2023-03-25
Per essere pronti ai virus del futuro studiamo i pasticci di Stato ed esperti
Negli Usa proliferano le verifiche sull’efficacia delle misure di contrasto al Sars-Cov-2. Sono previste anche dal nostro nuovo piano pandemico. Eppure, la priorità qui sembra solo affossare la commissione d’inchiesta.«Se un’agenzia di salute pubblica decide di fare campagne contro la disinformazione, è importante che essa presenti in modo accurato informazioni statistiche basilari». Per come sono andate le cose durante la pandemia, tocca ribadire persino un così elementare principio di buon senso. Lo fanno gli autori di un preprint appena uscito, che analizza 25 errori sul Covid commessi dai Centers for disease control and prevention americani. La maggior parte (l’80%) è consistito in una «esagerazione della gravità della situazione Covid», con un sorprendente accanimento nei confronti dei minori. Sedici delle affermazioni diffuse dai Cdc riguardavano i bambini: il 94% ha contribuito ad accrescere il rischio percepito di un’infezione da coronavirus, ma alcuni degli alert hanno persino fornito una rappresentazione distorta della mortalità nei più piccoli. Ad esempio, «i Cdc hanno paragonato i decessi da Covid-19, in cui il Covid-19 era una di molteplici cause elencate nel certificato di morte, ad altre cause di decesso nei bimbi, che erano elencate come le uniche». E ciò ha gonfiato le stime sui rischi. Di recente, anche il Mercatus center della George Mason University ha prodotto una revisione dell’efficacia dell’obbligo di green pass nei locali al chiuso, che era stato introdotto in alcune città statunitensi. Un’indagine tutt’altro che ispirata da simpatie no vax. Anzi, gli studiosi, pur non trovando «alcuna prova del fatto che l’annuncio o l’adozione di obblighi vaccinali al chiuso» abbia avuto «un qualche effetto significativo sull’adesione alle vaccinazioni, i casi o i decessi da Covid-19», sottolineano che esiste una differenza con l’imposizione dei certificati verdi su scala nazionale. Noi ci permettiamo di dubitarne: in Italia, il Paese più rigido nell’attuazione della normativa sul lasciapassare, la variante Omicron è stata comunque libera di galoppare. Alla faccia di card, iniezioni e richiami. Alla faccia della «garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose» (Mario Draghi). Il punto, però, è un altro. Se, come ci ripetono tutti, da Ursula von der Leyen a Bill Gates, dobbiamo essere preparati alla prossima pandemia, allora non possiamo esimerci dall’esaminare retrospettivamente l’impatto delle misure antivirus che abbiamo adottato nell’orribile biennio. Alcune delle quali, tipo le mascherine negli ospedali, rimangono tuttora in vigore. Sta scritto persino sul piano pandemico tardivamente aggiornato: «I nuovi sistemi che saranno implementati durante una pandemia dovrebbero essere testati durante il periodo inter pandemico», benché si debba dare la priorità a «rafforzare i sistemi esistenti piuttosto che a svilupparne di nuovi». Come fai a essere pronto, se non verifichi cosa ha funzionato e cosa no durante il Covid? Ci sta provando anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che ha pubblicato un report in cui, partendo dagli errori commessi dal 2020 in avanti, si giunge a fissare dei protocolli di reazione più idonei. Sarebbe bello se alle nostre latitudini proliferassero paper come quelli da poco completati negli Usa. Sarebbe bello se, com’è accaduto al ceo di Moderna, torchiato da senatori repubblicani e democratici, nella nostra commissione parlamentare d’inchiesta si facesse davvero chiarezza, con collaborazione bipartisan, su chi ha sbagliato e in cosa. Il clima che qualcuno prova a instaurare, al contrario, sembra essere quello di un generalizzato «scurdammoce ’o passato». Tanto, per citare il Sergio Mattarella di ieri, «il nostro Paese è stato capace di mostrare capacità di ripresa inattese». Tutto archiviato? È possibile che nessuna istituzione sanitaria, dall’Iss in giù, abbia avvertito l’esigenza di valutare quali contromisure hanno portato dei risultati e quali no? Dalle parti di Silvio Brusaferro sono più impegnati a sanzionare i ricercatori che si occupano di reazioni avverse ai vaccini? Certo, i vertici di certi organismi sono talmente compromessi con la mala gestione del Covid, che sarebbe ottimistico aspettarsi proprio da loro una revisione critica. Le carte della Procura di Bergamo, poi, hanno svelato aspetti imbarazzanti del modo in cui costoro hanno governato - usiamo un parolone - la pandemia. Chi definiva il Cts una mafia, chi segretava i documenti, chi partoriva piani farlocchi, chi, più avanti, cercava di occultare gli effetti collaterali dei farmaci a mRna. Ma dove sono, allora, gli esperti indipendenti? In che modo ci si può preparare ai morbi del futuro, pesti che a quanto pare saranno inevitabili, se prima non si rende oggetto di indagine tutto quello che è successo durante l’ultima pandemia? Qualcuno arriverà a spiegarci se i lockdown servono o no? Se le mascherine sono un presidio o un feticcio? Se bisogna sempre barricarsi in casa aspettando il dio vaccino, o incoraggiare chi cerca terapie precoci? Qualcuno ci dirà la verità?