2024-09-27
OpenAi si leva la maschera da Ong
Il colosso che ha dato alla luce ChatGpt rinuncia alla narrazione non profit e punta agli utili. Organigramma stravolto, Altman prova a salire fino al 7% delle quote.Quando OpenAi fu fondata nel 2015 venne lanciata come una classica organizzazione non profit. Era nata per garantire che l’intelligenza artificiale generale, imitando quella umana, fosse comunque di beneficio per tutta l’umanità. A distanza di quasi dieci anni la situazione è profondamente cambiata. Già nel 2019 la società aveva cambiato in parte la propria struttura amministrativa per raccogliere i capitali di aziende come Microsoft, che ha investito sulla startup di intelligenza artificiale (fondata tra gli altri da Elon Musk e Sam Altman, attuale ad) almeno 13 miliardi di dollari. Ma ora la situazione sta cambiando, perché OpenAi rischia di cambiare profondamente, diventando un’azienda con fini prettamente commerciali, tanto che lo stesso Altman sarebbe sul punto di salire al 7% delle quote. E al contempo iniziano a cambiare alcune figure chiave nell’organigramma della startup. «Come mai OpenAi continua a registrare una fuga dei suoi principali talenti, da ultima Mira Murati, mentre porta avanti da molti mesi un nuovo round di investimenti?», si chiedeva ieri su Twitter Alessandro Aresu, già consigliere della presidenza del Consiglio e direttore scientifico della Scuola di Politiche. L’uscita di Murati, responsabile della tecnologia, infatti - che Altman dovrebbe sostituire, secondo il Financial Times, con un nuovo vicepresidente senior della ricerca, Mark Chen, e un nuovo responsabile dell’allineamento delle missioni, Josh Achiam - ha creato non poca sorpresa tra gli addetti ai lavori. Del resto, la trentacinquenne albanese che aveva lavorato alla realizzazione di ChatGpt (ma che ha ricoperto anche il ruolo di ceo durante il golpe fallimentare contro Altman) era considerata una delle madri dell’intelligenza artificiale come la conosciamo ora. Ma la sua è solo una delle ultime uscite eccellenti, tanto che si calcola che degli undici fondatori di OpenAi ne siano rimasti al momento solo due, dopo che anche Greg Brockman in agosto ha lasciato la startup. «L’ascesa di OpenAi è un grande evento globale degli ultimi anni. Non va mai dimenticato che OpenAi è un’idea di Elon Musk, per contrastare il dominio di Google nell’intelligenza artificiale, dopo l’acquisizione di DeepMind», ricorda sempre Aresu su Twitter [...]». Ma le cose sono cambiate in fretta. «Ora, si può sostenere che l’idea della no profit fosse un’ipocrisia fin dall’inizio (secondo me è così) ma comunque, una volta che arriva la “legge della scala”, la no profit non può più funzionare perché servono troppi capitali. Vince il capitalismo e basta», aggiunge Aresu. «Questo passaggio è essenziale per capire il ruolo di Altman, che comprende questo passaggio e acquista centralità: diventa essenziale ottenere molti più capitali e mantenere no profit e umanità come chiacchiere per attirare attenzione, mentre si fanno cose “serie”». D’altra parte, il successo di ChatGpt nel 2022 «è stato superiore alle aspettative di tutti. Così OpenAi persegue in qualche modo l’idea di “liberarsi” dal giogo di Microsoft, diventando un gigante tecnologico “indipendente”. Questo è il “sogno” di Altman». Ma in un settore in continua evoluzione come quello dell’intelligenza le certezze sono poche. «Perciò cosa può fare OpenAi?», si domanda ancora Aresu, che ricorda come Musk sia ancora nella partita. «Ha bisogno di più soldi e quindi deve allontanarsi dall’ipocrisia del no profit. Ha bisogno di rivendicare continuamente la propria centralità politica e strategica». E «Altman, privo di competenze tecniche ma capitalista intelligente e spregiudicato, sa che la sua forza è cercare di far sbranare tra loro un po’ di più le aziende tecnologiche che lo hanno in pugno». Non solo. Altman «sa che la sua debolezza è l’infrastruttura di calcolo che non può dominare», ma allo stesso tempo resta in attesa «di un nuovo equilibrio, prima dei “migliaia di giorni” che ci separano da super intelligenze varie».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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