2022-07-04
Non ingrassa, sazia e idrata. Kiwi ottimo per la prova costume
Il frutto aiuta a soddisfare il fabbisogno di vitamina C utile a prevenire le patologie da raffreddamento o a velocizzarne la cura. In estate si rivela fondamentale per non soccombere ai continui passaggi da caldo umido a freddo secco. Rinvigorisce il sistema immunitario, è un potente antiossidante e favorisce l’assorbimento del ferro. Ricco di fibre, presenta un effetto lassativo soprattutto se poco maturo.Se volete fare gli internazionali, chiamatelo «kiwi». Se volete fare i francesi della situazione che francesizzano ogni nome internazionale, chiamatelo kivi, più all’italiana, lingua che non usa la doppia v. Diventato ormai familiare sulle nostre tavole, il frutto del kiwi è una bacca, un tipo di frutto carnoso in cui tutti gli strati sono morbidi e acquosi e, diversamente dalla drupa, non contiene l’endocarpo legnoso. Famiglia Actinidiaceae, genere Actinidia, il kiwi è la bacca di molte specie di liane. Liane? Perché le liane fanno frutti? Sì, la liana non è una protuberanza floscia degli alberi, un loro ramo moscio a foggia di corda, ma è una pianta rampicante e legnosa che dal terreno si appoggia lungo il tronco di altri alberi fino ad arrivare alla chioma, lo fa - pensate - per arrivare alla luce. I kiwi più diffusi da noi sono quello con buccia marrone pelosa, polpa verde smeraldo, semini neri e forma a uovo e poi il giallo, anche detto «gold kiwi» o «jingold», con forma a supposta, polpa gialla e buccia glabra. Ma ci sono anche varietà recenti, come il kiwi a polpa rossa con buccia color mattone. La pianta del kiwi è l’Actinidia deliciosa anche chiamata Actinidia chinensis, perché originaria della Cina. Dalla Cina, il kiwi arriva in Gran Bretagna nel Diciannovesimo secolo e nel Ventesimo in Nuova Zelanda. Lì, nella terra a sud ovest dell’Oceano Pacifico, la bacca dell’Actinidia diventa protagonista di coltivazione intensiva e grandissima diffusione. La nuova coltivazione tipica acquisisce anche il nome dell’uccello simbolo della Nuova Zelanda, il kiwi, anche detto atterigio, esponente del genere Apteryx della famiglia Apterygidae e dell’ordine Apterygiformes, nomi greci che descrivono l’assenza delle ali dell’uccellino, caratteristica che gli rende impossibile volare. Oltre alla forma, che fa sì che l’uccello kiwi sembri davvero una bacca kiwi con una testolina di volatile poggiata sopra, anche la colorazione marroncina delle sue piumette somiglia molto alla buccia del kiwi peloso. Alla fine del Novecento il kiwi arriva in Europa, introdotto dal missionario botanico Padre Paul Guillaume Farges che ne spedì i semi e una pianta in Francia, per la precisione nel 1897. Poi arriva in Italia. Come con molte altre colture, siamo diventati campioni di produzione e consumo di kiwi e sebbene lo scettro sia sempre detenuto dalla Cina, al secondo posto ci sta l’Italia e la zona interna di maggiore produzione è il Lazio. Raccogliamo i kiwi a settembre e ottobre, ma li troviamo al supermercato da ottobre ad aprile e talvolta anche nell’intermezzo tra i due, grazie all’ottima risposta del nostro alla conservazione contemporanea. Ottima conservabilità fatta sempre salva, però, l’assenza di etilene nell’ambiente circostante, che invece ne velocizza la maturazione. Abbiamo frutti climaterici, che proseguono nella maturazione anche dopo la raccolta, e frutti non climaterici. I primi, come banana, mela, albicocca, pomodoro, melone, mango, papaya, pesca, pera, anguria, avocado e il nostro kiwi, producono molto etilene, responsabile della maturazione - che muta gli amidi in zuccheri - mentre i frutti non climaterici come, ad esempio, pompelmo, ananas, uva, zucca, cetrioli ne producono meno e dopo la raccolta non maturano ulteriormente. Se avete dei kiwi troppo duri e volete ammorbidirli, teneteli accanto a