2023-07-16
Nuovi testimoni dagli inquirenti: sentito lo psichiatra della ragazza
ignazio e Leonardo La Russa (Ansa)
Il professionista convocato per spiegare terapie e condizione della sua paziente. Il secondo uomo in via d’identificazione, ma il nome non è quello riferito dalla giovane.L’inchiesta sulla presunta violenza sessuale di cui è accusato Leonardo Apache La Russa procede con grande rigore, senza fughe in avanti e senza lasciare nulla al caso. I tempi dei giornali sono diversi da quelli degli investigatori e forse per questo sui quotidiani si leggono tante informazioni inesatte. Venerdì la Squadra mobile di Milano ha convocato in Questura il ventunenne (è nato il 4 luglio del 2002) figlio del presidente La Russa. All’appuntamento erano presenti anche il procuratore aggiunto Letizia Mannella e la pm Rosaria Stagnaro. Il motivo ufficiale dell’invito a presentarsi era la notifica dell’avviso di garanzia, ma una volta che il ragazzo, accompagnato dall’avvocato Adriano Bazzoni, è entrato negli uffici della Mobile, gli è stato chiesto se fosse disponibile a consegnare il cellulare. Lui e il suo difensore sono stati avvertiti della possibilità di impugnare il provvedimento di sequestro davanti al Tribunale del riesame.Dopo un momento di iniziale imbarazzo e un rapido consulto, a riprova della piena collaborazione, anziché affermare, per esempio, che il telefonino si trovasse a casa, protetto dalle guarentigie assicurate al papà senatore, Leonardo è sceso in strada per recuperare nell’auto il suo iPhone e lo ha consegnato ai poliziotti e ai magistrati presenti.Il decreto di sequestro era molto ben motivato e scritto in punta di diritto. Vi era sottolineato che l’acquisizione avveniva in quanto l’apparecchio era «nell’uso effettivo ed esclusivo del signor Leonardo La Russa (come emerge anche dalla foto profilo dell’account Whatsapp allo stesso riferibile) e che lo stesso apparato (privo di scheda sim)» non era «nella titolarità del presidente del Senato Ignazio La Russa o a lui riconducibile». Per questo «il suindicato sequestro, è atto non sottoposto alle autorizzazioni di cui all’articolo 68 della Costituzione e all’articolo 4 della legge 140/2003», ovvero le norme che garantiscono l’immunità dei parlamentari.Era anche precisato che veniva acquisito il «solo dispositivo mobile cellulare» e non la sim card intestata a una società avente come ragione sociale «Ignazio La Russa Lp corrispondente allo studio legale».Il tutto con la finalità di «procedere a relativa copia forense e analisi della stessa da parte della Polizia giudiziaria con esclusione nell’analisi di ogni contenuto, dato o comunicazione riferibile a parlamentari titolari delle immunità». Il motivo del sequestro? Eccolo: «Nel corso delle indagini è emerso che vi sono stati contatti e comunicazioni contestuali e successive alla festa del 18 maggio presso il club Apophis fra l’indagato e alcuni dei partecipanti; inoltre è necessario ricostruire con precisione gli orari degli spostamenti dell’indagato nel corso della serata e individuare eventuali soggetti che siano entrati in contatto con l’indagato e con la persona offesa nella medesima serata».Entro l’inizio della prossima settimana il cellulare sarà restituito al legittimo proprietario.Nel telefonino non è detto che vengano trovati video o foto esplicite della nottata e l’analisi del contenuto verrà fatta attraverso parole chiave. Tra queste ci saranno quelle con cui i giovani descrivono l’atto sessuale, i vari tipi di droghe, il nome della discoteca dove i protagonisti si sono incontrati, la data della serata, i nomi di alcuni partecipanti alla festa, a partire dalla presunta vittima.A livello giuridico resta ancora aperta la questione se il cellulare privato della sim sia ispezionabile senza l’autorizzazione della giunta del Senato.La Procura sta cercando di essere il più rigorosa possibile e per questo mette in conto ogni possibile obiezione.La Squadra mobile, in ogni caso, eliminerà tutti i messaggi riconducibili alla seconda carica dello Stato che dovessero rimanere nella rete di questa pesca a strascico.Intanto le indagini procedono con la raccolta delle testimonianze. La presunta vittima è stata ascoltata per circa tre ore nei giorni scorsi e ha dato l’impressione di essere presente a sé stessa nonostante sui giornali si sia parlato diffusamente di droghe e psicofarmaci. Insomma la sua testimonianza è stata ritenuta utilizzabile, anche se la ventiduenne avrebbe confermato di non ricordare quanto accaduto a casa di La Russa.Gli investigatori dubitano che indizi utili arriveranno dalle immagini registrate dalle telecamere sparse per la città o dai cellulari, è più probabile che siano i numerosi testimoni che stanno sfilando davanti agli inquirenti a permettere di stabilire se la ragazza fosse in condizione di dare un valido consenso al rapporto sessuale e se da parte dell’indagato ci fosse la consapevolezza di commettere un abuso. Infatti senza dolo non esiste violenza. Leonardo poteva percepire la minorata difesa della ragazza e avere coscienza del suo stato di alterazione?Nell’accurata visita medica effettuata presso la clinica Mangiagalli non sono state trovate