2024-08-29
Con la norma sul digitale sarà l’Europa a imporre le stesse censure di Meta
Mark Zuckerberg (Getty Images)
Grazie al Dsa, la Commissione può esigere di «moderare» i post in caso di «crisi». Intanto, il patron di Fb si pente a parole: non risulta che l’algoritmo sia stato cambiato.Nella sua lettera inviata alla Camera dei rappresentanti Usa, il fondatore e patron di Meta, Mark Zuckerberg, ha rivelato le pressioni ricevute dall’amministrazione Biden affinché la piattaforma che gestisce anche Facebook, Instagram e Whatsapp, censurasse i contenuti relativi al Covid nel 2021. Parliamo di oltre 20 milioni di post rimossi a livello globale per aver violato le policy sulla presunta disinformazione, nonché più di 3.000 account, pagine e gruppi. Le pressioni ricevute da Meta avrebbero, inoltre, riguardato l’oscuramento di notizie sul figlio di Joe Biden, Hunter, in vista delle elezioni 2020, con il coinvolgimento dell’Fbi.«Credo che la pressione del governo fosse sbagliata e mi dispiace che non siamo stati più espliciti al riguardo», è stato il blando mea culpa di Zuckerberg. «Penso anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e con nuove informazioni, non faremmo oggi», ha detto, senza entrare nei dettagli. «Siamo pronti a reagire se dovesse succedere di nuovo qualcosa del genere». Sarà, non è però chiaro se il pentimento sia solo a parole o anche nei fatti. Vorremmo, infatti, capire se Meta sia davvero intervenuta modificando gli algoritmi, se questi interventi sono stati poi corretti e come sia avvenuta - o stia ancora avvenendo - la moderazione dei contenuti sulle grandi piattaforme social gestite dal colosso americano. Meta ha «sistemato» gli algoritmi per i servizi offerti in Europa, e quindi anche in Italia, oppure no?Intanto, interpellata da Politico sulla questione, la Casa Bianca ha affermato che «di fronte a una pandemia mortale, questa amministrazione ha incoraggiato azioni responsabili per proteggere la salute e la sicurezza pubblica. Crediamo che le aziende tecnologiche e gli altri attori privati dovrebbero tenere conto degli effetti che le loro azioni hanno sul popolo americano, pur prendendo decisioni indipendenti sulle informazioni che presentano». Come dimostra l’outing di Zuckerberg e la reazione di Washington, negli Usa è stato applicato lo stesso sistema previsto anche in Europa con l’introduzione del Digital services act (Dsa), il regolamento sui servizi digitali preparato dalla Commissione Ue ed entrato pienamente in vigore a febbraio. Cosa si legge, infatti, a pagina 25 del testo del Dsa? «In tempi di crisi, potrebbe essere necessario adottare con urgenza determinate misure specifiche da parte dei fornitori di piattaforme online di dimensioni molto grandi, oltre alle misure che adotterebbero in considerazione degli altri obblighi che incombono loro a norma del presente regolamento», riporta il testo. A tale riguardo, viene specificato, «si dovrebbe considerare che si verifichi una crisi quando si verificano circostanze eccezionali che possano comportare una minaccia grave per la sicurezza pubblica o la salute pubblica nell’Unione o in parti significative della stessa. Tali crisi potrebbero derivare da conflitti armati o atti di terrorismo, compresi conflitti o atti di terrorismo emergenti, catastrofi naturali quali terremoti e uragani, nonché», ed eccoci al punto, «pandemie e altre gravi minacce per la salute pubblica a carattere transfrontaliero». La Commissione, viene aggiunto, «dovrebbe poter chiedere ai prestatori di piattaforme online di dimensioni molto grandi e ai prestatori di motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, su raccomandazione del comitato europeo per i servizi digitali, di avviare con urgenza una risposta alle crisi». Quali misure? Ad esempio, «l’adeguamento dei processi di moderazione dei contenuti e l’aumento delle risorse destinate» a essi, «l’adeguamento delle condizioni generali, i sistemi algoritmici e i sistemi pubblicitari pertinenti, l’ulteriore intensificazione della cooperazione con i segnalatori attendibili, l’adozione di misure di sensibilizzazione, la promozione di informazioni affidabili e l’adeguamento della progettazione delle loro interfacce online».In pratica, la Commissione potrà decidere che cosa potrà essere scritto e che cosa no. Dove, e soprattutto, che livello di visibilità potrà avere. A far scattare la tenaglia non saranno solo le istituzioni preposte, ma anche i «segnalatori attendibili» (ma attendibili secondo chi?) con il potere di segnalare contenuti illeciti. Per sorvegliare la rete degli algoritmi, Bruxelles conta inoltre sull’aiuto del Centro europeo per lo studio degli algoritmi, (Ecat), avviato a Siviglia, sull’Europol (l’agenzia di polizia comunitaria), sul ruolo delle autorità locali come l’Agcom e poi su una rete di professionisti, ricercatori e centri studi. Intanto, se il governo americano è riuscito a costringere un colosso finanziario come Meta a cancellare o limitare milioni di post in tema Covid (e non solo), riesce difficile pensare che invece gli altri media abbiano operato in un clima di assoluta imparzialità. E lo strano disinteresse per la notizia mostrato ieri da gran parte della stampa e tv anche italiana alimenta il sospetto.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)