2021-06-27
Ombre cinesi dietro i diktat di Beppe
Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Ansa)
La lite con l'avvocato si sarebbe consumata sulla politica estera: il fondatore esigeva la delega totale. Così, Pechino avrebbe messo le mani sul gruppo più numeroso in Aula.Si sarebbe consumato sulla politica estera l'ultimo strappo tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Il primo non intenderebbe accettare la richiesta del secondo, deciso a essere il «rappresentante internazionale del Movimento nel mondo» potendo così continuare a girare per le ambasciate a Roma. A raccontare il retroscena è stata Repubblica sull'edizione di ieri, sottolineando, inoltre, come l'ex presidente del Consiglio sarebbe sul punto di abbandonare il progetto di ricostruzione del Movimento 5 stelle: «Se c'è una diarchia, non posso esserci io», sarebbe pronto a dichiarare Conte domani in conferenza stampa, scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari.L'ultima divergenza pubblica tra i due è datata 11 giugno. Mentre a Carbis Bay, in Cornovaglia, il premier Mario Draghi partecipava al G7 in cui il presidente statunitense Joe Biden cercava di gettare le basi di un'alleanza di democrazie contro le autocrazie asiatiche (Russia e Cina), il fondatore e garante del M5s era a Roma per un faccia a faccia con l'ambasciatore cinese Li Junhua, durato oltre tre ore. All'incontro avrebbe dovuto presenziare anche il leader in pectore dei pentastellati, che però aveva dato forfait all'ultimo momento per «impegni concomitanti», bollando come «polemiche del tutto pretestuose» le sottolineature della coincidenza tra quanto accadeva negli stessi istanti a Carbis Bay e a Roma. Ho «incontrato già nelle scorse settimane vari ambasciatori e leader politici stranieri», aveva spiegato Conte, precisando di averlo fatto «quale ex presidente del Consiglio e leader in pectore del Movimento 5 stelle». «L'ho fatto e continuerò a farlo anche nelle prossime settimane, incontrando leader e ambasciatori di tutti i continenti. Ho già preannunciato che il neo Movimento avrà un respiro marcatamente internazionale».Quale respiro, però, è ancora tutto da vedere.I contatti tra il Movimento 5 stelle e la Cina (e le aziende cinesi, a partire dai colossi tecnologici Huawei e Zte in corsa per il 5G) risale ai tempi di Gianroberto Casaleggio, affascinato più dall'innovazione che dalla ricchezza dalla nazione asiatica. Ma non è detto che nel tempo le cose non si siano invertite.Così, è ormai da tempo sotto i riflettori il rapporto tra il primo partito in Parlamento e la superpotenza vista come una minaccia da Unione europea e Nato, i due pilastri della politica estera e di difesa dell'Italia. C'è chi, come la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, si è spinto a definire il Movimento 5 stelle «la quinta colonna del regime cinese in Italia».Nel 2019 c'era proprio Conte, alla guida del governo gialloblù, ad accogliere in Italia il presidente cinese Xi Jinping in occasione della firma tra Italia e Cina del memorandum d'intesa sulla Via della seta. Un accordo che rese l'Italia il primo (e ancora oggi unico) Paese del G7 ad aderire al progetto espansionistico di Pechino, alimentando le preoccupazione degli Stati Uniti di Donald Trump allora e di Joe Biden oggi.E forse le ultime mosse di Conte sono da leggersi proprio in questo contesto. Dunque, c'è da porsi due domande. La prima: come mai l'ex presidente del Consiglio ha dato forfait all'ultimo minuto lasciando da solo Grillo con l'ambasciatore cinese e gettandolo così in pasto, lui solo, alle critiche e alle preoccupazioni dei partiti che sostengono il governo Draghi? La seconda: lo scontro tra i due è causato dalle diverse vedute in politica estera o piuttosto dalla volontà di avere l'ultima parola su questo cruciale dossier? Ah, saperlo, scriverebbe Dagospia.