2022-05-15
Vogliono inculcare oscenità sessuali ai bambini di 6 anni
Dietro alla facciata dell’educazione alla tolleranza, vengono diffusi testi pericolosi. E martedì giornata gender in classe.Penso sia doveroso iniziare chiedendo scusa al Lettore per le parole che seguono, che non sono farina del mio sacco e che, proprio in quanto medico, non scriverei mai, ma che riporto pari pari da un testo rivolto a bambini dell’età delle scuole elementari, dal titolo Guida per le Bambine Ribelli. Alla scoperta del corpo che cambia: «Quando si parla di rapporto sessuale, in molti pensano subito a un rapporto di tipo penetrativo tra una donna e un uomo, ovvero il cosiddetto coito, nel quale la vagina accoglie il pene… In realtà esistono tanti tipi diversi di rapporti sessuali. Due persone possono, per esempio, decidere di toccarsi reciprocamente i genitali, e cioè masturbarsi, oppure di stimolarli usando la bocca e in questo caso si parlerà di rapporto orale». È talmente vergognosa l’impostazione culturale di un testo del genere, rivolto - non dimentichiamolo - ai nostri figli e nipoti dai 6 ai 10 anni, che ogni commento sarebbe superfluo se non fosse il segno allarmante di un progetto educativo, lucidamente pensato e studiato a tavolino, mirato alla «perversione» umana ed intellettuale di piccole persone deboli, indottrinate secondo gli schemi delle più violente forme di «dittatura» culturale. A riprova dell’assoluta gravità e - purtroppo - attualità del tema, c’è l’episodio accaduto alla scuola primaria Edmondo De Amicis di un paese in provincia di Modena, con la proposta di un progetto di educazione sessuale (pubblicato sul sito della scuola) in cui si affrontavano temi come la masturbazione, l’orgasmo, i preservativi e la contraccezione, omosessualità e bisessualità, transgender, genderfluid e genderless. Grazie alla segnalazione di un genitore, che si è rifiutato di far partecipare suo figlio al suddetto progetto, si è scoperto il vaso di pandora: il progetto è stato bloccato e, dopo la denuncia dell’Associazione ProVita e Famiglia, è stato precipitosamente cancellato dal sito della scuola. Già! Molto bene, ma se nessuno fosse intervenuto? Se non esistesse una coraggiosa rete di associazioni famigliari che ogni giorno vigila sull’innocenza dei nostri bimbi, che cosa accadrebbe?L’indottrinamento ideologico e la perversione dell’umano: questo è il vero progetto di questo «nuovo ordine mondiale» che non solo si prefigge di cancellare le radici cristiane della nostra civiltà, ma che propone il nuovo umanesimo, avvelenato dall’ideologia del relativismo assoluto, ove il capitale, il potere economico e mediatico, gestito da pochi oligarchi, distrugge le fondamenta stesse della natura umana. Fra pochi giorni, il 17 maggio, ricorre la «Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia», e il nostro ministero della Istruzione Pubblica ha già inoltrato a tutte le scuole di ogni ordine e grado una circolare recante l’invito «a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali…». Certamente opportuno e utile insistere sulla lotta ad ogni tipo di discriminazione, secondo i dettami della nostra Carta Costituzionale, magari partendo dai «discorsi d’odio» contro i cristiani, ma questo non può essere il pretesto per introdurre nelle aule scolastiche quell’ideologia della «identità di genere» che - citata ed espressamente voluta nel ddl Zan - è stata chiaramente bocciata dal Parlamento. Ma molto prima del Parlamento, è il popolo italiano - alle prese con mille problemi ed emergenze economiche serissime - che ne ha le tasche piene di queste ideologie senza senso, inutili e dannose, considerato che da sempre il nostro Paese si è giuridicamente attrezzato per condannare e sanzionare ogni forma di violenza o discriminazione. Il mondo prolife e profamily ha già fatto sentire la propria voce al Miur, sostenendo le istanze di rispetto di ogni cittadino e, nel medesimo tempo, ricordando che «non rientrano in nessun modo tra i diritti e doveri e le conoscenze da trasmettere, né l’ideologia gender né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo» (nota ministeriale 1972/15). Però non è sufficiente. Ci vuole il controllo, diretto, coraggioso, determinato della società civile, dei cittadini e in particolare dei genitori: quale genitore vuole che alla sua bambina o bambino vengano insegnate opzioni sessuali, che - nella migliore delle ipotesi - non fanno che turbare l’innocenza di cui la natura stessa li ha dotati? Ci vuole il coraggio del contrasto e della denuncia di abusi educativi, se abbiamo davvero a cuore il futuro dei nostri bimbi. Pochi decenni fa, un regime dispotico organizzò le scuole di «mistica» del primato della razza: questa storia non deve ripetersi con il nuovo politicamente corretto della «mistica» del primato del gender. Vigileremo e ce ne ricorderemo.
(Ansa)
«Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché verrebbe voglia di rispondere “perché c’è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo». «Noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni – ha aggiunto Meloni – e io non mi rassegno all’idea che non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli».
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(Ansa)
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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