2022-06-22
«Non si è suicidato, temo un sabotaggio. Un errore dei giudici non tenerlo in cella»
L'incidente sulla via Salaria. Nel riquadro Barbara Prampolini (Ansa)
La scrittrice Barbara Prampolini: il trader Bochicchio doveva rispondere ai pm su nuove accuse e continuava a vivere nel lusso coi nostri soldi.Azione legale in Inghilterra contro due banche: in ballo risarcimento da 220 milioni.Lo speciale contiene due articoli.«Non credo assolutamente all’ipotesi del suicidio. Non ho mai sentito di qualcuno che si è suicidato in moto. E se invece di morire rimani in sedia a rotelle? Più probabile che gli abbiano sabotato il mezzo». Barbara Prampolini, scrittrice e giornalista, è una dei tanti truffati di Massimo Bochicchio, il trader morto domenica scorsa in un incidente in motocicletta sulla via Salaria. «Massimo non doveva solo andare al processo il giorno dopo» aggiunge. «A quanto ne so in settimana avrebbe dovuto incontrare i magistrati per rispondere ad alcune domande: volevano contestargli altri reati. Ma il tribunale faceva i controlli o no? In questi mesi ha avuto agevolazioni che altre persone non avrebbero ricevuto» dice. L’esame del Dna ieri avrebbe sgomberato qualche dubbio, soprattutto tra chi è rimasto vittima delle truffe di quello che alcuni hanno soprannominato il Bernie Madoff dell’Aniene: il corpo carbonizzato trovato sulla Salaria sarebbe di Bochicchio. Eppure i dubbi non riguardano solo l’epilogo di una storia ancora tutta da scrivere. Tra i misteri che circondano la fine di Bochicchio ci sono anche gli ultimi mesi di vita, la libertà che gli era stata concessa. «I giudici dovrebbero farsi qualche domanda» incalza Prampolini che aspetta ancora 3 milioni di euro dal broker di Capua. «Le Procure di Milano e Roma avevano chiesto il carcere, ma il gip gli aveva concesso i domiciliari. Ho letto gli atti. Erano stati clementi perché aveva promesso di restituire i soldi che aveva truffato. Ma mi pongo una domanda: se questa persona dopo un anno non ha restituito i soldi a nessuno è venuto in mente che forse stava mentendo? E che forse era il caso di tradurlo in carcere?».Per la giornalista doveva essere sorvegliato. «Viveva una vita nel lusso più sfrenato. Hanno lasciato una persona libera di fare quello che voleva. Faceva una vita migliore delle mia. Non c’è giustizia, e non appare nemmeno ad occhio nudo, quasi come se Bochicchio meritasse riguardi particolari. Perché? Come è possibile che una persona accusata di reati come riciclaggio e truffa giri liberamente la domenica mattina?». Secondo Prampolini un motivo ci sarebbe. «Doveva avere delle conoscenze, sennò questa storia non si spiega. Massimo aveva dimostrato più volte che di lui non ci si poteva fidare. Era stato latitante per quasi un anno, continuava a raccontare balle e aveva un grado di affidabilità pari allo zero. E poi c’è anche un altro aspetto» continua la scrittrice. «I giudici non si erano posti il dubbio che qualcuno avrebbe potuto fargli del male? Aveva molti nemici. Lasciandolo libero di circolare non hanno fatto né il nostro né il suo di interesse». La vita del broker è sempre stata un gigantesco castello di sabbia.«Purtroppo tra le varie ipotesi a questo punto due sono le restanti: incidente o attentato. Restano comunque molti gli interrogativi ai quali dare risposte. Del resto aveva mentito anche sulla causa di separazione dalla moglie. Invece ho letto sui giornali che i 2 vivevano ancora insieme. Lei la sera prima aveva postato su Instagram i video del concerto di De Gregori e Venditti. Insomma, facevano una vita più che normale, senza alcun problema».In questi ultimi 2 anni le vittime del sistema Bochicchio hanno aspettato giustizia. «Ci abbiamo creduto, abbiamo portato pazienza. Adesso non sappiamo quello che può accadere. Di sicuro andremo avanti fino alla fine per avere giustizia». Prampolini aveva sentito l’ultima volta Bochicchio nell’agosto del 2020. «Gli avevo scritto una mail nel giorno in cui era uscito il primo articolo sulla Verità. Lui mi rispose subito, dicendo che aveva sistemato tutto. Ho registrato tutte le telefonate che abbiamo fatto. Mi disse: stai tranquilla Barbara, sono cose vecchie, ho sistemato tutto. In questi anni abbiamo aspettato. Poi c’è stata la latitanza. Ci ha rovinato e adesso non sappiamo se avremo i nostri soldi».C’è poi un altro aspetto che la scrittrice non riesce a digerire. «In questi 2 anni nessuno ha mai voluto parlare di questa storia. In Italia parlano sempre di qualsiasi cosa, a volte i casi li creano soprattutto in certe trasmissioni , ma il caso Bochicchio è stato sempre tabù, l’unica che si è esposta sono sempre stata io. Venni contattata da Canale 5 alla trasmissione Pomeriggio Cinque poi all’ultimo minuto mi hanno detto che “gli autori preferivano soprassedere” e mi sono arrivati da varie parti inviti gentili a parlare poco con i media. Perché? Spero che finalmente inizino a cambiare le regole del gioco». In questi anni lo aveva visto una sola volta. «Fu il mio ex marito Alessandro Arienti a convincermi a sottoscrivere le fantomatiche azioni Facebook tramite la sua fiduciaria Sifir, con Bochicchio nel 2011 e da