
Il marito Domenico Grispino: «Teme di perdere ciò che ha ottenuto. Non si occupa più della nostra Onlus».Intorno alle 13.30 di oggi, San Valentino festa degli innamorati, Cécile Kyenge, europarlamentare Pd e già ministro, sarà la ex signora Grispino. Quest'ultimo, di nome Domenico, ieri la prendeva sul ridere: «Avevo persino pensato di non presentarmi, visto l'annuncio tramite agenzia che la mia quasi ex consorte ha fatto di questo momento così intimo, ma poi ho deciso di andare, così me la levo dai maroni. È una battuta, ma non la scriva sennò le mie due figlie si arrabbiano». È difficile togliergli il gusto per la freddura, persino alla vigilia della separazione. Il nome del giudice? «Meglio non farlo, è una donna, non vorrei che si arrabbiasse». Grispino, da quando è uscita la notizia della separazione non ha più sentito la Kyenge. Le figlie lo raggiungeranno il 16 febbraio. «Dopo il bailamme per un paio di giorni non mi hanno rivolto la parola». Il riferimento è alla discesa in campo di Grispino, candidato alle amministrative di Castelfranco Emilia (Modena) con la Lega. Ieri ha partecipato a una riunione: «Si punta al ballottaggio con il Pd, poi si vedrà» ci ha anticipato Mimmo. Il quale giura che gli ex sindaci dem del paese hanno avallato la sua decisione: «Al bar dell'Arci, invece, a parte qualche mio amico, non è che mi considerino molto. Là c'è la fossa della sinistra». Sabato e domenica Grispino ha incontrato diversi maggiorenti locali della Lega alla presentazione di alcune candidati e ha conosciuto il senatore nigeriano Toni Iwobi. «Ho parlato con lui del mio progetto per promuovere gli investimenti stranieri in Africa. Mi ha promesso di darmi una mano. Mi è parso molto equilibrato. Mi ha anche detto che non è ha mai voluto andare in tv con mia moglie per evitare che degenerasse in un bisticcio tra africani». Che differenza c'è con la Kyenge? «Iwobi è un tipo espansivo e spontaneo che non nasconde la sua africanità, le sue radici. Ha mantenuto i piedi per terra. È rimasto sé stesso. Per me questa è la cosa più importante. Mia moglie invece a un certo punto ha smesso di intervenire nei dibattiti per paura di sbagliare. Matteo Salvini è quello di sempre, non media su quello che vuole dire. Se hai paura, invece, medi su tutto, se poi hai portavoce e consiglieri non all'altezza…». Sembra di capire che la sua ex per colpa della politica sia cambiata? «Un po' sì. Forse a causa dall'incarico al ministero». Grispino fa un esempio: «Se io mai avessi un ruolo come il suo, continuerei a comprare i vestiti dove li compro ora a Roma. Due all'anno, al prezzo di 200 euro. Non andrei mai in una boutique esclusiva. Ma le donne son diverse e mia moglie prende uno stipendio che glielo consente». In compenso l'ex ministro ha smesso di occuparsi della Onlus che avevano costituito insieme: «Non so cosa faccia oggi nel sociale. Io nel mio piccolo riesco lo stesso a mandare qualche offerta, come le scarpine per le orfanelle, in Congo». Nonostante i commenti amari di oggi, Grispino ricorda con nostalgia i tempi dell'innamoramento: «Cécile resta una persona di grande spessore. È venuta dall'Africa e si è laureata in medicina senza uscire fuori corso». All'epoca era più alla mano? «La cosa che ti colpiva era la sua bella risata. Purtroppo negli ultimi anni rideva meno. Forse aveva paura di perdere quello che ha ottenuto. Le auguro di entrare in qualche agenzia dell'Onu, svincolandosi dalla politica. Già lasciando Roma per Bruxelles si è un po' rasserenata». In questi anni le ha rinfacciato qualcosa? «Mi ha fatto capire che se voi parlate di me è solo perché sono stato suo marito. Ma come faccio a darle torto. Senza di lei non mi avrebbe cagato nessuno». E giù una risata. Alla faccia della separazione.
2025-10-31
La Cassazione assolve la toga contraria ai dogmi sanitari presa di mira da Renzi e i suoi
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Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, subito dopo l’approvazione della riforma della separazione delle carriere al Senato.
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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