2021-11-05
Nuovo mestiere dei cronisti: killer di notizie
Lo scoop del «Bmj» sulle irregolarità nei test Pfizer è stato ripreso da tanti media esteri. Quelli italiani, invece, l'hanno ignorato o bollato come «fake news». Stesso schema con «Report»: se un'inchiesta si allontana dal dogma vaccinale, viene screditata.In tempi di pandemia, il giornalismo italico offre davvero il meglio di sé. Sembra infatti che la preoccupazione principale di molti colleghi – della carta stampata, della Rete e della televisione – sia quella di provare a smontare e sminuire le notizie che loro non danno e che vengono pubblicate da altri. Non che in passato non accadesse: ora però succede in maniera sistematica, persino a dispetto dell'orientamento politico. Una volta, infatti, erano i giornali cosiddetti «di destra» a venire regolarmente accusati di agire come una «macchina del fango» non appena osavano pubblicare un'inchiesta. Oggi, invece, l'assalto rabbioso non ha confini.Se Il Tempo pubblica i dati dell'Istituto superiore di sanità e azzarda una lettura critica, viene prontamente accusato di fomentare violenze e disordini. Se Report si azzarda a mandare in onda un'inchiesta che potrebbe minare anche solo leggermente la versione ufficiale sulla gestione della pandemia, ecco che anche i «maestri dell'approfondimento Rai» divengono pericolosi sovversivi tifosi dell'ecatombe. Per quanto ci riguarda, poi, siamo stati più volte accusati di essere «cattivi maestri» solo perché abbiamo cercato di mettere in luce anche i lati oscuri dell'emergenza.Ogni volta che la retorica dei talebani sanitari viene messa in dubbio o scalfita, si scatena l'inferno. E non soltanto quando di mezzo ci sono i giornali italiani (se così fosse, si potrebbe ridurre il tutto a un eccesso di rivalità), ma pure quando si tratta di autorevolissime fonti internazionali. Alcune riviste vengono citate come fossero la Bibbia quando forniscono elementi utili alla propaganda immunologica. Se tuttavia capita che escano appena dal seminato, all'improvviso anche quelle vengono trattate come propagatrici di fake news.L'esempio perfetto è la vicenda che in queste ore vede protagonista il British Medical Journal, testata tra le più autorevoli al mondo in materia sanitaria. Ha pubblicato un articolo molto chiaro e documentato del giornalista investigativo Paul D. Thacker, il quale – sentite varie fonti e la talpa Brook Jackson – ha denunciato le gravi carenze di una società che ha partecipato alla sperimentazione del vaccino Pfizer. Il sommario del Bmj è piuttosto eloquente: «Le rivelazioni su pratiche inadeguate presso una società di ricerca a contratto che aiuta a svolgere l'importante sperimentazione del vaccino contro il Covid-19 di Pfizer sollevano interrogativi sull'integrità dei dati e sulla supervisione normativa».Le «rivelazioni» sono appunto quelle della Jackson, cioè «un direttore regionale che è stato impiegato presso l'organizzazione di ricerca Ventavia Research Group». Costei ha lavorato in un laboratorio in Texas coinvolto nella sperimentazione del vaccino Comirnaty. La Jackson «ha detto al Bmj che la società ha falsificato i dati, ha scoperto i pazienti, ha impiegato vaccinatori non adeguatamente formati ed è stata lenta nel seguire gli eventi avversi riportati nello studio cardine di fase III di Pfizer. Il personale che ha condotto i controlli di qualità è stato sopraffatto dal volume di problemi riscontrati. Dopo aver ripetutamente informato Ventavia di questi problemi, il direttore regionale, Brook Jackson, ha inviato un reclamo tramite e-mail alla Food and Drug Administration (Fda) statunitense. Ventavia l'ha licenziata lo stesso giorno».I problemi rilevati durante i trial erano piuttosto specifici. Tra questi: «Partecipanti collocati in un corridoio dopo l'iniezione e non monitorati dal personale clinico»; «mancanza di follow-up tempestivo dei pazienti che hanno manifestato eventi avversi»; «mancata segnalazione delle deviazioni