusata di plagio e costretta alle dimissioni in gennaio. Mentre l’economista Nemat Shafik, che ha dovuto lasciare nei giorni scorsi la guida della Columbia University per via delle violente proteste contro Israele esplose nel suo campus, è accusata di aver espunto il nome di un suo ex collaboratore dall’elenco dei crediti di una ricerca del 1994. Insomma, visto come funziona il mondo accademico americano, è facile immaginare che adesso tutti andranno a fare le pulci a tutto quello che DiAngelo ha scritto in questi anni. Di nemici, del resto, se n’è fatti parecchi. E ha anche suscitato molte invidie, perché White fragility ha venduto 750.000 copie e l’attivista va spesso in tv come ospite. In più, fa la consulente in tema di politiche contro il razzismo per molte aziende e un suo seminario può costare anche 30.000 dollari, sempre secondo il Washington Free Beacon. Sulla sua pagina internet, DiAngelo non ha ancora risposto alle accuse di plagio, ma aveva già pubblicato una lunga autodifesa dalle accuse di arricchimento, nella quale aveva spiegato che il costo dei suoi seminari oscilla dai 6.000 ai 20.000 dollari, che di tutto si occupa un agente e che lei prende solo il 15%. Più imbarazzante quell’invito, sempre sul sito, a citare correttamente le fonti dei neri. E mentre l’Università di Washington ha garantito massimo impegno nella verifica delle accuse, che saranno «attentamente vagliate», in Italia il nome della DiAngelo è legato alla Cappella Sistina. Cinque mesi fa, la professoressa aveva accusato di «suprematismo bianco» il capolavoro di Michelangelo sulla base del seguente sillogismo: «Dio è bianco, David è bianco, non c’è neanche un uomo di colore. Michelangelo era un razzista. Andrebbe modificata». Del resto, come aveva già raccontato Francesco Borgonovo su questo giornale, parlando dell’edizione italiana del suo capolavoro, DiAngelo è «una ricca bianca studiosa universitaria che va in giro a dire che tutti i bianchi sono razzisti e cattivi e che devono fare ammenda, devono chiedere perdono agli altri. Ma qui siamo nella psichiatria, questo è odio di sé allo stato puro». Se le accuse di plagio fossero confermate, però, avremmo un quadro ben più meschino.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.