allora i rapporti li ha sempre tenuti lui. Io ero entrata in contatto diretto con Bochicchio solo dopo il 2016 , dopo la separazione da Arienti. Poi, ho visto Bochicchio una sola volta nel 2017. Nelle telefonate cercava sempre di tranquillizzarmi, ma io non ho mai ricevuto nulla. So invece che i clienti della Sifir alla fine sono stati rimborsati. Del giro Antonio Conte e di tutto il resto non sapevo nulla, l’ho scoperto sempre da quell’articolo della Verità nell’agosto del 2020». Barbara Prampolini continua a non spiegarsi i motivi degli arresti domiciliari. «Il suo avvocato aveva anche chiesto la revoca, ma i giudici non gliela avevano concessa. Per fortuna. D’altra parte già con 2 ore di libertà a disposizione durante il giorno si possono fare un mucchio di cose. Si possono aprire e chiudere conti. Si possono inquinare le prove di un processo. Si può parlare con le persone sbagliate, cercare di trovare i soldi che devi restituire».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/non-si-e-suicidato-temo-un-sabotaggio-un-errore-dei-giudici-non-tenerlo-in-cella-2657540805.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dal-dna-prima-conferma-sui-resti-un-teste-ma-la-dinamica-e-un-giallo" data-post-id="2657540805" data-published-at="1655847255" data-use-pagination="False"> Dal Dna prima conferma sui resti. Un teste, ma la dinamica è un giallo Dovrebbe essere il corpo di Massimo Bochicchio quello trovato in via Salaria domenica pomeriggio. Bisogna ancora usare il condizionale, perché ieri mattina sono iniziati gli accertamenti, ma per avere la certezza scientifica ci vorrà ancora una settimana. Lo spiega alla Verità Gianluca Tognozzi, l’avvocato del trader: «Il medico legale stamattina (ieri, ndr) ci ha detto che ci vogliono almeno 6 giorni per essere sicuri al 100%». Una conferma sull’identità è comunque stata trovata dagli inquirenti grazie a brandelli del braccialetto elettronico sul luogo dell’incidente: in un primo momento sembrava scomparso. Ma il riconoscimento del cadavere potrebbe non bastare per capire l’esatta dinamica dell’accaduto. In ogni caso il processo penale si estinguerà nei prossimi mesi. Continueranno invece le azioni civili. Ieri c’è stata una importante novità. L’azione legale contro le banche Credit Suisse e Hsbc prosegue in Inghilterra, portata avanti dall’avvocato Corrado Rossano che ha in carico il 70% dei crediti vantati da clienti nei confronti di Bochicchio. La cifra si aggira intorno ai 220 milioni di euro, cifra che difficilmente la famiglia Bochicchio potrà risarcire, ma che forse potrebbe smuovere gli istituti di credito che in questi anni hanno affiancato il trader di Capua nelle sue operazioni. Mentre quindi gli storici clienti, tra l’ex allenatore dell’Inter Antonio Conte e l’ambasciatore Raffaele Trombetta, cercano di raccapezzarsi su come affrontare i prossimi passi, in Procura a Roma si continua a lavorare per fugare ogni dubbio sulla morte del broker. Secondo una prima autopsia, Bochicchio sarebbe morto a causa dei traumi dovuti all’incidente. Poi la benzina del serbatoio avrebbe carbonizzato il corpo. Stando ai primi esami non ci sarebbero stati malori o comunque si esclude al momento un infarto. Del resto, sono stati gli stessi inquirenti a spiegare che lo stato di salute di Bochicchio era paragonabile a quello di un qualsiasi 57 enne. Cioè in buone condizioni. Ma allora perché godeva di 2 ore di libertà al giorno proprio per problemi di salute? Aveva il diabete, a quanto risulta alla Verità. Bastava questo per avere la possibilità di girare indisturbato per Roma? Di sicuro saranno fatti altri esami per capire se Bochicchio si sia sentito male e abbia perso il controllo della moto. Ma richiederanno almeno 60 giorni. Che calcolando la chiusura degli uffici di Roma ad agosto spiegherebbe il rinvio del processo penale a suo carico al 15 settembre. Nei prossimi giorni bisognerà capire se davvero si sia trattato di un malore o di un suicidio. Ma resta piedi anche la pista del sabotaggio della moto. Gli agenti della polizia di Roma Capitale non hanno trovato segni di frenata sul manto stradale. Si cerca tramite le telecamere di capire se qualche automobile lo abbia affiancato buttandolo fuori strada. Ma in questo caso ci sarebbero almeno i segni di una frenata. E se i freni fossero davvero stati manomessi? «L’ho visto mentre superava la mia auto e poi la moto ha cominciato a deviare verso destra» ha confermato un testimone sentito ieri: parole che confermano quanto già fatto verbalizzare da altri tre testi. Qualcosa di più si saprà nei prossimi giorni, soprattutto quando si avranno i primi referti. Nel frattempo sono comparsi sui giornali necrologi per ricordarlo. Sul Messaggero è arrivato anche il saluto del circolo del Tennis Club Parioli che ha voluto partecipare affettuosamente al lutto della famiglia. Silenzio invece dal Circolo dell’Aniene, che probabilmente, per i soci troppo altolocati, non ha voluto ricordare una figura controversa come quella di Bochicchio. Eppure anche all’Aniene «aveva trovato 2 o 3 polli da spennare» si racconta a Roma.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)