2024-11-06
Nuovo concordato e settimana mini agli statali
Rinnovo del contratto di 200.000 ministeriali: i lavoratori ottengono di poter lavorare fino al giovedì e anche un aumento di 150 euro al mese. Maurizio Landini vuole il doppio. Riaprono i termini: entro il 10 dicembre si può ancora aderire all’accordo tra fisco e autonomi.Grandi novità in arrivo per i dipendenti pubblici, cioè i lavoratori dei ministeri, delle agenzie fiscali, degli enti pubblici economici come Inps e Inail, oltre ad Agid ed Enac. Il governo, in collaborazione con i sindacati, sta preparando una riforma per il settore pubblico. Il nuovo accordo potrebbe prevedere tre cambiamenti principali: l’introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni (per un totale di 36 ore), l’estensione dei buoni pasto anche a chi opera in modalità smart working, e aumenti salariali fino a un massimo di 200 euro mensili, oltre a possibili arretrati di circa 1.000 euro lordi.In dettaglio, la bozza del nuovo contratto prevede aumenti per gli assistenti e in questo caso l’incremento potrebbe essere di 121,4 euro lordi, mentre per i «super funzionari» si prospetta una crescita di 193,9 euro. I funzionari standard, invece, vedrebbero un incremento in busta paga di 155 euro lordi. La bozza introduce anche le progressioni verticali, consentendo avanzamenti di carriera indipendentemente dai titoli di studio.Questi aggiornamenti sono inclusi nell’ultima bozza del contratto 2022-2024 per le Funzioni Centrali, comparto che comprende circa 200.000 dipendenti pubblici. Il documento, redatto dall’Aran (l’Agenzia che rappresenta il governo nelle trattative per i contratti pubblici), sarà discusso nella giornata di oggi con i sindacati. Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha mostrato apertura verso molte richieste delle principali sigle sindacali del settore.La vera domanda, a questo punto, è se oggi si riuscirà davvero a firmare il contratto. Se ciò accadrà, la firma avverrà senza il via libera di Cgil, Uil e Usb, i tre sindacati che hanno già annunciato di non voler aderire all’accordo e che chiedono il pieno recupero dell’inflazione. Tuttavia, il sostegno di Cisl e dei sindacati autonomi potrebbe essere sufficiente per raggiungere la soglia del 50% più uno dei consensi necessari. Quello che è certo è che, anche in caso positivo, l’accordo sulla settimana cortissima non sarà unanime da parte delle maggiori sigle sindacali. Sempre in tema di manovra c’è poi la questione della riapertura del concordato preventivo. È infatti in arrivo un decreto-legge che sarà presentato al Consiglio dei ministri per permettere ulteriori adesioni all’accordo tra fisco e contribuenti fino al 10 dicembre. Successivamente, questo decreto dovrebbe essere poi convertito in un emendamento al decreto collegato alla manovra, attualmente in esame al Senato. Questa misura, secondo le stime in fase di perfezionamento, potrebbe portare ad aumentare gli incassi che a oggi sono previsti intorno a 1,3 miliardi di euro, grazie a un incremento della base imponibile, stimata intorno ai 14,8 miliardi di euro tra Irpef/Ires e imposte sostitutive per i forfettari, oltre all’Irap. L’idea è anche quella dare più tempo alle partite Iva interessate a scegliere se aderire. Tuttavia, rimangono dettagli da definire, poiché la nuova scadenza per l’adesione sarà successiva al termine per il versamento degli acconti, fissato al 30 novembre. Ad ogni modo, finora, secondo i dati anticipati dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, sono 500.000 le partite Iva che hanno già aderito. Tra i soggetti Isa (quelli che ricevono le «pagelle fiscali»), le adesioni hanno superato il 15%, con circa 405.000 aderenti su 2,7 milioni. Particolarmente significativo è il numero dei 160.000 contribuenti che, migliorando la loro affidabilità fiscale, hanno accettato un percorso che li porterà al punteggio massimo di 10. I fondi in arrivo da questa misura verranno destinati alla riduzione delle aliquote Irpef. Per abbassare la seconda aliquota dal 35% al 33% servono almeno due miliardi di euro, e la scadenza del 10 dicembre potrebbe offrire una visione più chiara delle risorse aggiuntive generate. Intanto ieri ci sono state le audizioni in Parlamento sulla manovra da parte dei vertici delle istituzioni. Tra i primi incontri c’è stato quello con il presidente dell’Inps Gabriele Fava, secondo cui «assume rilevanza il ritorno al regime di perequazione ordinario delle pensioni rispetto all’inflazione, il quale non può essere eccessivamente disatteso se non per far fronte a situazioni connotate da temporaneità come accaduto soprattutto negli anni del Covid».Allo stesso modo, ieri il vicecapo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini ha fatto sapere che l’approccio della manovra sulle detrazioni «può rivelarsi efficace nel ridurre l’ammontare delle spese fiscali, rispetto al tentativo di intervenire selettivamente solo su alcune. Tuttavia, il disegno basato su soglie fisse per scaglioni di reddito genera inevitabilmente discontinuità che a regime potrebbero essere significative e compromettere l'equità del prelievo».Anche la Corte dei Conti ha detto la sua ieri affermando che, in tema di sanità, «se infatti si prevedono risorse per garantire, dopo la conclusione del Pnrr, il completamento degli investimenti programmati per il potenziamento dell’assistenza territoriale e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, mancano indicazioni sulla programmazione delle assunzioni di personale, di sviluppo e riordino per la sanità integrativa e di rafforzamento degli strumenti di monitoraggio della spesa».
Jose Mourinho (Getty Images)