2024-12-28
No comment da magistrati e Regione
Il governatore della Regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (Imagoeconomica)
Rifiutato l’intervento a un cardiopatico perché non vaccinato: alla Procura di Trieste cadono dal pero. Governatore e assessore alla Salute scelgono il silenzio. Quando Fabrizio Pregliasco fece una cosa simile, a Milano, si mossero pm e Giunta.Alla Procura di Trieste cadono dal pero; in Regione Friuli-Venezia Giulia tacciono. Sulla vicenda di Franco, paziente al quale l’ospedale del capoluogo aveva negato un intervento cardiaco salvavita perché rifiutava le vaccinazioni, ai piani alti le bocche rimangono cucite. I social invece s’infiammano: c’è chi s’indigna per una discriminazione dai potenziali profili di incostituzionalità; e c’è chi, riesumando la ferocia del periodo Covid, se la prende con un sessantatreenne che ha il cuore malandato e che ha pure perso la vista. La stampa locale, nonostante le polemiche sul Web, non si è occupata per niente di questa storiaccia. Unica eccezione: la Tgr Rai, che però ne ha parlato solo per dare conto della replica dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina (Asugi). Una risposta che, al netto delle arrampicate sugli specchi, in realtà confermava quanto denunciato dalla Verità. Il povero Franco, nel frattempo, ha smentito l’accusa che gli veniva rivolta dai sanitari, cioè di aver declinato egli stesso l’offerta di essere operato: «Nessuno mi ha mai parlato di modulo di consenso anche senza vaccinazione», ci ha giurato. «L’avrei firmato senza indugio».Visto che a giornali e siti del posto la notizia pare non interessare, ieri abbiamo verificato se almeno le istituzioni fossero rimaste colpite. In fondo, in ballo c’è il fondamentale diritto di essere curati a prescindere dalle proprie idee, che è un cardine del Servizio sanitario nazionale finanziato dai contribuenti, oltre che un obbligo di legge. Ecco perché abbiamo contattato la segreteria particolare del procuratore della Repubblica di Trieste. Risposta: «Qui non sappiamo nulla». Tocca confidare nel principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Non ci è andata meglio con la Giunta regionale: per il momento, non si espongono né il presidente, il leghista Massimiliano Fedriga, né il suo vice, nonché assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, di Forza Italia. Dovremo mica rimpiangere Fabrizio Pregliasco? Ora il virologo, al quale rivolgiamo gli auguri di pronta guarigione, se la sta vedendo con i postumi di un malore. A gennaio 2022, però, fu lui il protagonista di una vicenda simile a quella capitata adesso a Trieste. Da direttore sanitario del Galeazzi di Milano, Pregliasco firmò una circolare con cui disponeva il rinvio di alcuni interventi di persone che non erano in possesso del green pass rafforzato. Non si trattava nemmeno di no vax tout court: magari era gente che si era sottoposta per due volte alle iniezioni, ma pur essendo trascorsi sei mesi dall’ultima dose, non aveva ancora ricevuto il booster. Ne scaturirono vari servizi sia a Fuori dal coro sia sulla Verità. Solo che, in quel caso, qualcosa si mosse: il dottore venne convocato dal pubblico ministero, che poi formulò a suo carico un’accusa di interruzione di pubblico servizio, chiedendo comunque l’archiviazione al gip. Proposta accolta dal magistrato pochi mesi dopo. Nel frattempo, si era attivato anche Palazzo Lombardia: nel giro di qualche settimana, la Regione avviò l’iter per spedire gli ispettori nel nosocomio diretto da Pregliasco. In sintesi: la virostar non fronteggiò conseguenze penali né professionali per il suo comportamento, ma ebbe parecchie gatte da pelare. Alla fine, dovette rimangiarsi tutto, anche se provò a giustificarsi: «La disposizione […] considerata lesiva dei diritti dei pazienti non vaccinati», ci scrisse, «è nata in un contesto di particolare emergenza […]. Per questa ragione, e solo per un periodo di due settimane, […] alcuni interventi non urgenti dei pazienti più fragili sono stati rinviati. Tra i pazienti più fragili ho valutato, ancorché non previsto, di includere, tra gli altri, anche coloro che non erano in possesso del green pass rafforzato, ciò per proteggere da un’eventuale infezione proprio i soggetti vulnerabili che più facilmente la contraggono e per non rischiare di vedere crescere l’occupazione dei letti in terapia intensiva». Un bell’esercizio di equilibrismo, che tuttavia, con il senno di poi, spicca per razionalità dinanzi alle motivazioni addotte dall’Asugi. Pregliasco, se non altro, agiva davvero nel contesto della pandemia, all’apice dei contagi provocati dalla diffusione della variante Omicron; a Trieste, ormai, non hanno più nemmeno quell’attenuante. Inoltre, le operazioni rimandate al Galeazzi, a differenza di quella attesa dal signor Franco, non erano salvavita. I pazienti erano affetti da dolori e disturbi invalidanti; però non rischiavano di rimanerci secchi. Franco rischiava di contrarre un’infezione fatale mentre era sotto i ferri? D’accordo: bastava avvisarlo e chiedergli di sottoscrivere una liberatoria. Lui assicura che sarebbe stato prontissimo.Dinanzi a una discriminazione tanto assurda, nella quale l’eccesso di zelo e di scrupoli sconfina nell’apartheid vaccinale, le toghe e la politica non dovrebbero voltarsi dall’altra parte. Sia mai che, sotto l’albero, Babbo Natale abbia lasciato un pizzico di buon senso?
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)