
Se lo ripetiamo spesso, finiremo per convincerci che lo siamo davvero e quindi il nostro cervello si comporterà di conseguenza. Capita a tutti di sbagliare. Ma allora bisogna dire: «Ho fatto una cosa stupida». E pensare che è solo una, fra tante altre corrette.In principio era il verbo, l'enorme importanza del pensiero, l'enorme importanza della parola; la fondamentale importanza del dialogo, a cominciare dal dialogo interno, vale a dire dal discorso che noi facciamo con noi stessi. È fondamentale, sia che noi parliamo con noi stessi o che parliamo con altri, distinguere l'identità dal comportamento.Ho fatto una cosa idiota: è stato idiota il mio comportamento. Sono un idiota, idiozia diventa la mia identità, e qui siamo nei guai perché entro certi limiti, questo sia chiaro, altrimenti andiamo in un delirio, noi siamo quello che pensiamo di essere. Nel senso che se credo di essere Napoleone sono Napoleone? No, quello è un delirio psicotico, ma se credo di essere un idiota, io divento un idiota, io trasmetto l'informazione idiota al mio inconscio, il quale ottusamente la realizza; la mia attenzione si spampana, la mia intelligenza si rattrappisce, il mio tasso di errore si moltiplica. Il nostro io inconscio tende a realizzare quello a cui stiamo pensando. È diverso se dico: ho fatto una cosa idiota, ho fatto una cosa stupida, qui la critica è sul mio comportamento, non sulla mia identità. A tutti capita di fare cose stupide, a qualcuno forse più che agli altri, certo. Quali sono le persone a cui capita più spesso di fare cose stupide? Quelli che più spesso fanno cose nuove, quelli che più spesso escono dalla routine. Tutte le volte che usciamo dalla routine, eccolo lì, c'è il rischio maledetto di fare la sciocchezza. Quindi serve un'infinita attenzione al dialogo interno: ho fatto una cosa sbagliata, ma forse potevo fare di meglio. Ho fatto una cosa che forse non andava bene, ho fatto una sana autocritica, forse potevo far di meglio, vuol dire che sono in grado di fare di meglio. Qual è la mia identità? Quella di uno che è in grado di crescere, di imparare dai propri errori. Che cosa fa il mio inconscio? Dice «sì padrone», e diventa più attento e intelligente.Facciamo un esempio pratico: sono andata al supermercato, torno a casa; non ho preso le uova. Qual è la frase che pronuncio? Ma come sono stupida! La frase è sbagliata. Il cervello umano non può memorizzare tutto, aver dimenticato una cosa non è stupidità, ma normalità; quindi la frase corretta dovrebbe essere «ma come sono normale». In realtà se analizziamo con attenzione le cose, anche questa frase non è proprio giusta. La frase veramente giusta è: ma come sono grande, mio Dio quanto sono grande!In primo luogo i quattrini di famiglia li ho spesi al supermercato a fare la spesa invece di strafarmi di coca; scusate, ma c'è un mucchio di famiglie dove c'è uno che usa tutte le disponibilità finanziarie per strafarsi di coca. Immaginate queste famiglie che si dicono uno con l'altro: «Oggi invece di farsi di coca ha fatto la spesa, che meraviglia! Ma ha dimenticato le uova». Ha dimenticato le uova? Ma chi se ne frega: quindi, «ma come sono grande, non mi sono fatto di coca, ma i quattrini di famiglia li ho spesi al supermercato, sono andato in auto fino al supermercato, senza ammazzare nessuno, perché ho guidato a destra e rispettato i semafori rossi, al supermercato ho pagato fino all'ultimo centesimo tutto quello che ho preso, sono tornato a casa senza ammazzare nessuno e ho parcheggiato la macchina senza distruggere né macchina né il muro. Sto mettendo la spesa nel frigorifero e ho dimenticato le uova; come sono grande, su cento operazioni che dovevo fare, ne ho fatte novantanove giuste e una sbagliata».In termini di voto, il mio voto è dieci meno, e qui si arriva ad un altro punto fondamentale. La sufficienza è sei, non dieci, dieci è la perfezione. Quando su dieci operazioni che dovevamo fare in una giornata ne abbiamo fatte sei giuste e quattro sbagliate, va bene, se sono otto giuste e due sbagliate è grasso che cola, possiamo essere contenti. Quindi ogni tanto facciamo un rapido ripasso di tutte le operazioni che abbiamo fatto in tutta la giornata. Alzarsi, lavarsi i denti, fatto il caffè, tutto giusto fino qui? E vai! Fatto il letto, preso la macchina, guidato senza ammazzare nessuno, oppure preso il tram, bollato la cartolina; quante operazioni facciamo nella giornata? Vogliamo concederci tre sbagli? Se possediamo un'automobile, diamo per scontato che ci prenderemo almeno tre multe l'anno, arrabbiamoci dalla quarta in poi. Non possiamo pretendere di fare tutto giusto, perché il nostro cervello non funziona così. Il cervello umano funziona sull'errore, sull'approssimazione.Se ricordate il film Rain Man, racconta la storia vera di un paziente il cui cervello aveva una memoria totale; il risultato è che era intasato da un tale quantitativo di ricordi, che non poteva funzionare. L'errore è la norma. Quando sbagliamo diciamoci: come sono grande, come sono normale, faccio un mucchio di cose, ne sbaglio qualcuna, e va bene, sono bravo. Questa volta però ho sbagliato, allora prendo nota dell'errore e faccio in maniera, la prossima volta, di fare meglio. Il nostro cervello impara sugli errori. Oggi ho dimenticato le uova, la prossima volta mi faccio la lista della spesa, mi cerco un taccuino carino, anzi me ne avevano regalato uno a Natale, adesso lo tiro fuori e mi faccio la lista. In fondo è divertente fare la lista, qualcuno la fa piena di disegnini e spunta facendo il cuoricino sulla cosa fatta.Tutto qui, dobbiamo giocare sempre nella nostra squadra, c'è già la vita che gioca nella squadra avversaria, noi giochiamo nella nostra.Un trucco può essere parlare a sé stessi come se si parlasse in terza persona di un supereroe: ecco super mamma che leva Arianna dalla culla, si precipita al fasciatoio e cambia il pannolino a tempo di record. Riuscirà supermamma a portare Francesco in tempo a scuola? Certamente sì, un applauso per supermamma. È divertente. Se lo fate ad alta voce i bambini si sbellicano. Arianna è troppo piccola, ma Francesco si sbellicherà dal ridere. E soprattutto la tecnica del supereroe, ad alta voce se ci sono dei bambini, all'interno della nostra testa davanti a chiunque non sia un infante, ci darà incredibili risorse di gestire lo stress. L'umorismo spezza la tensione, dà un attimo di respiro. L'umorismo, quindi, aumenta la resilienza sia dei singoli che di interi popoli.
Il drone Geran-2, nome russo per lo Shahed 136 di fabbricazione iraniana (Getty images)
Per intercettare dei mezzi piuttosto lenti la risposta occidentale è stata sproporzionata.
Getty images
Starmer, Merz e Macron parlano da capi della Nato: «Rinforzare le difese». A Vilnius il comandante Alexus Grynkkewich: «L’art.5 può scattare». Pietro Parolin: «Temo l’escalation».
La madre dell’uomo: «Non andava liberato». Il Gop vuol rimuovere la toga responsabile.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti