2019-10-30
Passate le elezioni, via libera agli sbarchi
La nave delle Ong con 104 migranti a bordo approderà a Pozzallo dopo essere rimasta in mare 11 giorni. Ma nessuno ha gridato al disastro umanitario. Anzi, tutti sono rimasti zitti fino alla scadenza elettorale.Lo sbarco a orologeria in effetti ancora mancava. Ma, a quanto pare, prima di concedere alla Ocean Viking - nave gestita delle Ong Sos Méditerranée e Medici senza frontiere - di sbarcare in Italia bisognava attendere il voto in Umbria. Adesso che le elezioni regionali sono passate, il Viminale ha potuto concedere il via libera. Ne dobbiamo dedurre che i migranti possono restare in balia dei flutti qualora la ragion di Stato, anzi di bottega, lo richieda. E l'aspetto più incredibile di tutta la faccenda è che non c'era alcuna possibilità di migliorare l'esito del voto: li hanno tenuti in mare nonostante la sconfitta annunciata. La Ocean Viking ha recuperato la bellezza di 104 stranieri al largo della Libia il 18 ottobre scorso. A bordo pare ci fossero anche due donne incinte e 41 minorenni, di cui otto sotto i 10 anni di età. Per 11 giorni, la nave è rimasta al largo. Secondo i calcoli effettuati dall'Ispi, e riportati ieri da Repubblica, quando Matteo Salvini era ministro dell'Interno le imbarcazioni delle Ong attendevano mediamente 9 giorni prima di essere autorizzate a entrare in un porto italiano. Significa che, questa volta, il capo del Viminale, Luciana Lamorgese, ha fatto molto peggio del suo predecessore. Eppure, guarda un po', non ci sono state manifestazioni di piazza. Niente striscioni, niente strepiti contro il governo fascista-razzista-nazista-criminale-assassino che lascia i poveri indifesi in balia dei venti e dei cavalloni. Tutti zitti, a sinistra, almeno fino a ieri. Cioè il giorno dopo le elezioni in Umbria. Persino Repubblica, con grande onestà, ha intuito la bieca strategia: «L'equipaggio di Sos Mediterranée e Msf ha atteso fra Linosa e Malta che passasse il weekend elettorale», ha scritto Alessandra Ziniti, «nella speranza che, sottratta a Salvini un'ulteriore occasione per additare il governo come responsabile di chissà quale nuova invasione, il Viminale si decidesse ad assegnare un porto di sbarco». Archiviato il traumatico risultato umbro, i progressisti di governo si sono rimessi a strepitare sui porti aperti. «Non ho fatto tweet ma il presidente del Consiglio e il ministro degli Interni con cui ho parlato più volte anche nelle ultime ore, sanno che per il Pd non è tollerabile tenere un minuto di più persone in mare», ha detto Dario Franceschini. Ma certo, per i democratici «non è tollerabile» lasciare fuori i migranti, a meno che non ci sia in ballo mezzo punto alle elezioni. L'ipocrisia, oltre che evidente, è intollerabile. C'è pure chi riesce a scadere nel ridicolo, come Davide Faraone di Italia Viva. Anche lui silente per dieci giorni, ieri si è miracolosamente destato dal sonno per twittare: «O il governo italiano, in accordo con quello maltese, fa sbarcare subito i 104 naufraghi, o chiederò di salire a bordo della Ocean Viking come per la Sea Watch e la Diciotti per verificare le condizioni sanitarie dei migranti e dell'e quipaggio. Adesso basta». Che coraggio, bravo. Se ci fosse stato Salvini al governo, si sarebbe paracadutato sulla nave dopo mezz'ora. E lo stesso vale per il resto della sinistra nostrana. Visto che però nei giorni passati c'era da tutelare l'alleanza giallorossa, tutta la storia è passata sotto silenzio. Niente prime pagine, nemmeno ieri. Niente appelli di massa di scrittori e registi. Niente fiaccolate o intemerate televisive. Pure la consueta ramanzina di Roberto Saviano è stata annegata nel corpo degli articoli come un virgolettato qualsiasi. Ma, in fondo, che fretta c'era, maledetta Umbria nera: il disastro umanitario si configura soltanto se si può addossarne la responsabilità alle destre. Altrimenti, che dondolino pure sul ponte, gli africani, e tanti saluti. Al di là delle grottesche uscite degli esponenti di Pd e Italia Viva, però, questa vicenda ribadisce per l'ennesima volta il clamoroso fallimento del governo sulla gestione del fenomeno migratorio. Alla fine di settembre, quando il ministro Lamorgese si presentò a Malta per sottoscrivere l'accordo farsa sugli stranieri, il premier Giuseppe Conte dichiarò raggiante: «Abbiamo compiuto un passo avanti storico, che non era mai successo prima». Anche Matteo Renzi sentì il bisogno di esternare: «Dopo 15 mesi di assenza di Salvini l'Italia è tornata al tavolo. E i primi risultati sono arrivati», disse. «Per cambiare le cose, serve serietà non i proclami di Capitan Fracassa». Già, eccoli i risultati, ecco la grande svolta: i migranti sono rimasti per 11 giorni in mare. E per fortuna che, secondo il ministro Lamorgese, l'accordo di Malta era già pienamente funzionante. All'inizio di ottobre, infatti, dopo l'ennesimo vertice inconcludente, la responsabile del Viminale ha cercato di arrampicarsi sugli specchi spiegando che l'accordo (benché di fatto inesistente) «è già operativo perché quando arrivano delle navi delle Ong le condivisioni le facciamo già, con Paesi che danno la loro disponibilità. Quindi l'attuazione c'è già, anche se non c'è niente di scritto». Per fortuna che è già tutto funzionante, altrimenti gli immigrati sarebbero ancora in acqua. Alla fine, la Ocean Viking attraccherà a Pozzallo. Su 104 stranieri a bordo, 70 saranno spartiti tra Francia e Germania. Se ne deduce che gli altri 34 rimarranno qui. Non esiste alcuna gestione collegiale degli sbarchi, ogni volta bisogna pregare, piangere e sperare che qualche vicino volonteroso si faccia carico di un pugno di clandestini. Le partenze non si fermano, anzi aumentano, e la situazione sta peggiorando gradualmente. Però non si può dare la colpa a Salvini, e allora tutti zitti.