dal protocollo». E ancora cosette come vaccini conservati a temperature non adeguate, campioni di laboratorio etichettati erroneamente, materiali per l'impacchettamento dei vaccini recanti numeri d'identificazione dei partecipanti ai trial, checklist sulle verifiche di qualità aggiornate con mesi di ritardo.A tutto ciò bisogna aggiungere due dati non proprio gradevolissimi. Il primo è che la Fda, nonostante le segnalazioni, non è intervenuta tempestivamente: Ventavia ha lavorato «a casaccio», ma non ha subito conseguenze. Ed eccoci infatti al secondo dato: «Da quando Jackson ha segnalato problemi con Ventavia alla Fda nel settembre 2020, Pfizer ha assunto Ventavia come subappaltatore di ricerca su altri quattro studi clinici sui vaccini (vaccino Covid-19 in bambini e giovani adulti, donne in gravidanza e una dose di richiamo)».Che non si tratti di una notizia secondaria è abbastanza evidente a chiunque. E infatti in tutto il mondo siti e quotidiani l'hanno ampiamente ripresa. Particolare risalto le hanno dato testate francesi come Le Figaro e L'Express, ma pure il tedesco Spiegel, e poi giornali spagnoli, inglesi, polacchi, americani. E in Italia? Sui principali quotidiani, il vuoto pneumatico. Repubblica, Corriere della Sera e Stampa – per dire – davano enorme risalto alla risalita dei contagi in Germania, ma nemmeno un titolo al caso Pfizer.L'informazione nostrana si è svegliata soltanto ieri in tarda mattina. E che ha fatto? Ovvio: le ha provate tutte per smontare la notizia. I soliti, grotteschi, «siti anti bufale» si sono scatenati. Persino il sito di Repubblica a un certo punto parlava di «bufala del Pfizergate». Capito? I più hanno prima ignorato la notizia, poi – quando mezzo pianeta l'ha pubblicata – si sono messi d'impegno a etichettarla come balla.Adnkrons ha interpellato Aureliano Stingi «fact cheker contro le fake news» secondo cui il caso Pfizer «non è lo scandalo del secolo». Daniele Banfi della Fondazione Veronesi se l'è cavata col sarcasmo: «Oddio! I dati sui vaccini sono truccati! Scandalo! Eppure basterebbe leggere l'articolo del Bmj per ridimensionare il tutto». Va invece dato atto al Foglio di avere effettivamente dato molto spazio alla notizia sull'edizione cartacea di ieri, allo scopo però di smontarla per tramite dello smascheratore di «attivi scienziati» Enrico Bucci. Quest'ultimo ha ben sintetizzato la «versione ufficiale»: «Alcuni dei comportamenti di Ventavia hanno messo a rischio i pazienti, altri i protocolli; tuttavia, quanto emerso non sembra poter compromettere i risultati complessivi dello studio». Certo, Bucci ha dovuto ammettere che l'atteggiamento letargico della Fda è preoccupante, ma nel complesso ha liquidato tutta la storia come marginale. In fondo, è la tesi, il vaccino è stato sperimentato sul oltre 40.000 volontari, e non bastano alcune mancanze su un trial che ha coinvolto 1.000 persone.Riassumendo: ciò che ha scritto il Bmj è vero, nessuno lo ha smentito. I più, però, si sono precipitati a parlare di bufala, e a specificare che il vaccino comunque è sicurissimo. Poiché siamo intellettualmente onesti, non ci lasceremo andare a speculazioni del tipo «se l'Fda non risponde alle segnalazioni che vengono da persone esperte dotate di ampia documentazione, figuriamoci come può aver vigilato sui restanti studi». Ci limiteremo a notare una lievissima contraddizione. Se il British Medical Journal, testata più che autorevole, avesse scritto un articolo rilevando problemi nei trial delle cure domiciliari, oggi tutti i giornali e tutte le trasmissioni tv non parlerebbero d'altro e i cacciatori di bufale userebbero la rivista per attaccare i soliti, dubbiosi «no vax». Ma poiché l'inchiesta non giova all'autoritarismo medicalizzante, viene puntualmente sminuita, contestata e liquidata con un'alzata di sopracciglio. Da queste parti funziona così: scienza e giornalismo sono tali solo quando fanno comodo.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.