La Corte dei Conti certifica i ritardi sulla copertura con la fibra delle aree bianche: su 8 milioni di abitazioni più della metà è senza banda larga. Arrivati già 50 milioni di penali. Si rincorrono le voci: Italia cliente di Starlink, i satelliti Usa per accedere a Internet.
La Corte dei Conti certifica i ritardi sulla copertura con la fibra delle aree bianche: su 8 milioni di abitazioni più della metà è senza banda larga. Arrivati già 50 milioni di penali. Si rincorrono le voci: Italia cliente di Starlink, i satelliti Usa per accedere a Internet.Che ci fossero dei ritardi non è certo una novità. Se poi queste mancanze vengono messe nero su bianco dalla Corte dei Conti fanno di certo più sensazione e lanciano un allarme sui rimedi da mettere in campo il prima possibile. Stiamo parlando del Piano banda ultralarga che prometteva di cablare o comunque portare «internet veloce» in tutto il Paese, suddividendolo in tre grandi aree. Le «bianche», a fallimento di mercato, in cui sono assenti investimenti di operatori privati, e infatti sono affidate al pubblico, e le aree «grigie» e «nere» ovvero in concorrenza, perché vedono già la presenza di una o più reti in banda ultralarga.Le aree bianche sono le regioni rurali, le comunità più remote e le zone meno sviluppate dal punto di vista dell’infrastruttura delle telecomunicazioni. Le più difficili da «coprire». Ci sta lavorando Open Fiber, la società controllata da Cdp che ha vinto i bandi di gara realizzati da Infratel (controllata da Invitalia e vigilata dal Mimit). Ci lavora da anni e con grande fatica.Su questo dossier si scontano errori e sviste che riguardano tutti i governi che si sono succeduti dal 2015 in poi (anno di nascita di Open Fiber per volontà dell’esecutivo di Matteo Renzi), ma visto anche quello che ieri ha detto la Corte dei Conti, toccherà a questo esecutivo metterci una pezza. «È sensibile», hanno scritto i giudici contabili, «il ritardo registrato nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate alle aree bianche per la connettività di circa 8.400.000 abitazioni, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie». I numeri. «Il Piano», si legge ancora, «posto sotto il controllo del Mimit e finanziato prevalentemente con i fondi strutturali europei Fesr e Feasr, nonché con il fondo nazionale Fsc, interessa 7.413 comuni italiani, con la copertura di circa 6.300.000 unità immobiliari a tecnologia Fiber to the home (Ftth), 2.100.000 a tecnologia Fixed wireless access (FwA) e 29.895 tra sedi Pa e aree industriali». La tecnologia Ftth, il cavo della fibra ottica viene portato fino a casa, garantisce un’ottima connessione ed è l’ideale per i grandi centri, mentre l’FwA si basa sulle antenne che portano la connessione in wi-fi e quindi si fanno preferire nelle aree di campagna o montagna e richiedendo peraltro minori investimenti. Secondo la Corte dei Conti, però, a fine 2023, «risultavano coperte in Ftth circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del target finale) e 18.616 sedi della Pa e aree industriali (il 62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%), più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%). Meno positivi ancora i dati emersi sugli investimenti di rete Fwa che però vanno interpretati con cautela per le particolarità dell’architettura stessa. Il punto è che i ritardi che si sono registrati fino a questo momento sono stati «gestiti» con i 54,6 milioni di euro di penali a carico di Open Fiber. «In caso di disallineamento tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024)», raccomanda la Corte al Mimit, «andranno definiti i necessari interventi correttivi anche sul fronte della scarsità di manodopera specializzata e adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura dei lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti». Come se ne esce? I ministeri competenti ci stanno lavorando da tempo e le soluzioni oscillano. Al di là di ricapitalizzazioni e slittamenti dei termini si fa sempre più insistente una voce che circola a Roma da quando il numero uno di Tesla e X, Elon Musk, si è fatto vedere ad Atreju lo scorso dicembre. Al fianco dell’uomo dell’Ia e dei satelliti c’era ovviamente il premier Giorgia Meloni. Uno dei temi aperti dopo la toccata e fuga di Musk è proprio la possibilità che l’Italia diventi cliente di Starlink. Un accordo che faciliti la Pa, i Comuni in aree bianche e probabilmente anche le utenze residenziali. Non a caso nelle ultime settimane indiscrezioni di stampa hanno ipotizzato investimenti nel settore auto. Una fabbrica di Tesla? Nessuna smentita dal governo. Il tema è però la connessione. Nessuna fabbrica senza Starlink pare di capire. A questo punto la domanda è: se gli italiani scoprissero internet via satellite che fine farebbe la fibra? E che fine farebbe il controllo pubblico dei dati?
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
iStock
In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






