2022-12-08
Nordio subisce la gogna giudiziaria perché rispetta Carta e programma
Le linee del Guardasigilli su intercettazioni e carriere dei pm sono un pezzo dell’accordo che ha consentito al centrodestra di vincere. Peraltro la Costituzione parla di colpevolezza in aula, non sulle pagine dei giornali.Lo ha detto da quando è magistrato, lo ha scritto nei suoi libri, è bastato che aprisse bocca da ministro per dire una cosa ovvia, e cioè che le intercettazioni non dovrebbero finire sui giornali, ed è successo il pandemonio. Su Carlo Nordio si è abbattuto un uragano vero e proprio. Ha parlato anche della separazione delle carriere e della necessità di una riforma profonda del sistema giudiziario e della magistratura. Apriti cielo e spalancati terra. Come se avesse detto chissà cosa. Come se avesse detto che da domani tutti i delinquenti devono uscire di galera, che non si deve fare più attività investigativa o che non è fondamentale ristabilire in questo Paese la certezza del diritto. Ha detto cose che vanno assolutamente in questa direzione eppure non va bene lo stesso. A prescindere. Tra l’altro, ma non è per nulla tra l’altro, Nordio si sta semplicemente muovendo nella direzione indicata dal programma della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni, cioè che è stata votata apposta perché evidentemente approvava le proposte sulle quali aveva chiesto il voto. Esattamente come i 5 stelle che hanno preso più voti di quello che loro stessi si aspettavano per la proposta del Reddito di cittadinanza. Non è che con questo si vuol dire che non si possa discutere delle proposte di un ministro, ci mancherebbe, per fortuna si può e si deve. Ma quello che non si può fare sono due cose. La prima è non tenere contro che quelle proposte sono state votate dalla maggioranza degli italiani e che quindi hanno una legittimità popolare che è al loro fondamento. Ci sarà tempo per verificarne la legittimità costituzionale che, comunque, come dice il nome stesso sarà compito della Corte costituzionale stabilire. Intanto la legittimità sovrana del popolo l’hanno avuta, almeno che qualcuno non voglia contestare i risultati elettorali e le operazioni di voto, sarebbe un po’ tardi. La seconda cosa da evitare è valutare le proposte non entrando nel merito, e prima ancora di conoscerne la formulazione scritta, ma semplicemente perché provengono dal centrodestra e quindi sono certamente sbagliate. Questo è un modo di fare che, sì, in questo caso può definirsi populista nel senso più deleterio del termine. Sarà interessante sentire quali venature di fascismo troverà qualcuno in queste proposte che vorrebbero l’instaurazione di un vero Stato di diritto che è l’opposto dello Stato totalitario. Succederà anche quello, c’è da aspettarsi di tutto. Chi è da tempo frequentatore assiduo di bar conosce bene questo modo di procedere, il partito preso, a prescindere da quello che uno dice ma semplicemente perché è lui e non io a dirlo. Ma lì si parla di calcio, un po’ di politica (poco), e tanto di altro. E ci sta, il bar è il luogo per eccellenza della presa in giro, della canzonatura continua e della bischeraggine nelle sue forme più acute e persistenti. Qui no. Stiamo parlando di cose molto ma molto serie.Come se non bastasse Carlo Nordio ha detto che vuole vederci chiaro su quello che è successo a Firenze a proposito del processo Renzi. Non ha detto che il tribunale o i giudici o i pm hanno sbagliato. Ha detto che vuole verificare compiendo un atto, attraverso degli ispettori che lo facciano, che rientra a pieno nelle sue prerogative. Allora, anche in questo caso, o si discute di queste prerogative perché si ritengono ingiuste o da rivedere, o bisogna dare il tempo che siano messe in atto per poi discutere modalità e contenuti delle medesime. Anche qui, a prescindere. Il giudizio a prescindere non è un giudizio - non occorre essere filosofi per saperlo: si chiama pregiudizio e non dovrebbe andare bene neanche in politica, soprattutto quando non si è in campagna elettorale dove prevalgono la retorica e tutt’altre logiche. Per alcuni la campagna elettorale sembra non finire mai. Da tutte le parti.E fin qui siamo in ambito politico, ma c’è di più e riguarda la nostra stessa Costituzione. Può dirsi garantista la nostra Carta dei diritti fondamentali? E si può affermare che ogni provvedimento che riguarda la giustizia non può non tenere conto di questa impronta fondamentale data dai padri costituenti? La risposta è un deciso sì. L’articolo 27 della Costituzione dice così: «La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva», poi parla delle pene e del carcere, ma a noi interessa questa parte. Che c’entra questo con le intercettazioni. C’entra eccome: perché non può essere che in attesa di una eventuale condanna o assoluzione dell’imputato, nel frattempo l’imputato stesso sia condannato presso la pubblica opinione attraverso la pubblicazione - illegale - delle intercettazioni, perdendo l’onorabilità che, come tutti sanno, si perde in un attimo ma richiede molto tempo per esser riacquistata. E a confermare quanto detto viene in soccorso l’articolo 6 (raramente ricordato) della Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo)che si occupa del «diritto a un equo processo» e che, tra l’altro recita così: «L’accesso alla sala d’udienza può essere vietato alla stampa e al pubblico durante tutto o parte del processo nell’interesse della morale, dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale in una società democratica quando lo esigono gli interessi dei minori [e notare bene ora, nota mia] o la protezione della vita privata delle parti in causa, o, nella misura giudicata strettamente necessaria dal tribunale, quando in circostanze speciali la pubblicità possa portare pregiudizio agli interessi della giustizia». Che differenza c’è tra il chiudere l’aula per proteggere la vita personale degli imputati, delle persone, e non permettere che le intercettazioni vengano indebitamente diffuse e in taluni casi fatte senza comprovata necessità e urgenza? A nostro modesto avviso nessuna.
Jose Mourinho (Getty Images)