2023-05-11
Gli occhi dei robot: perché è così importante che gli umanoidi sbattano le palpebre
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Molte ricerche confermano che l’ammiccamento è una delle caratteristiche determinanti per l’accettazione dei nostri interlocutori digitali. E gli ingegneri si adeguano, anche se è tutt’altro che banale.Una regola ben nota agli esperti di robotica è il cosiddetto paradosso di Moravec secondo il quale, contrariamente alle ipotesi tradizionali, il ragionamento di alto livello richiede pochissimo calcolo, ma le capacità sensomotorie di basso livello richiedono enormi risorse computazionali. In poche parole, per un robot è più semplice svolgere compiti cerebrali adatti a un adulto istruito, come giocare a scacchi, che non compiere azioni che un bambino di tre anni saprebbe svolgere semplicemente, come per esempio stare in piedi sulle proprie gambe, correre etc. O anche le azioni che compiamo involontariamente. Tipo, per esempio, lo sbattere delle ciglia, che nell'uomo ha una specifica funzione organica legata all’idratazione delle pupille, ma anche una funzione simbolica legata alle interazioni face to face.A tal proposito, esiste già una certa letteratura scientifica sull'importanza di avere «robot che sbattano gli occhi», per quanto questo possa sembrare assurdo. Ne parla anche un recente articolo della Bbc, facendo peraltro riferimento a una ricerca italiana. «Sono seduta di fronte a un tavolo», racconta la reporter Christine Ro, «davanti a un adorabile robot umanoide chiamato iCub. Ognuno di noi ha il proprio bastoncino e la propria scatola e siamo chiamati a colpire la scatola con il bastoncino in sincronia con uno schema luminoso. Ma ovviamente sto anche osservando il robot, e sono consapevole che mi sta osservando. Questo esperimento di percussioni è stato progettato per testare come la presenza di un robot che svolge lo stesso compito influisca sul comportamento di un essere umano. È uno dei tanti esperimenti di interazione uomo-robot condotti dal gruppo di ricerca Contact (Cognitive Architecture for Collaborative Technologies) presso l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Anche se sono consapevole delle luci e delle altre persone nella stanza, il mio sguardo continua ad essere attratto dalle pesanti palpebre bianche dell'iCub. Per prima cosa, c'è un rumore notevole quando il robot sbatte le palpebre ogni pochi secondi. E, poiché questo robot infantile ha occhi espressivi e sovradimensionati, il suo sguardo è irresistibile».Sembra un aspetto frivolo, ma in un mondo che non cessa di interrogarsi sulla possibile interazione pacifica tra esseri umani e macchine presumibilmente intelligenti, anche gli aspetti simbolici vogliono la loro parte. Tutte le ricerche sul tema confermano che lo sbattere delle palpebre è una delle qualità più apprezzate in un umanoide, nonché una caratteristica dirimente per la sua accettazione. Un robot dal volto umanoide che non sbatte le palpebre risulta freddo, inquietante, sembra che ti stia fissando. Inoltre i robot che sbattono le palpebre appaiono più intelligenti, cosa non di poco conto nei casi di assistenti digitali come se ne trovano per esempio nelle stazioni o negli aeroporti giapponesi, quando ci si deve fidare delle istruzioni date da una macchina. La cosa interessante, e torniamo al paradosso di Moravec, è che per rassicurare gli interlocutori umani con robot che ammiccano si impiegano risorse importanti. Non è affatto banale, dal punto di vista tecnico. «I battiti di ciglia sono uno dei movimenti umani più sottili, quindi la progettazione di meccanismi in grado di imitare questi movimenti richiede una tecnologia avanzata, come motori ad alta precisione» spiega Helena Kiilavuori, ricercatrice di psicologia presso l'Università di Tampere in Finlandia. I progettisti di Engineered Arts, ad esempio, utilizzano costosi motori di livello aerospaziale per tale fine.Che gli occhi siano «lo specchio dell’anima» è un abusato luogo comune, ma che, come tutti i luoghi comuni, nasconde una verità. È guardando negli occhi un interlocutore che percepiamo le sue intenzioni recondite, ciò che si agita in una sfera più intima che convenzionalmente chiamiamo anima. A questo punto sorge però un dubbio: perché la società che sembra così inquieta al pensiero di robot intelligenti ci tiene tanto al fatto che anche i robot abbiano «un’anima»? Forse, in quel battito di ciglia, avviene l’esorcismo delle nostre paure ancestrali.
Roberto Cingolani, ad e direttore generale di Leonardo (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 20 novembre 2025. Con la nostra Flaminia Camilletti riflettiamo sul fatto che Francesco Saverio Garofani dovrebbe dimettersi dopo lo scandalo del Quirinale.
Il caso Garofani non si sgonfia, anzi esplode. Belpietro ricostruisce come la notizia sia stata verificata e confermata dallo stesso consigliere del Quirinale, mentre parte della stampa tenta di minimizzare e attaccare chi l’ha pubblicata. Padellaro, da sinistra, lo riconosce: è una notizia vera e grave. E allora la domanda resta una: com’è possibile che un uomo così vicino al Colle parli apertamente di scossoni politici e listoni anti-Meloni?
La sede olandese di Nexperia (Getty Images)