2022-06-17
Norme più semplici per il Decreto flussi: 220.000 imprenditori pronti ad assumere
Il governo snellisce le operazioni per la manodopera straniera. Tra i settori bisognosi edilizia, agricolo-alimentare e turismo.Lampedusa potrebbe ospitare 350 persone, ce ne sono 1.500: nelle ultime ore è stata presa d’assalto. Registrati decine di casi di scabbia.Lo speciale contiene due articoli.L’Italia sta diventando il Paese delle contraddizioni. Da una parte si discute sulla questione del salario minimo, che la Ue costringerà ad applicare anche nel nostro Paese, e dall’altra si continua a incentivare l’arrivo (anche) di extracomunitari, che hanno stipendi molto più bassi, per cercare di colmare il gap di manodopera presente in diverse imprese, soprattutto nei settori dell’agricoltura e dell’accoglienza turistica. Mercoledì sera il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo pacchetto di misure volte alla semplificazione delle procedure d’ingresso dei lavoratori stranieri allo scopo «di favorire, anche in relazione agli investimenti e agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’immissione di manodopera nei settori produttivi che hanno espresso maggiore fabbisogno», si legge nella comunicazione pubblicata dal governo. Il tutto mentre in Ue non si muove una foglia sul lato immigrazione o, meglio, come precisa la segretaria europea per gli Affari interni, YIva Johansson: tutti gli Stati membri sono d’accordo per introdurre una solidarietà obbligatoria ma non si è deciso cosa «debba includere questa solidarietà obbligatoria». In pratica, mentre in Ue sono campioni di parole, l’Italia si porta avanti aprendo le porte a sempre più stranieri, anche con l’ultimo decreto flussi, per cercare di aiutare le imprese con carenza di manodopera. Tra i settori in cui mancano lavoratori ci sono il mondo edilizio (per i cantieri da Superbonus) quello alimentare, l’assistenza alla persona, il lavoro domestico, meccanico e metalmeccanico. Carenze anche tra le imprese che impiegano lavoratori stagionali: il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, aveva sottolineato come per questa stagione mancano almeno «350.000 lavoratori». Tutto questo, ovviamente, ha delle ripercussioni sulle strutture, che sono costrette a chiudere, a ridurre i servizi offerti o a non riuscire a far fronte a tutte le richieste dei clienti. Una carenza di manodopera che era nota già da tempo ma che, con la pandemia prima e la crisi adesso, ha mostrato tutta la sua forza rendendo sempre più difficile la ripresa economica e l’attuazione del Pnrr. C’è un aspetto tecnico aggiuntivo: per sveltire i permessi temporanei per lavoro, il cdm ha stabilito che il visto d’ingresso debba essere rilasciato entro 20 giorni dalla presentazione della domanda. Ottenuto il «nulla osta», lo Sportello unico per l’immigrazione dovrà convocare il datore di lavoro e lo straniero per la sottoscrizione del contratto di soggiorno. Questi due dettagli dovrebbero permettere di saltare il percorso a ostacoli che finora impantanava il sistema (problemi tecnici permettendo, visto che, come svelato dalla Verità, la piattaforma del Viminale è rimasta bloccata per qualche mese, impedendo di caricare i dati). Nel 2022 sono stati 220.000 gli imprenditori che hanno fatto richiesta per procedere all’assunzione di nuovo personale, a cui si aggiungono le pratiche inevase degli anni precedenti, e solo in pochi, come denunciano le associazioni degli agricoltori, degli imprenditori del turismo e delle piccole e medie imprese, a oggi, hanno ricevuto risposta. A fronte di 207.000 domande di emersione presentate dalle imprese, sono stati solo 105.000 i permessi di soggiorno rilasciati dal 2020. In media, a livello nazionale, solo la metà delle pratiche è stata portata a termine, con percentuali di lavorazione inferiori al 20% se si tiene in considerazione la media delle principali città metropolitane. «Le procedure previste dal Decreto flussi rappresentano un vero e proprio labirinto burocratico, sia per il lavoratore che per il datore di lavoro. La tortuosità e la lentezza del meccanismo, infatti, non sono in grado di offrire una risposta concreta al grave problema della carenza di manodopera», ha commentato Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro Pmi. Che la carenza di lavoratori, specialmente in alcuni settori, sia un problema è innegabile. Che la soluzione sia, invece, di dar vita a norme scollegate dal contesto economico e sociale del Paese è un’altra cosa. Non ci si può, infatti, dimenticare come la settimana scorsa abbia tenuto banco il tema del salario minimo. In Unione europea si è raggiunto un accordo definitivo sul tema, e la direttiva dovrà essere recepita dagli Stati membri entro due anni. Un tema molto dibattuto che divide l’attuale maggioranza e che risulta essere particolarmente delicato anche per la struttura economica italiana: pochi Stati all’interno dell’Ue hanno, infatti, le stesse differenze economiche e sociali che esistono nel nostro Paese. Introdurre un salario minimo senza considerare queste variabili regionali, e i problemi di mancanza di manodopera in alcuni settori del Belpaese, provocherebbe più distorsioni che soluzioni, proprio come è accaduto con i correttivi per reclutare i lavoratori stagionali e con le indicazioni sul salario minimo. Il risultato finale è stato un contesto normativo più complicato e meno incisivo nella realtà.