
Il Financial Times rivela un documento della Commissione favorevole ad allentare il Patto di stabilità per i Paesi in difficoltà. E Matteo Renzi twitta: «Non è più tempo di austerity». Questo è il primo regalo a dem e grillini.Dalle colonne del suo Candido, un gigante come Giovanni Guareschi sbeffeggiava l'attitudine dei comunisti trinariciuti all'«obbedienza pronta, cieca e assoluta» attraverso la formula «Contrordine, compagni!». La fantasia di Guareschi, fatta di testi e vignette, immaginava che L'Unità correggesse il giorno successivo la linea del giorno precedente, suscitando però lo stesso sistematico ossequio dei militanti del Pci. Sono passati molti decenni e quei comunisti non esistono più. Ma un redivivo Guareschi potrebbe agevolmente riadattare quell'attitudine alla doppia verità e al doppio standard a molti protagonisti di oggi: dall'Ue giù giù fino a Matteo Renzi, passando per il Financial Times, che, pur basato a Londra, è oggi la principale centrale mediatica anti Brexit, pro Ue, sensibilissima all'asse francotedesco. Per anni, Ue e mainstream media europei, seguiti a ruota dalla sinistra ufficiale italiana, hanno cantato la canzone dell'austerità, hanno descritto il deficit come una malattia mortale, e hanno criminalizzato chiunque (si pensi al trattamento ricevuto negli ultimi mesi da Matteo Salvini) osasse sostenere che alcuni tagli fiscali potessero anche essere finanziati con un po' di deficit. Ma ora che - a quanto pare - è prossimo l'allontanamento di Salvini dal governo, il paradigma cambia: di più, può essere totalmente capovolto. Anche perché - diciamocelo - con la Germania entrata in recessione tecnica, non sono solo gli spendaccioni mediterranei (quelli che «sperperavano soldi per alcool e donne», copyright Jeroen Dijesselbloem, già presidente dell'Eurogruppo) ad aver bisogno di una linea economica espansiva, ma anche e soprattutto la cosiddetta locomotiva tedesca, ormai malinconicamente ferma. E così ieri mattina il Financial Times ha sganciato la bomba: «Bruxelles sta pianificando di semplificare le complesse regole europee di budget, per fornire ai governi obiettivi più morbidi di riduzione del debito». Traduzione? Il Financial Times dichiara di aver visionato un report di 108 pagine che costituirebbe la principale linea guida della nuova Commissione (quella guidata - non a caso - dalla tedesca Ursula von der Leyen) per riscrivere il famigerato Patto di stabilità e crescita (quello in cui la «crescita» soccombeva sull'altare della «stabilità», e quest'ultima assumeva i contorni terrorizzanti di un rigor mortis), in particolare ammorbidendo la regola secondo cui i Paesi indebitati dovrebbero ridurre il loro debito di 1/20 l'anno fino alla quota magica di un debito ridotto al 60% del Pil. Il messaggio è fin troppo chiaro: stop all'austerità come dogma, possibilità di spendere di più per gli investimenti, e insieme di ridurre le tasse senza corrispondenti dolorosi tagli di spesa. Il che - mutatis mutandis - corrisponde a quanto ha fatto Donald Trump nel suo primo biennio alla Casa Bianca, venendo per questo aggredito dalle vestali del pensiero unico progressista. Ma se il Financial Times traccia il solco, è Matteo Renzi che lo difende. Con un'ondata di tweet plurilingue (italiano, inglese, francese, spagnolo), il Bullo ha offerto una sua versione riveduta e corretta della dottrina del Ft, tutta piegata all'antisalvinismo. Renzi ci fa sapere (non si sa sulla base di quali certezze) che «Brexit sarà un disastro per tutti». Poi annota che lo scontro Usa-Cina ci vede alla finestra (in effetti pare che Pechino e Washington, inspiegabilmente, non abbiano chiesto consiglio a lui e a Maria Elena Boschi), e che «l'Italia torna protagonista se manda a casa Salvini» («If we send Salvini home», spiega Renzi dall'alto del suo ben noto fluent English). Morale: «L'Europa deve cambiare linea economica, è tempo di investimenti, non di austerity». Ma guarda...E allora vediamo come si preparerebbe la nuova legge di stabilità, o su quali basi potrebbe essere impostata. In teoria (cose che, quando si trattava di crocifiggere Salvini, erano presentate come macigni assolutamente non aggirabili), ci sarebbero da trovare 23 miliardi per le clausole di salvaguardia più altri 4-5 miliardi di spese indifferibili (missioni militari e altro). E poi trovare altre risorse per investimenti e (si spera) tagli di tasse. Ma ora che «pensata» stanno escogitando i cervelli migliori della sinistra? Intanto i 23 miliardi sono almeno 6-7 in meno, grazie ai risparmi già realizzati su quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma non basta: la prima mossa, in base alla nuova dottrina della flessibilità (quella che fino a pochi giorni fa era impronunciabile), sarà chiedere all'Ue di far slittare in avanti le clausole, liberando il campo da impegni per questa manovra. E a quel punto si tratterà solo di trovare risorse per le misure pro crescita che il nuovo esecutivo vorrà varare. Attenzione, però: nessuno dei contraenti giallorossi detesta (anzi, tutti amano) la devastante patrimoniale che già esiste, i 21 miliardi di Imu-Tasi sul mattone degli italiani, e semmai molti grillini e molti economisti di sinistra sognano di introdurre altre e nuove patrimoniali. Nessuna sorpresa dunque se qualche simbolico taglio di tasse (per la base elettorale della nuova maggioranza) sarà finanziato bastonando ancora la base sociale di partite Iva, ceto medio, famiglie e piccole imprese. Prepariamoci.
Friedrich Merz ed Emmanuel Macron (Ansa)
Altro che Difesa comune: vertice «segreto» con i Paesi Baltici. Obiettivo: tagliare dal bilancio Ue i fondi per i «mediterranei».
Il drone Geran-2, nome russo per lo Shahed 136 di fabbricazione iraniana (Getty images)
Per intercettare dei mezzi piuttosto lenti la risposta occidentale è stata sproporzionata.
Getty images
Starmer, Merz e Macron parlano da capi della Nato: «Rinforzare le difese». A Vilnius il comandante Alexus Grynkkewich: «L’art.5 può scattare». Pietro Parolin: «Temo l’escalation».
La madre dell’uomo: «Non andava liberato». Il Gop vuol rimuovere la toga responsabile.