2024-06-15
Non prendiamo lezioni da chi ritiene che uccidere un feto sia un «diritto»
Nonostante il ko elettorale Emmanuel Macron cavalca il «no» alla vita. Ma è contro natura.La pesante sconfitta elettorale subita dal presidente francese Emmanuel Macron lo sta spingendo a cavalcare nuovamente, approfittando del G7 in corso, e con forza l’assurda richiesta del riconoscimento dell’aborto come diritto universale dei cittadini europei. Oltre al fatto che utilizzare la delicatissima questione dell’aborto come strumento di propaganda elettorale, è quantomeno meschino e irresponsabile (come sta accadendo in questi giorni anche nel nostro Paese), rimane la questione di fondo, che viene sempre colpevolmente ignorata, ma che costituisce l’essenza stessa della materia in gioco: l’aborto è sempre e per chiunque l’eliminazione voluta di un essere umano innocente e debole. Privo di qualsiasi colpa, se non quella di essere una vita indesiderata, non voluta, non programmata, scomoda, foriera di problemi, eliminando la quale tutto si sistema e si risolve.Nel 2007, assumendo il principio che nessun uomo ha il diritto di uccidere un altro uomo, l’Onu, a grande maggioranza, approvò una moratoria universale sulla pena di morte: è dunque necessario chiedersi come può essere lecito, anzi «diritto», uccidere un bimbo che vive nel seno materno. Una vera schizofrenia, drammatica e colpevole, che sta segnando in negativo, profondamente, lo sviluppo stesso delle società occidentali. Madre Teresa di Calcutta, nel 1983, fu profeta inascoltata nella sua chiara condanna dell’aborto, ma oggi sta accadendo propria quanto ella aveva previsto. Quando si parla di «diritto», si intende una condizione positiva, un bene importante e fondamentale che la società civile ritiene talmente essenziale da scegliere di tutelarlo a vantaggio di tutti, proprio perché è un «bene» di tutti. Così la libertà, la salute, il lavoro, l’istruzione, la casa, il voto … Può considerarsi l’eliminazione di un bimbo innocente un «bene» e, dunque, tutelarlo come «diritto»? Il comune e semplice buon senso non può che ribellarsi di fronte a tanta prevaricazione ideologica. La stessa legge 194, che in Italia regola l’interruzione volontaria di gravidanza, riconosce (almeno a parole) il valore sociale della maternità tanto che, nei primi articoli, si propone di rimuovere le cause che possono determinare la scelta abortiva. Come dire: si mettano in atto tutte le condizioni per evitare di ricorrere all’aborto, che deve rimanere una tragica misura estrema.Sappiamo bene che poi, nei fatti e negli anni, in questa direzione non si è fatto proprio nulla, a eccezione di un grande e virtuoso volontariato che, rispettando sempre la decisione della donna, questo deve essere chiarissimo viste le polemiche false e strumentali di queste settimane, ha consentito a circa 260.000 bimbi di nascere e ad altrettante mamme di vivere la gioia del loro bimbo in braccio. È certamente sbagliato criminalizzare una donna che sceglie di abortire, ma non è meno criminale non fare nulla per darle la possibilità concreta di portare avanti la sua gravidanza.Quando la «scelta» abortiva è condizionata da ragioni economiche, sociali, di salute, lavorative od altro, cioè da cause che si potrebbero affrontare e risolvere, non è più una «scelta» e diventa una sconfitta imposta da condizioni che si aveva il dovere, morale e sociale, di rimuovere. Con due vittime: il bimbo e la mamma. L’esperienza concreta, sul campo, ci ha insegnato che nessuna donna è felice di abortire (quante lacrime abbiamo asciugato, quante sofferenze abbiamo cercato di mitigare) e, altrettanto, non c’è una sola donna che, adeguatamente aiutata, si sia pentita di essere arrivata al traguardo di avere il suo bimbo in braccio. Questi sentimenti sono iscritti nel cuore dell’umanità, sono intagliati nel cuore e nella mente di ogni donna, e la vera libertà significa rispettare ciò che la natura ci insegna. Proprio in questo nostro tempo in cui, correttamente, sale ogni giorno l’appello a rispettare, non violentare, la natura, non possiamo proclamare come «diritto» un gesto che va in senso esattamente opposto, eliminando un essere umano.La Ue, poche settimane fa, con una «determina» ha deciso di condannare con la medesima sanzione chi uccide una cicogna e anche chi ne distrugge le uova non ancora dischiuse. Certamente corretto! Resta da chiedersi perché altrettanta delicatezza e buon senso non si usano quando è in gioco un essere umano. E un bimbo vale ben di più di una cicogna. Altro che «diritto di aborto»!
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)