2025-08-28
Verbale del cts «aggiustato» per rifilare vaccini ai ragazzi
Franco Locatelli (Imagoeconomica)
Molti membri contrari a dare Astrazeneca sotto i 60 anni: «È pericoloso». L’incontro si conclude senza l’ok. Ma poi Locatelli aggiunge una frase che di fatto dà il via libera dai 18 anni: proprio l’età di Camilla Canepa, uccisa dall’iniezione. Interrogati dagli inquirenti, gli esperti si trincerano dietro una barriera di «non ricordo».La condanna a morte di Camilla Canepa potrebbe avere una data e un orario precisi: le 9:57 del 14 maggio 2021.Quattro anni fa, in una mattina di primavera inoltrata, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico e presidente del Consiglio superiore di sanità, il pediatra Franco Locatelli, invia al segretario del comitato il verbale «aggiustato» della riunione del Cts di due giorni prima. Un «ritocchino» che risulterà fatale per la diciottenne di Sestri Levante. Il 12 maggio il Cts aveva dato parere favorevole alla richiesta del ministro Roberto Speranza di allargare la platea dei cittadini a cui si poteva raccomandare l’utilizzo di Astrazeneca e, contemporaneamente, aveva impartito anche l’estrema unzione al siero. «Molto chiaramente si è già sotterrato, nel momento in cui l’Unione europea annuncia che non rinnoverà il contratto per il vaccino Astrazeneca, è chiaro che è un vaccino che in questa prospettiva non ha futuro» aveva scandito Locatelli. Ma ciò non era bastato a impedire che venisse somministrato ancora.In quella sofferta seduta, il Cts, a causa di una spaccatura interna, non si spinge a raccomandare il vaccino alle persone tra i 50 e i 59 anni, come auspicato da Speranza. In compenso dà un via libera generalizzato a un utilizzo «non raccomandato». Nonostante gli effetti collaterali riscontrati. «Non rispondiamo al quesito, perché questo deve essere chiarissimo a tutti noi, diamo delle indicazioni generali, poi, come dire, ognuno faccia quel che vuole» sintetizza Locatelli.Utilizzando un cavillo, gli esperti aprono al governo una strada alternativa per smaltire le ingenti scorte accumulate del siero in via di rottamazione. Infatti, nella versione finale del verbale della riunione del 12 maggio, quella inviata via mail da Locatelli al segretario Sergio Fiorentino, avvocato dello Stato, compaiono cinque righe che, in un certo senso, recepiscono le pressioni che alcune Regioni «vacciniste», Lazio e Liguria su tutte, stanno facendo per vedersi autorizzare gli Astra day. Anche se nessun quesito ufficiale era stato posto sull’argomento e lo stesso era stato solo sfiorato in un paio di sedute, Locatelli, quando riceve la bozza riassuntiva della riunione del 12 maggio, aggiunge un passaggio fondamentale per il destino di Camilla. Un capoverso che anticipa al segretario con queste parole: «In allegato trovi il verbale da me accuratamente rivisto».Nella nuova versione del resoconto si legge a sorpresa: «Inoltre, alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte, il Cts non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali o legate a provincie (sic, ndr) autonome, iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni».La comune conoscenza da parte dei membri del Cts della pericolosità della vaccinazione con Astrazeneca di soggetti giovani e, in particolare, di sesso femminile, si scontra con le pressioni politiche per ampliare la platea di soggetti da inoculare con Astrazeneca. Tutto il comitato si scherma dietro l’autorizzazione all’utilizzo del vaccino per gli over 18 e la sbandierata libertà di scelta da parte di una popolazione «reclusa».Ma in quel momento i cittadini sono tutt’altro che liberi: o si vaccinano o sono destinati a vivere da prigionieri.La Procura di Genova e, in particolare, i carabinieri del Nas hanno cercato di capire come sia potuto accadere che un siero che gli esperti non hanno voluto raccomandare a chi aveva più di 50 anni, sia potuto finire nel sangue di una diciottenne.I verbali delle sommarie informazioni testimoniali sono una sagra del «non ricordo».Il 22 giugno 2022, per capire i motivi della modifica, gli inquirenti chiedono a Locatelli: «Al comitato era pervenuta una richiesta scritta relativa all’organizzazione dei vaccination day?»Risposta: «Non ricordo che sia giunto un quesito, neanche informale, che riguardava proprio questi vaccination day». I pm insistono: «Erano giunte sollecitazioni alla sua persona affinché il comitato prendesse posizione sui vaccination day?». Nuova replica: «No, non mi erano giunte sollecitazioni». Le toghe sembrano spazientirsi un po’: «Se non avete avuto quesiti specifici sui vaccination day, come ci può spiegare l’inserimento di tali osservazioni sul verbale della riunione del 12 maggio 2021?». Locatelli si dimostra un maestro dell’arrocco: «In quel contesto io non ho memoria e non ho risentito le registrazioni delle riunioni, ma se è stato verbalizzato faccio fatica a credere che questo argomento non fosse stato trattato durante la riunione; al riguardo, comunque, il Cts poteva dare un indirizzo, un parere, ma non aveva titolo per poter vietare l’utilizzo di un farmaco». Sebbene nella prima bozza del verbale non si facesse cenno agli open day, Locatelli tenta uno scaricabarile da manuale: «Tutto quello che veniva verbalizzato era sempre stato trattato nelle riunioni del Cts e mi sembra quantomeno strano che anche i miei colleghi non avessero fatto obiezioni al verbale».Arriva a questo punto la domanda più insidiosa: «Nel maggio 2021 lei era già a conoscenza degli effetti collaterali provocati dal vaccino Astrazeneca