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/norme-piu-semplici-per-il-decreto-flussi-220-000-imprenditori-pronti-ad-assumere-2657524174.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sbarcati-oltre-500-immigrati-a-lampedusa-hotspot-ko" data-post-id="2657524174" data-published-at="1655463841" data-use-pagination="False"> Sbarcati oltre 500 immigrati a Lampedusa, hotspot ko Nell’hotspot di Lampedusa, da qualche settimana, sono stati ricavati altri cento posti e, così, ora potrebbe ospitare al massimo 350 persone. Il problema che dal ministero dell’Interno, però, continuano a ignorare è che con i 13 sbarchi di ieri e con i centri d’accoglienza straordinaria che scoppiano, la Prefettura ne ha già stipati dentro quasi 1.500. Lì, gli sbarcati, dovrebbero restare solo per la fotosegnalazione e i controlli anti Covid. E invece, siccome il sistema di accoglienza è collassato, le permanenze si allungano. E i nuovi arrivati finiscono ammassati addosso a chi è sbarcato anche più di una settimana fa. Ieri il flusso degli approdi è stato uno dei più alti delle ultime settimane. I 13 barchini che sono arrivati al molo hanno portato ben 563 stranieri in 24 ore. Per una sessantina di loro sono stati riscontrati casi di scabbia. Gli ultimi a raggiungere l’isola sono stati 82 tunisini, tra i quali sette donne e 20 minori. L’imbarcazione su cui viaggiavano, ormai alla deriva, è stata intercettata a una ventina di miglia dagli uomini della Capitaneria di porto. Prima di loro, al molo Favaloro, erano arrivati altri quattro gruppi di 12, 15, 6 e 15 tunisini. Una barca partita da Zuwara in Libia, invece, ha scaricato sulla spiaggia della Guitgia, poco dopo la mezzanotte di mercoledì, 97 tra siriani, egiziani e bengalesi. Dallo stesso porto libico erano salpati anche i 53 che sono stati intercettati a 17 miglia dalla Guardia costiera e 86 egiziani che tentavano di raggiungere la costa con una barca malandata. Erano affastellati su un barchino di sette metri partito da Mansour in Tunisia che si era incagliato tra gli scogli di Lampione, invece, altre 19 persone. L’imbarcazione è stata soccorsa dai militari delle Fiamme gialle. La stessa motovedetta ha bloccato al largo anche un altro natante con 12 egiziani e, poco dopo, un secondo con altri dieci tunisini. All’alba, invece, sono stati intercettati dalla Guardia di finanza altri 74 tra egiziani e sudanesi. E altri tunisini sono arrivati alla spicciolata con dei barchini durante la mattinata. Fino a raggiungere quota 563. E mentre la Prefettura di Agrigento sta raschiando il barile dei posti liberi nei centri d’accoglienza siciliani per tentare di alleggerire l’hotspot, all’orizzonte si profila un altro maxi sbarco: la Sea Eye 4, ieri, ha comunicato di aver tirato a bordo altre 76 persone. E con l’ultimo carico, il taxi del mare ha ora 492 passeggeri. A operazione conclusa Gorden Isler, presidente della Ong, ha subito chiesto «con urgenza» un porto di sbarco. E c’è da scommettere che la nave punterà dritta verso le coste italiane, con la solita strategia di pressing sul governo per ottenere il via libera allo sbarco. I dati degli sbarchi contano 22.000 arrivi dall’inizio dell’anno. Il leader della Lega Matteo Salvini ha telefonato al neo sindaco Filippo Mannino per avere notizie e auspicare interventi incisivi del Viminale anche per non rovinare la stagione turistica. «L’isola va tutelata», ha sottolineato Salvini, che sarà a Palermo dove oggi è atteso in tribunale per il processo Open Arms. Gli elettori di Lampedusa e Linosa, alle elezioni, hanno bocciato il primo cittadino uscente Totò Martello, fan dell’accoglienza indiscriminata, e tra i consiglieri più votati con 370 voti c’è lo storico militante della Lega Attilio Lucia. Segno che i cittadini dell’isola non ne possono più della politica dei porti spalancati e degli approdi a go go. L’altro fronte caldo è quello sardo. Nel corso della notte in 13, tutti tunisini, sono stati fermati sulla spiaggia dai carabinieri mentre cercavano di far perdere le loro tracce. Erano partiti dalla spiaggia di Santa Margherita di Pula, a una quarantina di chilometri da Cagliari, dove erano appena sbarcati. A far scattare l’allarme sono stati alcuni automobilisti che li hanno visti mentre si avvicinavano alla statale. Sono stati tutti trasferiti nel centro di prima accoglienza di Monastir dove verranno identificati.
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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