lesioni compatibili con uno stupro, se non un’ecchimosi al collo (un livido di 2,5 centimetri per 1,5) e un graffio lungo 4-5 centimetri su un gluteo (in un altro passaggio il punto viene definito «faccia laterale della coscia sinistra»).L’amica M. con cui la presunta vittima aveva sniffato cocaina e si era recata in discoteca, nella chat le ha instillato il dubbio: «Amo penso che lui ti abbia drogata», «fino a quando lui ti ha offerto il drink, tu eri stata normale, eri stranormale […] è dopo il drink che sei diventata strana strana».Da parte sua la ragazza finita a casa La Russa, appena svegliata, aveva inizialmente colpevolizzato sé stessa: «Non mi ricordo bene, non va bene, faccio troppi casini. Non sono normale […] Perché mi succedono ‘ste cose?».I testimoni dovranno dire se davvero la ragazza fosse in condizioni di dare il suo consenso o fosse in stato confusionale come asserito via chat da M. («Dicevi cose assurde, sei corsa verso il Duomo», «sei letteralmente scappata», «hai urlato “facciamo una botta”», «lo continuavi a baciare»).Dagli investigatori, oltre a M., sono state sentite una conoscente di quest’ultima, che si era aggregata alla piccola comitiva, e la migliore amica della presunta vittima.Pm e poliziotti hanno anche ascoltato sua mamma, una giornalista, che aveva accompagnato la figlia alla clinica Mangiagalli il pomeriggio del 19 maggio.Dalla visita era emersa la presenza di cocaina (900 microgrammi per litro di sangue con la positività a 300) e cannabinoidi (85, con positività a 50), ma non di altre sostanze come gli oppiacei, i barbiturici, metadone, anfetamine, metanfetamine o la droga dello stupro, il Ghb, (la cui presenza, però, non risulta sia stata ricercata).In almeno uno dei quattro prelievi di sangue la ragazza era risultata positiva pure alle benzodiazepine contenute anche in alcuni dei farmaci che la presunta vittima assume. Per esempio si trovano nello Xanax, un ansiolitico a lento rilascio.Ma la ragazza prende anche la Fluoxetina, un antidepressivo, lo Stilnox, un sonnifero, e un potente calmante come la Quetiapina.Di fronte a questa terapia d’urto una delle prime persone che sono state convocate dagli inquirenti è stato lo psichiatra che ha in cura la ragazza, il quale ha spiegato che in questo momento la paziente avrebbe raggiunto una fase di equilibrio. Va detto che questa stabilità emotiva, in presenza di droghe in dosi massicce e farmaci, è molto fragile.Il presunto disturbo della ragazza peserà sulle indagini e nell’eventuale processo, infatti la difesa di Leonardo potrebbe sostenere che mini l’attendibilità dei ricordi e delle dichiarazioni della giovane o che possa rendere l’accusatrice condizionabile.Per la parte civile, invece, questo ipotetico «disagio psicologico» potrebbe rappresentare un’aggravante.La difesa cercherà incongruenze e punti deboli nella ricostruzione fatta alla Mangiagalli e nella denuncia dalla ragazza. La quale in clinica ha raccontato che la presunta violenza si sarebbe consumata 14 ore prima rispetto al suo arrivo in ambulatorio, avvenuto alle 16.30. In realtà sembra che le lancette dell’orologio nelle varie ricostruzioni siano da spostare in avanti.Alla Mangiagalli la ragazza ha riferito di «essersi svegliata nuda in compagnia di un ragazzo nome Leonardo La Russa e che i vestiti si trovavano in una altra stanza». Ha aggiunto che «dalla conversazione avuta con il ragazzo è emerso che i due abbiano avuto rapporti sessuali e che […] abbia avuto rapporti sessuali anche con un ulteriore ragazzo “Nico”, dj della festa a cui aveva partecipato nella nottata che però non era presente nell’abitazione al momento del risveglio», verificatosi verso le 11,30-12. Ma, a quanto risulta alla Verità, il secondo uomo non si chiamerebbe né Nicola, né Nicolò. Un errore che potrebbe far mettere in discussione l’affidabilità dei ricordi della giovane.Per ora dagli inquirenti non è ancora stata contestata la violenza di gruppo, neppure in concorso con ignoti, ovvero un reato che è procedibile d’ufficio. Un’ipotesi che non deve essere stata presa in considerazione neppure alla Mangiagalli, dal momento che i medici non avrebbero trasmesso la segnalazione in Procura. Infatti lo stupro realizzato da un singolo è un reato che viene perseguito su denuncia di parte. E, secondo una fonte della Verità, la ragazza potrebbe sì aver fatto sesso con Leonardo e l’amico, ma separatamente, sebbene contro la sua volontà.In realtà, dopo i primi dieci giorni di indagini, non vi è ancora neanche il riscontro dell’atto sessuale, visto che le analisi effettuate in clinica non hanno confermato la presenza di liquido seminale maschile nella presunta vittima.In conclusione a decidere il caso, salvo colpi di scena, saranno le testimonianze di chi in quella folle serata ha incrociato i protagonisti di questa brutta storia ed eventuali messaggi sui cellulari, tutti elementi che, oltre a confermare la consumazione dell’amplesso (a due o di gruppo che sia), dovranno aiutare gli inquirenti ad accertare quale fosse lo stato fisico e psicologico della ragazza quella notte.
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Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)