2021-01-05
Con tre nuove nomine il premier e il Bullo ora straripano anche al Consiglio di Stato
Filippo Patroni Griffi (Ansa)
Nella sezione chiamata a giudicare preventivamente decreti e leggi del governo, 7 membri su 11 sono uomini di Giuseppe Conte e Matteo Renzi.Un anomalo ingorgo di nomine politiche, dal primo gennaio, intasa una sezione del Consiglio di Stato, il supremo organo della giustizia amministrativa. Nella Sezione consultiva per gli atti normativi, che ha l'importante e delicatissima funzione istituzionale di esprimere pareri preventivi sull'attività normativa del governo, il presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi ha appena deciso che debbano sedere due presidenti e 11 giudici. Il punto è che otto di loro sono di nomina governativa. Questo non accade certo per colpa di Patroni Griffi: tutti gli ultimi governi hanno nominato membri del Consiglio di Stato, com'è loro legittima facoltà. In base a una legge del 1982, addirittura un quarto dei 92 consiglieri di Stato è di nomina governativa e viene reclutato a questo scopo tra gli alti funzionari dello Stato o tra i dirigenti generali dei ministeri, o tra i professori universitari e gli avvocati «con alti meriti». E dato che i prescelti da un esecutivo spesso non sono magistrati o giuristi, il presidente del Consiglio di Stato cerca di collocarli - almeno all'inizio del loro incarico - nelle sezioni consultive, dov'è meno richiesta la specifica competenza tecnico-giuridica in campo amministrativo.Il problema che però oggi s'è venuto a creare nella Sezione per gli atti normativi è inusitato e preoccupante: perché riguarda da una parte la particolare frequenza della nomina «politica» dei suoi consiglieri, e dall'altra la specifica coloritura dei governi che li hanno scelti. Tre membri su 13, infatti, sono stati nominati consiglieri di Stato lo scorso 18 ottobre in un Consiglio dei ministri presieduto da Giuseppe Conte. Sono Riccardo Amato, già generale di corpo d'armata e vicecomandante dei Carabinieri; il prefetto Antonella De Miro (le sue ultime sedi di servizio sono state a Reggio Emilia, Perugia e Palermo); e Luca Di Raimondo, un avvocato amministrativista romano che già Romano Prodi nel 2006 aveva piazzato nella Commissione governativa per le valutazioni dell'impatto ambientale. Su Di Raimondo, in particolare, lo scorso luglio il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (il Cpga, che deve dare un parere preventivo sulle nomine) aveva manifestato perplessità: per la sua attività da amministrativista, l'avvocato ha firmato un notevole numero di ricorsi, oggi pendenti davanti al Tar del Lazio e in parte al Consiglio di Stato, e quindi era parso non avesse tutti i requisiti di imparzialità e indipendenza richiesti per una nomina senza concorso. Ma alla fine il volere del governo è prevalso e Di Raimondo è entrato. I tre nuovi consiglieri «contiani» della Sezione per gli atti normativi, cioè Amato, De Miro e Di Raimondo, vanno a sedersi accanto ad altri quattro che erano stati nominati il 9 novembre 2016 da un Consiglio dei ministri presieduto da Matteo Renzi. Questi quattro membri «renziani» sono Giuseppa Carluccio, un magistrato di Cassazione che era stato assistente di Sabino Cassese alla Corte costituzionale; Antimo Prosperi, già dirigente del ministero dell'Economia sotto il ministro Pier Carlo Padoan; Daniele Ravenna, già direttore del servizio studi del Senato; e Paolo Aquilanti, già segretario generale di Palazzo Chigi. Sette consiglieri su 11 della Sezione consultiva per gli atti normativi, insomma, vi sono approdati negli ultimi quattro anni grazie a una nomina governativa allineata all'attuale maggioranza giallorossa di cui, malgrado le turbolenze, Renzi fa ancora pienamente parte con il suo partitino Italia viva. Va detto che anche un ottavo consigliere della Sezione per gli atti normativi è tecnicamente di nomina «contiana», anche se non può essere considerato affine all'attuale maggioranza. Si tratta di Claudio Tucciarelli: dopo decenni da consigliere parlamentare e poi consulente di ministri leghisti, Tucciarelli era stato nominato vicesegretario generale della presidenza del Consiglio nel luglio 2018, un mese dopo l'insediamento del primo governo Conte, quello a maggioranza grillino-leghista. Giancarlo Giorgetti, che in quell'esecutivo era il potente sottosegretario della Lega a Palazzo Chigi, avrebbe voluto Tucciarelli addirittura a capo del Dipartimento degli affari legislativi, ma i grillini si erano strenuamente opposti. Così, forse perché insoddisfatto del risultato, il 15 febbraio 2019 Tucciarelli era stato nominato consigliere di Stato.Anche senza di lui, comunque, i sette consiglieri nominati da Conte e da Renzi andranno presto a dare la loro valutazione preventiva agli schemi di decreto legislativo e agli altri atti normativi proposti da un governo che in qualche modo li ha candidati e voluti per quel ruolo. In teoria, si potrebbe intravvedere un conflitto d'interessi, tanto più grave in quanto i sette, nella Commissione consultiva per gli atti normativi, hanno la maggioranza assoluta: sempre in teoria, potrebbero quindi condizionare pesantemente quei pareri. E forse proprio questo anomalo «ingorgo» dovrebbe suggerire e spingere una revisione della vecchia norma che da quasi 40 anni affida al governo un quarto delle nomine dei consiglieri di Stato. Sono sicuramente troppe, per un organo cui viene affidata la più alta giurisdizione in campo amministrativo. È l'ora d'interrompere la «porta girevole» tra Consiglio di Stato e politica: lo stesso Patroni Griffi è stato ministro della Funzione pubblica nel governo tecnico di Mario Monti, e poi è rientrato tra quelli che ama definire i «guardiani del potere». L'ingorgo di oggi dimostra invece, una volta di più, che la piena indipendenza del Consiglio di Stato dal potere politico è in pericolo. Ed è un valore che dovrebbe essere meglio tutelato.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)