2025-09-10
Torna l’assalto a Nordio: Bartolozzi indagata
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)
La Procura di Roma ipotizza a carico del capo di gabinetto del ministro il reato di false dichiarazioni ai pm, mai contestato ai componenti dell’esecutivo nel caso Almasri. Una mossa che rende più difficile estendere lo scudo dell’immunità alla dirigente.Al ministero della Giustizia la parola d’ordine, diffusa ufficiosamente attraverso le agenzie di stampa, sulla notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del Guardasigilli Carlo Nordio è «nessuna preoccupazione». Ma la mossa della Procura di Roma, trapelata ieri a un giorno dall’inizio della discussione (prevista per oggi pomeriggio) da parte della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per il caso Almasri, potrebbe amplificare ancora di più lo scontro tra governo e magistratura. Nelle scorse settimane l’ipotesi che la Bartolozzi , più volte citata negli atti, potesse finire indagata era stata oggetto di un ampio dibattito. Lo scenario più accreditato era che il governo puntasse ad estendere lo scudo dell’autorizzazione a procedere anche al braccio destro di Nordio. L’ipotesi di reato a carico della Bartolozzi, però, non riguarda il suo ruolo nella gestione del fermo e del successivo rimpatrio in Libia del presunto trafficante di esseri umani contestate, a vario titolo, ai componenti dell’esecutivo. All’ex magistrato ed ex parlamentare di Forza Italia, i pm contestano il reato di false dichiarazioni al pubblico ministero, per le sue dichiarazioni durante le indagini a carico di Nordio sulla gestione del caso Almasri da parte degli uffici del ministero di via Arenula. Ipotesi di reato che, secondo quanto si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano, non si baserebbe su eventuale corrispondenza scritta (e soggetta a tutela) tra il ministro e la Bartolozzi, ma su testimonianze di altri dirigenti e funzionari del dicastero. Nel documento inviato alla Camera dai pm si legge che la versione fornita dal capo di gabinetto di Nordio «è da ritenere sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace». Dalle carte emerge che per gli inquirenti la sua versione «è intrinsecamente contraddittoria, laddove affermava, da un lato, che, non appena avuto notizia dell’arresto, ne aveva informato il ministro. Parimenti, subito dopo la prima riunione su Signal del 19 gennaio, lo aveva richiamato; che, in generale, si sentiva con lui quaranta volte al giorno (...) tuttavia, non aveva ritenuto opportuno sottoporgli la bozza predisposta dall’ufficio», proposta dai tecnici per rispondere alle richieste giunte in merito al fermo di Almasri. Inoltre, secondo i magistrati, «è logicamente insostenibile che ( la Bartolozzi, ndr) si sia arrogata il diritto (...) di sottrarre al ministro - che le aveva prospettato la necessità di studiare le carte - un elemento tecnico da valutare e tenere in considerazione ai fini della decisione da assumere; perché, cosi facendo, sarebbe venuta meno agli obblighi inerenti l’incarico assunto, avrebbe derogato alla prassi costantemente seguita di informare il ministro di ogni cosa e, ancora, perché la bozza era stata redatta da Lucchini (funzionaria del ministero, ndr), collega di cui riconosceva l’alta professionalità e di cui dichiarava, peraltro, di aver condiviso l’interpretazione giuridica offerta. In terzo luogo, le sue dichiarazioni risultano smentite da quelle di Guerra (altra funzionaria del ministero, ndr) che ricordava espressamente di aver parlato del problema dei termini da rispettare». Inoltre dalle testimonianze degli altri partecipanti alle riunioni con gli altri vertici istituzionali ( cui la Bartolozzi aveva partecipato) emergerebbe che si sarebbe parlato anche dell’eventualità in cui la Corte d’Appello avesse disposto la scarcerazione di Almasri, convenendo «sulla necessità e opportunità di espellerlo e rimpatriarlo con un volo di Stato». Il rischio, quindi, è che anche se il Parlamento dovesse respingere la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano, la Procura possa tirare dritto con le accuse alla Bartolozzi, che in caso di rinvio a giudizio, porterebbero di fatto a un processo all’intera vicenda, con i componenti dell’esecutivo che potrebbero trovarsi nello scomodo ruolo di testimoni. La notizia del nuovo filone d’indagine ha spiazzato i componenti della Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati. Il provvedimento, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è stato notificato alla Bartolozzi nei giorni scorsi, anche se l’iscrizione risalirebbe ad agosto, vale a dire pochi giorni dopo l’invio degli atti da parte del tribunale dei Ministri al procuratore della Capitale, Francesco Lo Voi. Al momento non è chiaro se l’ipotesi di reato le venga contestata all’interno del procedimento a carico dei tre componenti dell’esecutivo o se i pm abbiamo aperto un diverso fascicolo. Per Piero Pittalis esponente di Forza Italia all’interno della Giunta, l’indagine a carico della Bartolozzi «è un fatto nuovo,» che «dovrà essere oggetto di una comune riflessione che faremo domani (oggi, ndr) in Giunta, è chiaro si tratta di capire quale è l’indagine, bisognerà acquisire gli elementi utili al fine di valutare». Parole che sembrano il preludio di un di tempi lunghi per la decisione finale sulla richiesta di autorizzazione. Nel frattempo, l’opposizione attacca, con la responsabile giustizia del Pd Debora Serracchiani che ha chiesto «un passo indietro immediato e un’assunzione di responsabilità da parte del governo». Mentre per rappresentanti del Movimento 5 stelle nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato la vicenda è «probabilmente l'inevitabile seguito di una vicenda vergognosa che da gennaio infanga il buon nome e la credibilità delle nostre istituzioni, riducendo l'Italia alla stregua di un qualsiasi Stato canaglia». Ieri Nordio e la Bartolozzi hanno avuto modo di incontrarsi durante alcune riunioni di lavoro. In serata il Guardasigilli ha espresso la su «piena e incondizionata solidarietà» al suo capo di gabinetto. Resta però l’incognita delle conseguenze del nuovo filone d’indagine. Se il governo dovesse espandere l’immunità alla dirigente di via Arenula per un reato diverso da quelli contestati ai componenti dell’esecutivo il rischio che i pm investano della questione la Consulta sarebbe tutt’altro che remoto. Con esiti imprevedibili.
Robert Kennedy Jr e Orazio Schillaci (Ansa)
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