2022-07-28
Orlando ministro della Cassintegrazione
Andrea Orlando (Imagoeconomica)
Non bastavano Alitalia e Ilva. Invece di creare occupazione, il dem moltiplica i sussidi: la Cig climatica è l’ultimo caso. Per ragioni ideologiche la produzione reale, dietro il racconto della lotta alla povertà, viene sostituita da redditi immaginari. Chi pagherà?Il ministero del Lavoro non esiste più da 48 ore. È diventato ufficialmente ministero della Cassintegrazione. Il titolare Andrea Orlando ha infatti annunciato che Inps e Inail hanno accettato di far scattare la cassintegrazione con la causale «eventi meteo» a partire dai 35 gradi centigradi. In pratica, per tutte quelle aziende manifatturiere o di servizi o dell’edilizia che non possono garantire copertura e idoneo refrigerio ai propri dipendenti sarà possibile fermare le attività e usufruire degli ammortizzatori. La norma esiste da decenni, ma è sempre stata utilizzata fino a ora per gli operai addetti ai manti stradali oppure, in caso di freddo o pioggia, per gli edili che sono costretti a incrociare le braccia per via della pioggia. Il salto di qualità politico avviato da Orlando è però notevole. Primo, le aziende che ne fanno richiesta possono dichiarare anche la temperatura percepita. Ovvero una semplice autocertificazione. Ma la cosa peggiore si evince dalle parole dello stesso ministro e dalla reazione (estasiata) dei sindacati. Orlando ha fatto presente che superate le soglie il lavoro dovrebbe fermarsi. «Ora non ci sono più scuse», ha rincarato la dose Fillea, la sigla Cgil degli edili, «le informazioni a disposizione dei consulenti e delle imprese sono chiare e precise: il lavoro va fermato in presenza di temperature che superano i 35 gradi o percepite come tali, permettendo così di proteggere la salute e la vita dei lavoratori nei cantieri, nelle cave e nelle fabbriche». Al di là della tutela dei singoli lavoratori, ci sembra che la missione distruttiva portata avanti dalla coppia Orlando-Cgil sia arrivata a compimento. La burocrazia pubblica ha ormai il sopravvento sull’organizzazione aziendale così come il Fisco si impone ormai su qualunque tipo di pianificazione privata e ottimizzazione delle risorse finanziarie. Tale impronta comunista è così riuscita a eliminare quello che era un dicastero mirato a facilitare il lavoro in un ministero che crea sempre nuove possibilità per non lavorare. In questo la pandemia e la guerra sono state le leve che la sinistra attendeva di cavalcare da tempo. Sia da un punto quantitativo-economico che ideologico. Tra il 2015 e il 2019 le ore di cassintegrazione approvato nel periodo gennaio-maggio non hanno mai superato i 600 milioni di unità. Con lo scoppio del Covid nel 2020 si è passati, nello stesso periodo, a 4,3 miliardi di ore approvate. Nel 2021, sempre tra gennaio e maggio, le ore sono scese a 2,8 miliardi. Sempre in ogni caso una cifra enorme. Gli ammortizzatori esistono da anni ma nel pensiero collettivo sono sempre stati affiancati all’idea del salvataggio di un carrozzone. Basti pensare alle varie ex Alitalia, Ilva, a numerose acciaierie o ai tavoli di vertenza gestiti dal Mise che per anni hanno sostenuto partite decotte con le stampelle della Cigs. Con la pandemia, invece, la diffusione capillare di uno strumento alternativo al lavoro ha fatto passare - e sta facendo - il concetto che lo Stato può salvarci tutti. Esattamente ciò che esponenti della sinistra come Orlando (o peggio Roberto Speranza) si augurano. E la scelta di inserire il tema dei 35 gradi non è solo un tassello in più della scalata piddina, ma è una precisa e diabolica scelta comunicativa. Dopo la pandemia, c’è stata l’emergenza guerra e a breve si inasprirà quella climatica. L’ambiente va protetto per cui non si possono certo usare i climatizzatori (a meno che non si voglia essere filo Putin) e quindi l’alternativa è non lavorare. Non serve produrre, tanto come esiste il reddito di cittadinanza c’è anche la cassintegrazione climatica. Entrambe servono a creare redditi immaginari. Certo, servono e sono fondamentali fino a che servono per fronteggiare la povertà. Quando si sostituiscono al reddito di per sé allora c’è da tremare. Perché non si creano più prospettive future. Ciò che preoccupa è che la corsa del ministero della Cassintegrazione non trova ostacoli. I sindacati, inutile dirlo, sono felici. Confindustria più o meno. E anche se sporadicamente alza la voce contro il sussidistan, si riferisce soltanto a quello altrui. E infine fino a oggi pure il centrodestra non ha sbraitato. È un po’ come, se finendo al Pd, il tema del lavoro debba essere una competenza esclusiva della sinistra. Per fortuna le elezioni sono l’occasione per tirare una linea. E quanto sia importante farlo lo si capisce anche dall’incontro di ieri a cui hanno partecipato i sindacati, le parti sociali, Mario Draghi, Giancarlo Giorgetti e lo stesso Orlando. La riunione era pianificata per illustrare i pilastri del prossimo decreto Aiuti bis. Bonus, taglio parziale del cuneo. E, forse, l’attesa limatura dell’Iva sui generi alimentari. Orlando dal canto suo non ha rinunciato a chiedere una nuova tranche di tasse sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Il suo obiettivo è racimolare altro gettito per fare in modo che si sovvenzioni pure la Cigs climatica. Peccato che il circolo vizioso imploderà prima o poi. I soldi non si generano dal nulla e il Pil cresce solo con l’iniziativa (soprattutto privata) e il lavoro.