una banana, una mela, magari coperti da un canovaccio, se li avete già belli maturi, fate attenzione a non metterli accanto ad altri frutti climaterici. A temperatura ambiente normale il kiwi si conserva anche una settimana, col caldo di questo periodo decisamente meno, quindi conservateli in frigorifero nel contenitore per frutta e verdura in un sacchetto di carta, perché il kiwi teme il caldo eccessivo, ma anche l’eccesso di umidità. Spiega Inverno. Vita e cucina di stagione, Slow Food editore: «Si consumano tal quali oppure in macedonie, spiedini di frutta, salse, torte, crostate, confetture, gelatine, come decorazione e ingrediente di piatti anche salati. Poiché l’Italia è, dopo la Cina, il secondo produttore mondiale (varietà più diffusa la hayward), acquistandoli si hanno buone probabilità di consumare frutti coltivati e raccolti non troppo lontano.Inoltre la straordinaria resistenza della pianta alle malattie rende inutile ricorrere a pesticidi chimici. Sono prodotti Igp le actinidie coltivate secondo uno specifico disciplinare nell’Agro pontino (Latina, Roma)». E ancora, riguardo al loro impatto sulla salute: «Contengono una quantità di vitamina C (85 mg per 100 g di parte edibile) persino superiore a quella delle arance e basta consumarne due al giorno per coprire il fabbisogno giornaliero: hanno pertanto elevate proprietà antiossidanti e aiutano a prevenire i malanni di stagione». I kiwi soddisfano interamente la Rda di vitamina C, le arance ne forniscono l’88,7%. Razione giornaliera consigliata che equivale a 90 milligrammi per l’uomo e 70 milligrammi per le donne, soglia che non serve superare perché l’organismo espelle la vitamina C in eccesso (infatti i migliori integratori di vitamina C sono quelli a rilascio graduato): per raggiungerla, basta mangiare un’arancia e mezza o due kiwi al giorno. La vitamina C ci aiuta a prevenire o, se non si è riuscito a prevenire, a velocizzare la cura delle comuni patologie da raffreddamento, in primis il raffreddore, che col passaggio dal caldo umido ambientale di questo periodo al freddo secco dei locali rinfrescati con aria condizionata sono dietro l’angolo anche se non è inverno. Inoltre, contribuisce a rinvigorire il nostro sistema immunitario perché aiuta l’organismo a combattere virus e batteri, è un potente antiossidante, interviene nella sintesi di neurotrasmettitori e soprattutto nella produzione del collagene, proteina fondamentale nel nostro organismo la cui diminuzione conduce a capillari fragili - da cui sanguinamenti, lividi, emorragie - ma anche a fragilità ossea, denti compresi, e ridotta capacità di cicatrizzazione in caso di tagli e ferite. Inoltre, favorisce l’assorbimento del ferro, perciò abbiamo pensato di proporre una ricetta nella quale il manzo è accompagnato proprio dal kiwi. Ancora dal libro di Slow Food: «Ricchi di fibre, svolgono inoltre un effetto lassativo, che è inversamente proporzionale allo stadio di maturazione del frutto. Se si desidera ottenerlo è quindi opportuno scegliere kiwi non eccessivamente maturi». Deve fare attenzione chi soffre di diverticolite e diverticolosi per via dei semini: per giovarsi delle proprietà del kiwi senza rischiare di avere problemi basterà togliere la parte che contiene i semini. Il kiwi è anche ricco di potassio e povero di sodio (il rapporto ideale fra i due è alto il primo e basso il secondo), quindi aiuta ad evitare i crampi. Il kiwi è considerato anche in grado di abbassare il colesterolo Ldl e aumentare il colesterolo Hdl, oltre che capace di abbassare anche i trigliceridi. Con sole 44 calorie ogni 100 g e l’84% di acqua, il kiwi è perfetto per una merenda saziante che non ingrassa e che però idrata, ciò di cui abbiamo veramente bisogno con queste temperature agostane nel mese che agosto non è.
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)