2024-04-30
«Nei campi a lavorare per 1 euro». Retata di «schiavisti» pakistani
Gli immigrati reclutati dai connazionali nel centro di accoglienza di Piombino, 10 arresti.Immigrati che sfruttano immigrati. Senza neanche la possibilità di dare la colpa a qualche xenofobo o di prendersela con l’Italia brutta e razzista. È questo il raccapricciante quadro che emerge dall’indagine Piedi scalzi svolta a Piombino, in provincia di Livorno. Dove ieri i carabinieri del comando cittadino hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare per dieci persone di nazionalità pakistana, di età compresa tra i 30 e i 56 anni, e residenti tra le province di Siena e Grosseto. I dieci indagati sono accusati a vario titolo e in concorso tra loro di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Due di loro sono riusciti a sottrarsi all’arresto, riparando all’estero.Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che ha convinto il gip del Tribunale di Livorno, Antonio Del Forno, a emettere la misura cautelare, i dieci indagati hanno sfruttato 67 extracomunitari di origine pakistana e bengalese ospitati nel Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di Piombino «Le Caravelle», costringendoli a turni di lavoro proibitivi e corrispondendo loro paghe da fame. I dieci caporali, si legge nelle carte del giudice, «approfittando dello stato di bisogno» degli ospiti del Cas, «impiegavano i lavoratori stranieri nello svolgimento di attività agricola (raccolta di ortaggi e olive nonché pulizia di vigneti) con sistematica corresponsione di retribuzioni inferiori rispetto a quanto previsto dai contratti collettivi territoriali, in modo sproporzionato rispetto al lavoro svolto e senza versamento di contributi previdenziali e assistenziali, con reiterata violazione della normativa in materia di orario di lavoro (anche oltre le dieci ore al giorno e senza alcuna congrua pausa) e in violazione delle normative in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro».Nel complesso, si tratta di tre gruppi distinti tra loro, che però operavano con modalità simili: tra i dieci caporali figurano, nello specifico, sei titolari di ditte individuali del settore agricolo che, stando alla ricostruzione degli inquirenti, si facevano aiutare anche da altre persone per il reclutamento, il trasporto giornaliero e il controllo dei lavoratori. I quali non avevano un regolare contratto di assunzione ed erano costretti a lavorare ben oltre l’orario consentito. Per questo massacrante lavoro nei campi, le vittime percepivano tra i 3 e i 9 euro circa, in un caso appena 0,97 euro all’ora: ossia ben al di sotto dei 10,56 euro previsti dal contratto collettivo territoriale. Gli operai agricoli, inoltre, erano anche pagati in ritardo, fino a tre mesi. E c’è chi, hanno evidenziato i carabinieri, non avrebbe persino ricevuto nulla. Il tutto, naturalmente, senza il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. Tant’è che, nell’ambito dell’operazione, i carabinieri hanno anche eseguito un decreto di sequestro preventivo di 45.000 euro per il mancato versamento dei contributi, accertato dall’Inps.L’origine del nome dell’indagine, Piedi scalzi, l’ha spiegata Giorgio Poggetti, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Piombino: «L’operazione l’abbiamo chiamata così perché riassume bene le condizioni di lavoro dei rifugiati». In una conversazione intercettata, infatti, «mentre da un interlocutore si percepiva la preoccupazione per la raccolta di ortaggi nei campi dopo forti piogge, dall’altra la risposta è stata: “I nostri li mandiamo a piedi scalzi, così non c’è il problema che rimangano impantanati con le scarpe”».Sulla vicenda non si è fatta attendere la presa di posizione del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «L’impegno del governo Meloni per combattere lo sfruttamento dei lavoratori nel settore agricolo è una priorità, come dimostra il primo provvedimento che ho firmato subito dopo il mio insediamento al ministero». Per il sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro, invece, l’indagine «fa emergere ancora una volta come dietro alla retorica dell’accoglienza si nasconda una realtà di sfruttamento e di degrado che nulla ha a che fare con la solidarietà».
Jose Mourinho (Getty Images)