
Perquisizioni in tutta Italia per una presunta bustarella da 864.000 euro sui lavori di una strada statale in Lombardia. Coinvolto un imputato per il crollo del Morandi.Negli uffici dell’Anas, la società delle Ferrovie dello Stato che gestisce la rete di strade di interesse nazionale, sarebbe stata consegnata una maxi tangente da 864.000 euro divisa in due. I destinatari, infatti, sarebbero due funzionari che, tra il 2018 e il 2021, l’avrebbero incassata dal Consorzio Stabile Sis, una società consortile per azioni, per un appalto da 400 milioni di euro sulla statale 340 Regina, variante Tremezzina, che interessa alcune località sul lago di Como. La Verità se ne era occupata lo scorso aprile, quando il cantiere era stato stoppato dal consorzio di imprese, ufficialmente per il rincaro dei costi. E ieri la Procura di Milano (l’indagine è coordinata dai pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri) ha disposto una raffica di perquisizioni nelle sedi Anas di Roma, Milano, Firenze e Torino per le ipotesi di corruzione e turbativa d’asta. Nove le persone indagate, tra cui c’è Giovanni Proietti, imputato in una delle inchieste per il crollo del Ponte Morandi a Genova (nelle vesti di ex dirigente della sezione IV del ministero delle infrastrutture che si occupava della vigilanza delle concessioni autostradali avrebbe omesso di svolgere le verifiche che gli competevano sui lavori), che nel decreto di perquisizione viene presentato come «collega di vecchia data di Marco Liani» e «nominato da Alberto Brentegani, apicale della stazione appaltante come consigliere di amministrazione dell’Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova Spa, quale direttore dei lavori di un rilevante appalto aggiudicato proprio dalla questa società al Consorzio Stabile 3 Emme riconducibile alla famiglia Liani». Proietti avrebbe poi «in qualche maniera ancora da approfondire dirottato sul figlio Nicholas, con conseguente beneficio, a vantaggio del giovane, un appartamento e un’automobile pagati dalla società Nuove Iniziative Spa», anche questa, coincidenza, «appartenente al gruppo Liani». Marco Liani, Proietti e il figlio Nicholas e Alberto Brentegani sono tutti indagati. Ma il cuore dell’inchiesta sembra essere legato ai due funzionari Anas (società estranea all’indagine), Eutimio Mucilli, dipendente dal 1989, che avrebbe incassato «una cifra complessiva di 360.000 euro», e Stefano Liani, responsabile di Anas della struttura territoriale Toscana con ufficio a Firenze, «una cifra complessiva di 485.896 euro», di cui 70.000 sarebbero finiti al fratello Luigi, amministratore unico di Lavori e costruzioni Srl. Tra i perquisiti ci sono anche altri due funzionari Anas, Vincenzo Giarratana e Mauro Ernesto Pelagalli, il quale in passato è stato convolto «in un vasto procedimento penale del 2002/2003 in materia di corruzione e turbative di appalti all’interno di Anas», è scritto nel decreto di perquisizione, finito con l’assoluzione in via definitiva. Avrebbero strumentalizzato il loro ufficio favorendo l’assegnazione e lo svolgimento dei lavori ai Liani. Gli investigatori sospettano che gli abusi siano da ricollegare a qualche forma di utilità e per questo sono andati a caccia delle prove. Ma l’appalto da 400 milioni per la strada Tremezzina non è l’unico finito nel mirino della Guardia di finanza e della Procura di Milano. Ieri i finanzieri hanno acquisito documenti legati ai lavori per la statale Sebina occidentale, per l’ex statale 412 della Val Tidone e per due lotti del tratto autostradale della A4 Brescia-Soave. «Mi auguro che gli inquirenti facciano bene e in fretta il loro lavoro», ha commentato il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, «e se c’è qualcuno che ha sbagliato, che paghi».
Leone XIV (Ansa)
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