2021-07-12
        «Oggi il conformismo sta diventando strumento di tortura»
    
 
La scrittrice Barbara Alberti: «Un vento di convenzionalità e infelicità percorre l'Occidente. Occorre un nuovo senso civile, ognuno è diverso».Scrittrice di romanzi e sceneggiature, poi anche volto noto della tv, raggiungiamo Barbara Alberti in Salento - «il buen retiro di mio marito», il produttore cinematografico Amedeo Pagani - mentre, classe 1943, attende l'arrivo dei figli perché la portino al mare, dalla campagna, «perché noi non guidiamo». Il suo romanzo più recente è Mio Signore (Marsilio). La storia di Maria, la sguattera del bar, che un giorno si accorge che il suo vicino di casa è Dio. Lo ravvisa nel garzone della lavanderia. Da questa storia di spiritualità e misticismo iniziamo a dialogare, con una delle ultime «pellerossa senza più terra» in un mondo che procede per «formalismi e poca sostanza», «in cerca di consensi». Nella sua biografia si dice grata alla pessima educazione cattolica ricevuta, cui deve l'ispirazione fin dal primo romanzo. Sull'argomento religioso è tornata spesso.«L'arte è trasfigurazione, consente di essere salvati dal morbo di oggi, che è il materialismo. Se sei venuto al mondo solo per vivere, mangiare, morire… beh, va a finire che ti spari». Lei ha fede?«Sono atea, ma l'idea di un altro mondo oltre la bieca realtà è straordinaria. Di arte abbiamo più che mai bisogno, dopo che il Covid ci ha ridotto a corpi che hanno paura di toccarsi l'un l'altro, ci ha portato a una terribile moria dello spirito dell'uomo».I dialoghi di Mio Signore sono in dialetto, una scelta alla quale lei ricorre più volte.«I dialetti sono la vera lingua italiana: la Sardegna, ad esempio, ha cinque lingue straordinarie. A Napoli, ci sono dieci sinonimi per ogni parola. Pensi alla vastità mentale che consentono a un bambino che nasce lì. L'italiano è una lingua inventata, convenzionale, ed è una lingua che va violentata, sforzata, riportata alla sua potenza e libertà».Lo si fa abbastanza?«In libreria sì: mi stupisce che in questa epoca che vede una tendenza terrificante sul linguaggio stia nascendo tanta letteratura di valore». Ma…?«Ma le nuove forme di comunicazione a distanza hanno sfaldato il rapporto personale. Sconvolgente, poi, la ricerca totale del consenso. Un giovane che si forma, nei tempi, ha sempre desiderato essere originale, contro il mondo, non tanto per principio quanto per affermare la propria personalità, o per sfida. Come Majakovskij in Schiaffo al gusto del pubblico. Oggi invece è “l'era della suscettibilità", come ha scritto con lucidità e umorismo Guia Soncini: ci si sente vittime come di uno status».Oggi ci sono i follower. «Da brividi. Proiettano tutti sul palcoscenico fin da piccoli: si aspira alla notorietà. E tutti utilizzano sempre le stesse parole. I giornalisti ne sono l'esempio. È in atto una specie di congiura per uccidere l'immaginazione, e la personalità. Quando invece al mondo ti ci mettono, ma solo tu scegli come essere, anche attraverso il modo di comunicare». Che c'entra il linguaggio?«Il linguaggio consente di interpretare il mondo e sé stessi, il riscatto dalla condizione umana: permette di capire la propria visione del mondo, e di vivere secondo quella. Oggi c'è una dittatura che per la prima volta non è imposta con le armi, ma appunto con il linguaggio, ed è accettata con entusiasmo. Se sono disperato e penso di suicidarmi, si dirà di me che sono un depresso, cancellando le emozioni umane. Che mi sia morta la moglie, o che mi sia stata rubata la macchina, si tenderà a dare una definizione sempre uguale». Un milione di italiani soffrono di disturbi psichiatrici dopo il Covid, riportano le cronache. «Siamo oppressi, più che depressi. Ognuno dalla sua condizione, ognuno dai suoi problemi. È spaventevole azzerare la pluralità dei disagi umani, ingabbiandoli».Bisogna stare attenti a parlare, e a scrivere, oggi? Come siamo arrivati a sostituire le desinenze maschili e femminili con un asterisco?«Un vento di convenzionalità e infelicità percorre l'Italia e l'Occidente. Mi spaventa: quando sono venuta al mondo esistevano tante personalità. Anche modeste, intendiamoci: non occorre essere per forza Garcia Lorca, ma potrei descriverle i miei parenti tutti diversi l'uno dall'altro. Il conformismo c'è sempre stato, ma oggi sta diventando uno strumento di tortura».Le hanno chiesto delle polemiche per il doppiaggio italiano del film Una donna promettente: la voce di un'attrice trans è stata affidata prima a un attore uomo e poi, con le scuse, a una donna. Lei in quell'intervista ha parlato di un «rincoglionimento totale del mondo».«Perché è ridicolo, certo: l'unica misura dell'arte è l'arte. Recitare è trasfigurare, sempre. Se i grandi scrittori o pittori fossero stati attenti a non offendere nessuno, biblioteche e musei sarebbero vuoti. Così, anche nel cinema, esiste solo l'interpretazione e la bravura. E invece oggi a Hollywood funziona che se serve un bravo violoncellista per un film si sceglie quello afroamericano, o una donna, invece del talento. Una discriminazione della discriminazione, che mi sgomenta».