2021-03-25
Non è la scienza a dettare i lockdown. La retromarcia tedesca lo dimostra
Revocate le misure decise per Pasqua. Il dietrofront dà il colpo di grazia all'alibi sanitario con cui sono rifilate le serrate e prova quanto detto dalla Verità: Angela Merkel voleva nascondere la crisi della Cdu chiudendo tutto.Senza enfasi e senza autocelebrazioni, questo giornale può rivendicare il fatto di essere stato l'unico non solo in Italia - ieri - a dare una lettura tutta politica del lockdown rigidissimo annunciato il giorno prima, in Germania, da Angela Merkel: i dati tedeschi sull'andamento della pandemia (contagi, ricoveri, morti), pur in qualche modo preoccupanti, non giustificavano misure tanto dure. Dunque - scriveva ieri mattina La Verità - erano più che altro delle questioni politiche a bruciare (l'andamento catastrofico della campagna vaccinale, i sondaggi Cdu in picchiata, le campagne di stampa molto aggressive, le sconfitte elettorali in due lander): situazione che ha probabilmente indotto la Merkel a una drammatizzazione sanitaria per tentare di sterilizzare tutto.Sta di fatto che alla cancelliera la situazione è totalmente sfuggita di mano e, dinanzi a un'ondata senza precedenti di proteste (popolari, mediatiche, politiche), ieri mattina la Merkel si è rimangiata tutto, con ciò implicitamente confermando che di scientifico c'era assai poco alla base delle decisioni del giorno prima. Dunque, il contrordine. Nuova riunione superveloce con i lander, annullamento del super lockdown pasquale, e scuse in una nuova dichiarazione pubblica: «È un errore che deve essere chiamato come tale e che, se possibile, bisogna correggere in tempo. Penso sia ancora possibile. Questo errore è stato unicamente mio». E ancora, una testuale richiesta di «perdono»: «So che questo procura altra insicurezza e chiedo perdono a tutti i cittadini e a tutte le cittadine».Morale: tutte le misure ultra restrittive ipotizzate, ha detto la cancelliera, «non entreranno in vigore». Unica autodifesa: «È stato fatto per una buona ragione e cioè quella di far tornare indietro la curva dei contagi. Volevamo assolutamente frenare la terza ondata della pandemia, ma l'idea della pausa di Pasqua era sbagliata. C'erano buoni motivi, ma non era praticabile in così breve tempo, semmai lo sia in assoluto visto che i costi superano i benefici». Insomma, una retromarcia totale, annunciata con toni perfino umilianti. Successivamente, la cancelliera si è recata in Parlamento, dove ha confermato che non ci saranno misure alternative a quelle revocate. Rimarrà solo l'eventualità di tirare «il freno d'emergenza» sulle future e più ampie riaperture, che potrebbero dunque essere rallentate se l'incidenza dei casi dovesse superare un certo livello per tre giorni consecutivi. Sta di fatto che per la Merkel le ultime ore sono state un calvario: attacchi pesantissimi dei media di ogni orientamento (Bild, Süddeutsche Zeitung, Spiegel); tiro incrociato delle opposizioni che, dai liberali Fdp alla Linke, hanno chiesto un voto di fiducia mettendo in dubbio la solidità del governo; furia nella stessa Cdu-Csu (pure per l'ipotizzata sospensione delle funzioni religiose pasquali); rabbia delle associazioni del commercio e dell'industria. Ma si sa che i politici - secondo un antico adagio - vedono la luce solo quando sentono il calore, nell'accezione pericolosa (per loro) del termine. Ci sono infatti sondaggi sempre più devastanti per la cancelliera. Secondo una rilevazione resa nota ieri, la Cdu-Csu sarebbe precipitata di altri tre punti (26%), ormai quasi tallonata dai Verdi (22%). Del resto, se sono gli stessi democristiani a enfatizzare il tema ambientalista, sono proprio loro a portare acqua al mulino verde. Inchiodata al 16% l'altra forza della grosse koalition, l'Spd di Olaf Scholz. Dunque, la corsa verso le elezioni generali di settembre appare sempre più accidentata per il partito della cancelliera, al tramonto della sua lunga stagione politica. Resta largamente inspiegabile il coro di elogi che ha accompagnato la sua leadership in questi anni, ignorando la sua attitudine alla non decisione e al rinvio dei problemi, e il sostanziale fallimento delle risposte a tutte le crisi che la Germania, e l'Ue a guida tedesca, hanno affrontato in un decennio abbondante: la crisi finanziaria del 2007-2010, la crisi greca, la crisi migratoria del 2014, e ora l'emergenza pandemica con la relativa campagna vaccinale. In particolare quest'ultima vicenda ha i contorni di un fallimento spettacolare: sia in patria (per ora, meno del 10% dei tedeschi ha ricevuto una dose di vaccino e meno del 5% tutte e due) sia nel paragone con la Gran Bretagna. Una sorta di replica, ancora una volta a beneficio dei britannici, di un confronto che tante volte nella storia ha visto Uk e tedeschi come espressione di due modelli radicalmente alternativi.Cade dunque il mito della Germania merkeliana come punto di riferimento, tante volte scelto (più o meno strumentalmente) dalla politica e dai media italiani. E cade anche l'ultimo velo di ipocrisia sul presunto carattere obbligato (del tipo: «Ce lo chiede la scienza») delle decisioni politiche relative ai lockdown. C'è infatti un punto al di là del quale la rivolta degli elettori (e perfino degli stessi partiti) induce i primi ministri a rimangiarsi le solenni dichiarazioni «scientifiche» del giorno prima.
L’ex viceministro e sottosegretario della Salute Pierpaolo Sileri (Ansa). Nel riquadro Marco Florio
Andrea Sempio, nel riquadro il padre Giuseppe (Ansa)