2022-10-30
Ora che la Germania ne ha bisogno, sì Ue ai maxi ristori contro le bollette
Gli Stati potranno dare fino a 150 milioni a impresa. La misura conviene a Berlino, mentre l’Italia ha il freno a mano tirato.Quando giovedì vi abbiamo riferito delle sconcertanti dichiarazioni di Margrethe Vestager - a proposito dell’allentamento dei criteri di ammissibilità degli aiuti di Stato concedibili utilizzando il regime di deroga stabilito dal Quadro temporaneo (Qt) - siamo stati troppo cauti. Le allarmanti parole della danese avevano lasciato presagire che si stesse per aprire un’autostrada, dimensionata opportunamente per lasciare passare le misure annunciate dal governo tedesco ma, lo ammettiamo, non ci aspettavamo che l’ampiezza della deroga assumesse i contorni che sono stato ufficializzati venerdì.Da oggi abbiamo un’autostrada a quattro corsie a disposizione dei governi nazionali per concedere aiuti alle rispettive imprese. Con l’essenziale e decisiva differenza che il governo tedesco ha già messo a punto una fuoriserie per scorrazzare in libertà, senza incorrere nella violazione dell’equità delle condizioni di concorrenza, su cui si fonda l’integrità del mercato interno. Invece, al momento, il governo di Roma ha a disposizione solo un Vespino, peraltro con la spia della riserva accesa. Per non parlare di Francia e Spagna che da mesi sussidiano le proprie imprese. La prima con un tetto al costo dell’energia, la seconda con un tetto al prezzo del gas per produzione termoelettrica. I dettagli lasciano esterrefatti. Si tratta della seconda deroga del nuovo Qt Ucraina, varato il 23 marzo scorso ed emendato per la prima volta il 20 luglio. Si ricorda che il precedente Qt Covid, emendato sei volte, ha cessato di essere utilizzabile il 30 giugno. L’aspetto meno rilevante è l’aumento del plafond di aiuti da 500.000 a 2 milioni per le imprese genericamente colpite dalla crisi (con limiti più bassi per le imprese dell’agricoltura e dell’acquacoltura). Poi ci sono i prestiti assistiti da garanzie pubbliche (anche oltre il 90%) o, in alternativa, i prestiti a tasso agevolato. Strumenti abbastanza simili a quelli già contenuti nel precedente Qt. L’attenzione deve invece concentrarsi sugli «Aiuti per i costi supplementari dovuti ad aumenti eccezionalmente marcati dei prezzi del gas naturale e dell’energia elettrica», come recita il paragrafo 2.4 della Comunicazione. È questo il cavallo di Troia che apre la strada al nuovo corso inaugurato dalla Vestager, all’insegna del «chi fa da sé fa per tre».C’è dapprima da calcolare un plafond massimo, sui cui dettagli non annoiamo il lettore. Basti sapere che c’è un sensibile miglioramento rispetto alla prima versione del Qt, per tutte le imprese che hanno subito un incremento nei costi medi delle fonti energetiche (gas o elettricità) rispetto al 2021. Ma le maglie si aprono ancora per quanto riguarda i massimali e le condizioni di ammissione. Come osservabile in tabella, c’è un primo livello di aiuti concedibile a chi non ha subito riduzioni di redditività. Il limite passa da 2 a 4 milioni per impresa, con la percentuale di costi ammissibili che passa dal 30% al 50%. La differenza enorme rispetto al passato è che prima veniva richiesta espressamente la perdita di bilancio, ora è sufficiente una semplice riduzione (40%) dell’Ebitda (risultato al lordo di ammortamenti, oneri finanziari e imposte). Chi soddisfa questa condizione vede aprirsi un vero e proprio Bengodi. Gli aiuti salgono a 100 milioni per impresa, calcolati sul 40% dei costi ammissibili. Se si trattasse poi di imprese energivore si passa al 65% dei costi ammissibili con un massimale di 50 milioni. Infine, se si trattasse di un’impresa energivora appartenenti a determinati settori, l’intensità dell’aiuto sale all’80% dei costi ammissibili, con un tetto di 150 milioni a impresa. In questi ultimi tre casi deve essere soddisfatta anche la condizione che l’Ebitda (inclusivo degli aiuti), non superi il 70% dell’Ebitda 2021.Balza subito all’occhio che la massima intensità di aiuto è verso il fior fiore dell’industria tedesca (estrazione di minerali, acciaio, vetro, siderurgia, cemento, eccetera…) ed è di straordinaria entità il tetto massimo di 150 milioni a impresa. Valori mai visti nemmeno per gli aiuti Covid.Questa eccezionale disponibilità della Commissione, manifestamente disegnata su misura delle esigenze tedesche, evidenzia due colossali punti di frizione per il nostro governo.Da un lato, le nostre aziende sono alle prese con la dichiarazione degli aiuti Covid entro il 30 novembre che potrebbe determinare la restituzione degli aiuti eccedenti le soglie asfittiche fissate dalla Commissione. Non è vittimismo ma lettura della realtà osservare che quando i limiti servivano a proteggere soprattutto le imprese italiane, la Commissione non è stata di manica larga.Dall’altro l’obiettivo di deficit/Pil 2023 - che secondo le prime ipotesi di lavoro dovrebbe attestarsi al 4,5%, appena 1,1 punti in più rispetto al tendenziale del 3,4% ereditato dal precedente governo - non consente affatto di spendere quanto eccezionalmente consentito dalla Commissione. Il vigile si è girato dall’altra parte e quindi l’industria tedesca può correre con il pieno pagato dallo Stato, quella italiana è senza benzina. Almeno finché il governo non avrà il coraggio di spiegare a Bruxelles che la situazione è insostenibile.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)