2022-03-29
Oggi Giuseppi incontra il premier. Sul tavolo anche il nodo del riarmo
Ieri Giuseppe Conte ha ribadito il suo no all’aumento delle spese militari chiesto dalla Nato.Giuseppe Conte va avanti per la sua strada, ribadisce il «no» all’aumento delle spese militari al 2% del Pil dall’attuale 1,6% (da 26 a circa 36 miliardi di euro) se questa misura fosse contenuta nel Def e continua a scuotere la maggioranza. Tuttavia, è bene precisarlo, la mossa dell’ex premier appare puramente propagandistica, poiché il Documento di economia e finanza, che potrebbe ricevere il via libera dal governo entro questa settimana, dovrebbe in realtà soltanto indicare un percorso per arrivare al 2%. L’escalation pacifista di Giuseppi, ricordiamolo, avviene in contemporanea con la votazione on line per la sua riconferma a leader del M5s. A proposito di armi a Kiev, il relativo decreto, già approvato alla Camera, approderà tra pochi giorni in Senato, e non contempla l’aumento delle spese militari: la caciara politica di queste ore ruota intorno a un ordine del giorno che fissa l’obiettivo del 2% approvato alla Camera e che Fratelli d’Italia ripresenterà in Senato per mettere in difficoltà la maggioranza. L’emendamento è firmato da Ignazio La Russa, che al Corriere della Sera propone di reperire le risorse necessarie tagliando i fondi destinati al reddito di cittadinanza. Per tagliare la testa al toro, il governo sarebbe orientato a mettere la fiducia sul dl Ucraina: ieri sera su questo tema c’è stato un incontro tra esponenti dei partiti di maggioranza e il ministro dei Rapporti col parlamento, Federico D’Incà. In ogni caso, Conte anche ieri è tornato a farsi sentire, rispondendo così alla domanda sull’ipotesi che l’aumento sia contenuto nel Def: «Sull’aumento delle spese militari», dice l’ex premier, «non c’è nessun passo indietro del M5s, siamo contrari a questo riarmo, sarebbe inutile e una follia. Non posso guardare negli occhi un disoccupato o una famiglia, un imprenditore che non riesce ad arrivare a fine mese, o un rider che prende uno stipendio da fame e dirgli che faremo una corsa forsennata per il riarmo. Sono sicuro», aggiunge Conte, «che sarà il governo a fare un passo avanti in questa direzione, a perseguire con noi la strada della ragionevolezza». Oggi alle 17 e 30 Conte incontrerà Mario Draghi, e c’è da prevedere che la questione delle spese militari sarà uno degli argomenti del colloquio. Sulla linea populista di Conte si spacca il Pd: «Ho apprezzato i toni molto responsabili che ha usato Conte», commenta il segretario Enrico Letta , «e sono convinto che si troveranno le soluzioni più idonee a far sì che il governo Draghi svolga il suo compito, che è fondamentale per l’Italia e per l’Europa». Molto più duro il senatore Andrea Marcucci, della componente dem vicina a Matteo Renzi, ex capogruppo a Palazzo Madama defenestrato da Letta: «Se nel M5s prevalesse una linea alla Di Battista», argomenta Marcucci a True News, «il dialogo con il Pd si esaurirebbe. Alla fine il M5s rimarrà all’interno della maggioranza. Non conviene a nessuno, tanto meno a Conte, aprire una crisi durante una guerra in Europa. Il famoso 2% di aumento delle spese militari», argomenta Marcucci, «è da sempre considerato tendenziale, la crisi nella maggioranza rientrerà». La Lega va all’attacco: «La Nato», dice il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, a Radio 24, «ha chiesto a tutti i Paesi entro i prossimi anni di arrivare al 2% del Pil di investimenti in spese militari, come prescrive il trattato e l’Italia si è impegnata a farlo. Questo ordine del giorno che è passato alla Camera è stato votato da tutti, M5s compreso. È tutto surreale. La maggioranza credo che possa fare anche a meno del M5s».
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