sui soggetti più giovani, in particolare della trombosi trombocitopenica indotta dal vaccino?». Locatelli risponde serafico: «Sicuramente sì e aggiungo che venne creato un gruppo di lavoro specifico sulle trombosi associate al calo delle piastrine». Il luminare avrebbe partecipato anche «alla prima riunione di insediamento» del team.Locatelli deve parare un altro temibile affondo: «Lei era consapevole della conseguenza che avrebbe comportato l’inserimento nel verbale della riunione del Cts del 12 maggio 2021 del nulla osta a che fossero organizzati i vaccination day?». Il testimone sembra prendersi le proprie responsabilità: «Concordo che queste indicazioni abbiano potuto fornire supporto all’organizzazione dei vaccination day». Subito dopo, però, puntualizza: «Ma non mi sento affatto di escludere che le stesse avrebbero potuto comunque essere organizzate». A questo punto Locatelli sparacchia la palla in tribuna: «Comunque questo vaccino era stato approvato dai due enti regolatori (l’Agenzia italiana del farmaco e quella europea dei medicinali, Aifa ed Ema, ndr) e, inoltre, rammento che in quei giorni l’emergenza sanitaria era ancora importante e, comunque, all’inizio era già stato somministrato a persone con età inferiore a 60 anni». Il coordinatore non ci sta a fare da capro espiatorio di quel caos organizzato che era la gestione pandemica dei governi Conte 2 e Draghi. Un clima di confusione confermato dalle dichiarazioni di Fiorentino: «Non ricordo come siamo arrivati a scrivere questa cosa […]. L’argomento (open day, ndr) non era incluso nel quesito proposto dal professor Locatelli. Ricordo, però, che, nel corso della riunione, sebbene in modo marginale, il tema era stato affrontato. Per quel che ricordo alcune figure istituzionali della Regione Lazio e della Campania avevano sollevato la problematica nel dibattito pubblico». Ma la questione non è entrata nell’ordine del giorno e nemmeno nella discussione vera e propria. «Non c’è nessun quesito scritto», precisa Fiorentino con gli inquirenti. E le cinque righe finite per alcune settimane al centro delle indagini? «L’estratto è stato scritto dal professor Locatelli il quale ha integrato la mia bozza con quello che mi avete letto» conclude l’avvocato.Le toghe hanno posto una domanda interessante a Giovanni Rezza, all’epoca direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute: «Come concilia quello che lei ha asserito sull’inopportunità da un punto di vista medico di somministrare il vaccino ai giovani e la decisione del Cts?». L’esperto alza le mani: «Noi come Dipartimento della prevenzione sanitaria non abbiamo mai incentivato i vaccination day, infatti non è stata emessa alcuna circolare inerente a questa iniziativa, anche perché formalmente legittima stante le autorizzazioni in tal senso di Ema e di Aifa al di sopra dei 18 anni di età».Il virologo Giorgio Palù, uno dei più contrari all’estensione dell’utilizzo di Astrazeneca, con la sua testimonianza, offre alla Procura un indizio per individuare il motivo dell’aggiunta: «Ricordo che la questione era stata sollevata su sollecitazione delle Regioni, tra cui il Lazio, con l’assessore D’Amato (Alessio, ndr), e la Liguria». Ma lo specialista precisa di «non aver visto alcuna richiesta formale» e che «il parere sulla questione è stato proposto all’ultimo momento».L’immunologo Sergio Abrignani è l’unico che fa riferimento con i pm a un vero e proprio secondo quesito avente a oggetto i vaccination day: «Quando è arrivato? Non me lo ricordo, Franco Locatelli sicuramente ci menzionò la richiesta da parte delle Regioni o di altre istituzioni».Di fronte a tanta approssimazione, i magistrati, non soddisfatti, riconvocano Locatelli il 5 dicembre 2022 e ritornano sull’argomento clou: «Dalla visione degli appunti e della documentazione acquisita è emerso» che «l’aggiunta è stata fatta da lei: ricorda perché è stata fatta o sulla base di quali indicazioni è stata inserita nel verbale?» è l’esordio degli inquirenti. L’ex coordinatore del Cts, dopo aver specificato di non avere stilato lui il promemoria della riunione (il compito spettava a Fiorentino), dà una risposta ancora più fumosa di quella offerta sei mesi prima: «Io non mi ricordo perché c’è stata l’aggiunta e lo dico in assoluta sincerità e trasparenza. Posso solo ipotizzare, ma sottolineo che è una ipotesi, che sia coerente con un punto precedente del verbale in cui credo venga declinata in maniera decisa che i vaccini a vettore adenovirale sono approvati dalle agenzie regolatorie, nel caso specifico Ema e Aifa. E, quindi, essendo approvati hanno autorizzazione all’uso». Uno dei pm si mostra perplesso: «Lei non si ricorda davvero?». Locatelli giura due volte e supplica: «Mi creda non è minimamente né reticenza, né non volontà di condividere […] non mi ricordo la genesi di quella frase se non ipotizzando che sia conseguente al fatto che due vaccini erano approvati dalle agenzie regolatorie e il Cts non aveva alcun titolo per proibire o autorizzare alcunché». I magistrati provano a insistere ancora un po’, anche se, poi, danno l’impressione di accontentarsi. Il verbale si chiude in meno di un’ora, tempo che comprende rilettura e approvazione del testo.Locatelli, dopo essere stato convocato nuovamente a Genova per dare spiegazioni più esaurienti, si aggrappa ancora alle proprie amnesie e alle autorizzazioni altrui. Una condotta che, alla fine, paga e gli evita ogni incriminazione.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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