2024-01-01
La nuova costituzione del Ciad rischia di destabilizzare il Sahel
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È stata approvata la nuova costituzione del Ciad. A favore si è detto l’86% dei votanti a fronte di un’affluenza del 63%. La Corte Suprema del Paese ha convalidato i risultati ma non mancano le polemiche. Si tratta di una questione che potrebbe avere degli impatti geopolitici di assoluta rilevanza per la regione del Sahel. Ma andiamo con ordine. Secondo France24, la nuova carta fondamentale prevede il mantenimento di uno Stato centralizzato, laddove gli oppositori avevano spinto per una riforma in senso federale. I partiti di opposizione avevano inoltre chiesto un boicottaggio del referendum, visto che – secondo i critici – la nuova costituzione sarebbe pressoché esclusivamente finalizzata a rafforzare il potere del presidente del Consiglio militare di transizione del Ciad, Mahamat Déby Itno: quest'ultimo arrivò alla guida del Paese nel 2021 sulla spinta dei militari, che inaugurarono un governo di transizione. Ricordiamo che, almeno per il momento, le prossime elezioni presidenziali in loco sono fissate a ottobre del prossimo anno.Bisognerà adesso vedere se la riforma conferirà o meno maggiore stabilità al Ciad. Attualmente il Paese resta un solido alleato della Francia. Tuttavia è necessario sottolineare che, soprattutto negli ultimi due anni, ampi settori del Sahel si sono allontanati dall’orbita di Parigi per entrare in quella di Mosca. Apertamente filorussi sono ormai il Mali e il Burkina Faso: due Paesi che, a settembre, hanno siglato assieme al Niger un patto di sicurezza che prevede la mutua assistenza sul fronte militare. Si è trattato di uno schiaffo in piena regola tanto all’Ecowas quanto all’Eliseo. Non bisogna inoltre dimenticare la guerra civile che sta dilaniando da aprile il Sudan: qui i paramilitari delle Rsf intrattengono storici legami con il Wagner Group che, in passato, ha fornito loro armamenti attraverso le basi militari del generale, Khalifa Haftar, nell’Est della Libia. Guarda caso, anche il Ciad sarebbe finito nel mirino di Mosca. Ad aprile, il Washington Post ha rivelato che, secondo l’intelligence statunitense, il Wagner Group starebbe reclutando e addestrando dei ribelli per abbattere l’attuale governo del Paese. Documenti, citati dal quotidiano d’Oltreatlantico, parlano di uno “sforzo del gruppo paramilitare russo Wagner a febbraio per reclutare ribelli ciadiani e stabilire un sito di addestramento per 300 combattenti nella vicina Repubblica Centrafricana come parte di un ‘complotto in evoluzione volto a rovesciare il governo del Ciad’”. Non solo. A inizio maggio, la rivista Foreign Policy ha sostenuto che l’instabilità, innescata dalla crisi sudanese, rischia di contagiare il Paese africano. Sarà inoltre un caso, ma – a inizio dicembre – Voice of America ha riportato che “l'opposizione e i gruppi della società civile del Ciad stanno chiedendo alla Francia di ritirare immediatamente le truppe arrivate in Ciad dopo aver ricevuto l'ordine di lasciare il vicino Niger da parte della giunta militare del Paese”.Insomma, le sorti di questo Paese africano appaiono notevolmente importanti dal punto di vista geopolitico. Nel Sahel, il Ciad è uno degli ultimi alleati su cui Parigi può contare. E, come abbiamo visto, la Russia punta a insidiare l’Eliseo da questo punto di vista. Il Ciad va quindi monitorato attentamente, perché potrebbe presto finire travolto dall'effetto domino che ormai da tempo caratterizza la regione. Il Cremlino del resto mira esattamente a questo.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)