2025-08-27
Perché è necessario bucare la cupola sanitaria
Gianni Rezza (Getty Images)
Se qualcuno ancora non ha capito l’importanza di avere commissioni scientifiche di cui non facciano parte solo professionisti allineati e appartenenti alla stessa lobby universitaria, credo sia utile la lettura dei verbali del Comitato tecnico scientifico che da giorni andiamo pubblicando, mettendo anche a disposizione i video delle riunioni sul sito della Verità. Altro che tentativo di inserire no vax all’interno degli organismi consultivi del ministero della Salute, come vorrebbero far credere una certa parte politica e alcuni commentatori a proposito della commissione Nitag. Avere opinioni divergenti in seno alla struttura che affianca le scelte in fatto di prevenzione e indirizzo sanitario, serve a evitare quanto accaduto durante la pandemia. Che nella gestione delle misure da adottare per contenere i contagi si siano fatti errori - troppi - è ormai evidente. Chi avrebbe dovuto adottare interventi urgenti per evitare la diffusione del virus non solo non era preparato, ma non disponeva neppure dei dispositivi di protezione su cui un normale piano pandemico dovrebbe poter fare affidamento. Oltre ciò, nel caso italiano, che dovrebbe essere oggetto di studio e anche di un’inchiesta seria da parte della magistratura, si nota un altro fattore: l’assoluta subordinazione dei cosiddetti tecnici ai politici. Non è vero quanto in questi anni ci è stato raccontato e cioè che tutte le decisioni sono state adottate in base a principi esclusivamente medico-scientifici: i provvedimenti sono stati influenzati dalla politica. E per rendersene conto basta leggere, appunto, i verbali. Perché di fronte alle perplessità, in Italia e non solo, dell’uso del vaccino Astrazeneca nei confronti di persone al di sotto dei trent’anni, il governo Conte decise di tirar dritto e di procedere con le giornate dedicate all’immunizzazione di ragazzi e ragazze appena maggiorenni? I dubbi sull’efficacia e sui rischi erano ben presenti fra gli esperti riuniti intorno al tavolo del ministero. Tuttavia, una decisione esclusivamente politica, che nulla ha a che fare con la scelta sanitaria, impose di non adottare il principio di precauzione, ma quello comodo dell’impiego delle scorte di siero già acquistate. Che cosa c’entrava la questione di bilancio con un provvedimento di prevenzione che avrebbe dovuto indurre a una maggiore prudenza? Nulla. I tecnici decisero non sulla base di una valutazione scientifica, ma con motivazioni di puro calcolo politico e di bilancio. Non si volevano gettare le dosi già comprate, né si volevano alimentare dubbi sull’efficacia vaccinale. Non si voleva dire la verità agli italiani, sia sui rischi che sulle coperture. Dunque, via con le siringhe anche per i ventenni.Ma c’è di più. Ricordate il dibattito circa i rilevatori della temperatura corporea, quelli che avrebbero dovuto segnalare i contagiati ed evitarne la libera circolazione? Beh, c’è una riunione del Cts dedicata all’argomento, dove si capisce che quegli strumenti sono assolutamente inutili: sì, non servono a nulla. Gli scanner sono imprecisi e non aiutano affatto a trovare gli «untori» e impedirne l’ingresso o la libera circolazione in Italia. A un certo punto, qualcuno dei cosiddetti tecnici si chiede se sia eticamente giusto costringere enti e aziende a comprare questi strumenti sottoponendo le persone a uno screening che non è affidabile. Il dibattito fra professori è lungo e articolato, perché alcuni si ispirano alla letteratura scientifica e a precedenti casi in cui il virus ha viaggiato nel corpo di soggetti asintomatici. Ma alla fine, invece di dire agli italiani scusate, abbiamo sbagliato, misurare la febbre con quegli aggeggi non serve a nulla, si decide per lasciare le cose come stanno, con il risultato che si continua a fare lo screening dei presunti contagiati anche se è inutile. Ignorando il problema degli asintomatici, che sono contagiosi anche senza febbre.Ancora più agghiacciante è il dibattito sugli effetti collaterali dei vaccini. Si sa che alcuni sieri hanno provocato danni gravi, ma i tecnici non sanno decidere di metterli da parte e a un certo punto c’è perfino chi propone di usarli sui carcerati, gli immigrati, i marittimi. «Così non faremmo male a nessuno», dice il direttore generale della prevenzione Gianni Rezza. «Anzi, forse faremmo bene». Un razzismo vaccinale, che però sembra la scorciatoia migliore per usare milioni di dosi che non si sa come impiegare. Che poi è lo stesso razzismo che induce i tecnici a discutere quale sia la fascia d’età sopra la quale somministrare il siero: vent’anni? No, meglio sopra i sessant’anni. Ma non sarebbe meglio includere i cinquantenni? La questione non è fino a che punto sia utile il vaccino, se sia immunizzante, come ci vorrebbero far credere, o no. Il tema è l’uso delle milioni di fiale comprate.Ecco, questi sono i tecnici, quelli che secondo i commentatori decidono solo in base a criteri scientifici. Questi sono i luminari a cui si vuole affidare la salute degli italiani, escludendo dalle commissioni chiunque nutra dubbi, non sui vaccini, ma su determinate scelte politiche. È vero, la commissione Nitag, quella che dovrebbe sussurrare al ministro le politiche vaccinali, forse non è così importante e il suo potere è solo consultivo. Ma non sono due esponenti non in linea con gli altri venti che devono preoccupare. A dover allarmare è l’unanimità dei presunti tecnici . Nominare persone che provengono dalla stessa cupola scientifico farmaceutica significa dare a costoro la possibilità di indirizzare le scelte sulla salute degli italiani. Se ci hanno nascosto gli effetti collaterali e pure l’inutilità degli scanner per individuare i contagiati, massimizzando l’effetto dei vaccini, che altro potrebbero nasconderci?
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Oreste Liporace e Maurizio Pappalardo (Ansa)
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