2024-08-28
I fermi degli sbarcati non convalidati. Giudici ancora contro il decreto Cutro
La nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans (Ansa)
Il Tribunale di Palermo boccia la procedura accelerata per 4 tunisini disposta dal questore: «Norma solo in casi eccezionali».Mentre il Viminale ha acceso un faro sugli ultimi soccorsi in zona Sar maltese della Mare Jonio, la nave che Mediterranea saving humans ha affidato al timone del commodoro Luca Casarini, l’ex leader delle Tute bianche e dei No global che si è riscoperto soccorritore marittimo, per verificare i contatti con Guardia costiera ed Mrcc di Roma, Laura Marmorale, presidente dell’associazione, sfida il governo difendendo la Geo Barents, colpita dal Decreto Piantedosi con un fermo da 60 giorni in porto e una sanzione da 3.330 euro per la mancate comunicazioni agli organismi preposti per la sicurezza in mare. «È la vendetta del ministro dell’Interno per l’eccezionale contributo dato dalle navi della flotta civile alla salvezza di vite umane negli ultimi quattro giorni», afferma la pasionaria di Mediterranea, che rivendica: «Le navi della società civile hanno svolto un ruolo decisivo nel soccorso in Mare a sud di Lampedusa». La sola Mare Jonio, con tre soccorsi e in un’unica spedizione, di migranti ne ha portati a terra 182. Poi Marmorale si lascia scappare un passaggio delicato. Questo: «Spesso in stretta cooperazione con la Guardia costiera italiana e l’Mrcc di Roma». La legge, però, non prevede che le operazioni di soccorso vengano coordinate dalle autorità italiane «spesso». Piantedosi, infatti, come ha anticipato ieri la Verità, ha convocato una riunione urgente per oggi alla quale parteciperanno, tra gli altri, esponenti di vertice della Guardia costiera. Nel frattempo il Viminale sta raccogliendo la documentazione dal centro di coordinamento dei soccorsi per verificare se tutte e tre le operazioni in mare abbiano seguito l’iter indicato dal Decreto Piantedosi. C’è un punto, però, nella narrazione delle Ong, piena di «salviamo vite», «non siamo cattive come ci dipinge il governo» e «non siamo taxi del mare», che confligge in modo netto con la realtà. Perché, spesso, mescolati assieme alle vite da salvare si infiltrano scafisti trafficanti di esseri umani, pregiudicati, radicalizzati e stranieri già espulsi. È l’altra faccia della medaglia dell’accoglienza. Quella che le Ong snobbano, offrendo un passaggio anche a chi non fugge da guerre o persecuzioni. Ieri, infatti, gli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di finanza hanno arrestato un tunisino di 31 anni, Imad Hfaid, per aver violato il divieto di ingresso nel territorio italiano. Nell’ottobre 2022 era stato espulso dal prefetto di Trapani ma era quasi riuscito a tornare in Italia. Come? Mischiandosi tra i migranti salvati dalla Geo Barents. Il tunisino a poche miglia dalla riva si è lanciato dalla nave diretta a Salerno, sperando di riuscire ad arrivare a riva e a far perdere le sue tracce. Ma nell’area marittima del comune di Cetara è stato individuato da un’unità a diporto che lo ha recuperato, allertato la Guardia costiera e consegnato alle autorità. Il tunisino in fase di identificazione è poi stato riconosciuto anche dal personale di Medici senza frontiere che era presente sulla Geo Barents come uno dei migranti presenti a bordo fino alle ore immediatamente precedenti allo sbarco. Ma non è finita: Hfaid è aveva con sé una borsa con contanti, carte di credito, telefono cellulare e altri effetti personali, tutti custoditi in sacchetti di plastica per tenerli all’asciutto. La prova che aveva pianificato quel tipo di fuga. È stato condotto al Centro per le espulsioni di Bari. L’ulteriore aspetto critico delle attività dei taxi del mare, però, è legato alle triangolazioni che permettono i soccorsi. A volte particolarmente celeri, come i tre messi a segno dalla Mare Jonio. Barca in pericolo, Alarm phone, nave di soccorso con supporto aereo. Nelle ultime operazioni la Mare Jonio era affiancata dal Colibrì di Pilotes volontaires. Il tutto però dovrebbe essere coordinato dalle autorità competenti nella zona Sar. Aspetto per nulla secondario al quale, però, le navi delle Ong sono refrattarie, come dimostrano i continui fermi amministrativi e le sanzioni. Dopo una sola missione, invece, torna al molo la barca a vela della Fondazione Migrantes finanziata dalla Conferenza episcopale italiana con la benedizione di papa Francesco. Stando ai promotori il viaggio era finalizzato a raccogliere dati e informazioni sull’azione di monitoraggio, ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Il pontefice aveva voluto personalmente incoraggiare la missione della Mare Jonio, ufficializzando il sostegno della Chiesa cattolica che era saltato fuori dall’inchiesta di Ragusa e dagli scoop della Verità. La Mare Jonio, dopo aver ospitato lunedì pomeriggio il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna si è spostata a Trapani per fare rifornimento di carburante e vettovagliamento. La partenza per la diciannovesima missione nel Mediterraneo Centrale è sempre più vicina. Viminale permettendo. Intanto ieri il Tribunale di Palermo, contravvenendo al decreto Cutro, ha annullato il trattenimento di 4 tunisini che nei giorni scorsi erano stati oggetto di una procedura accelerata di frontiera da parte del questore di Agrigento. Il giudice ha sottolineato che questa disposizione va usata «soltanto in circostanza eccezionali».
Federica Mogherini e Stefano Sannino (Ansa)
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