È in corso il Festival di Cannes. Il direttore artistico Thierry Frémaux ha detto che la Croisette non privilegerà le donne, ma che «tra due film di pari valore sceglieremo quello diretto da una donna».«Non mi piace nemmeno questo, e per fortuna non mi è mai successo. Voglio essere scelta sempre e solo perché sono brava, mai favorita. Da scrittrice, non so nemmeno di che sesso sono: l'artista indossa altre vite, altre esperienze, altrimenti fa solo il diario della sua vita. Il mondo dello spettacolo sta tradendo un senso di colpa incolmabile». Sta cioè cercando di porre rimedio a discriminazioni del passato?«Invece che un senso di colpa occorrerebbe un senso civile: ognuno è diverso. Risarcire gli artisti attraverso una stupida identificazione con il genere è il massimo dell'offesa». I festival del cinema di Berlino o San Sebastián hanno introdotto premi gender-neutral.«Questa non la sapevo. Non so, c'è un calderone folle. Follia è anche per me esaltare “lo Strega delle donne", come fecero nel 2018: prima non ci premiavate perché siamo donne, ora perché lo siamo? A me interessano solo i libri. Il gioco di Carlo D'Amicis era l'evento grande di quell'edizione 2018, è stato oscurato da questa sottolineatura sulle donne. Parere personalissimo, naturalmente, ma è un libro di quelli che se ne scrivono ogni cento anni».Allo scrittore Gabriel Matzneff in Francia non hanno voluto pubblicare l'ultimo libro dopo le accuse di pedofilia della sua ex amante. L'Italia lo ha fatto. «A rigor di logica si dovrebbero eliminare allora Dostoevskij, Maupassant, Nabokov. Per non parlare di D'Annunzio. Tolstoj, soprattutto: si legga La sonata a Kreutzer, è un manuale per la necessaria soppressione della femmina, un inno a uccidere le donne perché rovinano il mondo». Alle donne qualcosa è dovuto?«Dateci la possibilità di far figli, mettetevi in saccoccia gli omaggi formali e pure la politica dei bonus: ci occorre una vera possibilità economica per mettere su famiglia, quando la verità è che sottobanco ti licenziano se sei incinta». C'è una via d'uscita dal formalismo e dall'appiattimento del linguaggio?«Bravi insegnanti e una vera educazione alla bellezza. Penso ad esempio ai migranti: prima di dirmi che non bisogna dire “negro", che capisco sia un termine che può sconcertare per la storia che ha, si inizi a dire che non bisogna dare del tu a filippini, africani e slavi come fan tutti nei negozi. Ma non so se ho fiducia nella scuola: è diventata come un'azienda. L'aver introdotto crediti e debiti è imperdonabile, perché in un luogo dove si formano esseri umani non bisogna parlare come se si fosse in banca». La politica ha responsabilità?«Certo: il disinteresse. Le pare si interessi della “polis"? Quando mio marito e io eravamo giovani c'era una sinistra illuminata, il senso di una conquista di una giustizia sociale. Un'idea elementare, molto bella. La sinistra ha fatto tanto, ma adesso - mi spiace - c'è solo lo spettacolo. Qualcuno in buona fede resiste. Dopotutto la politica è sempre stata una cosa violenta, perché è l'uomo al potere». Speranza ne ha sul futuro?«I giovanissimi, sotto i 12 anni, mi lasciano spesso a bocca aperta. Ho visto uno di loro dire al padre di non pubblicare un video su Instagram perché avrebbe profanato un momento privato. Ho conosciuto un ragazzino che a 9 anni sta scrivendo un libro su una strage perfetta dopo che gli hanno spiegato di Hitler. Dopotutto c'è chi vive ancora nel vecchio mondo, nonostante le tendenze terribili di cui abbiamo dialogato finora». Quindi tutto andrà bene?«Nonostante io creda che il genere umano scomparirà per stupidità - siamo seduti sulla fine del pianeta e non modifichiamo di una virgola le nostre abitudini - sì, credo che buoni segnali si possano ancora scorgere. Ma io che sono tra gli ultimi pellerossa senza terra, penso non ci sia mai stato nella storia un salto così forte tra una generazione e l'altra. Osservo da un'altra dimensione, ormai». Parla della tecnologia?«Meravigliosa, ma ha tolto il tempo dell'attesa, che è un privilegio. Ricordo l'immaginazione che scaturiva nei giorni in cui si attendeva la risposta di una lettera all'amato che viaggiava sul treno per corrispondenza. Mi lasciano anche ben sperare le decine di scrittori straordinari che si fanno strada. L'elenco è lungo, c'è in giro un sacco di gente libera. Per trovare una compagnia nella vita devi capire come sei tu, non puoi stare con uno sconosciuto. Se vuoi solo piacere ad altri sarai un ologramma, un fantasma, uno che non capirà né la vita né la morte. Purtroppo oggi c'è una gran voglia di perdersi».
        Foto Pluralia
    
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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        Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
    
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.
        Donald Trump e Xi Jinping (Ansa)