2025-04-30
Prestipino indagato per le «soffiate» sulle cosche a De Gennaro e Gratteri
Michele Prestipino (Imagoeconomica)
Il procuratore aggiunto Antimafia è accusato dalla Procura di Caltanissetta di rivelazione di segreto d’ufficio. Avrebbe parlato dell’inchiesta in corso sul ponte di Messina ai vertici della società incaricata di costruirlo.Nuova scossa dentro la Direzione distrettuale Antimafia, ma questa volta al piano nobile, quello del viceprocuratore Michele Prestipino. Un terremoto che oscura l'indagine in cui sono coinvolti il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano e l'ex sostituto procuratore Antonio Laudati. In questo caso infatti l'accusa mossa dalla Procura di Caltanissetta non è solo quella di rivelazione di segreto investigativo, ma è contestata anche l’aggravante di aver agevolato la mafia (come dolo eventuale, dicono gli esperti di diritto). Che per il vicecapo dell’ufficio che deve coordinare le investigazioni sulla criminalità organizzata è davvero imbarazzante. Ma Caltanissetta ha già dimostrato nei mesi scorsi di non avere timore di indagare anche su mostri sacri della lotta alla mafia come Giuseppe Pignatone e Gioacchino Natoli, entrambi indagati per favoreggiamento delle cosche (per la distruzione di nastri contenenti intercettazioni nella cosiddetta vicenda mafia-appalti) in uno dei filoni scaturiti dall’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta.La Procura guidata da Salvo De Luca sta facendo da mesi le indagini che non sono state fatte o che sono state fatte male negli anni precedenti. Anche quelle sul cosiddetto depistaggio delle investigazioni su via D’Amelio, per cui c’è già stato un primo processo ed è in corso un secondo. La scopertaPure su questa spinosa vicenda le indagini non si sarebbero mai interrotte, nella speranza di trovare di nuove prove. Per questo è stato intercettato l’ex capo della Polizia Gianni de Gennaro.Il quale, nell’estate del 2023, è stato nominato da Webuild, big italiano delle costruzioni e dell'ingegneria, presidente di Eurolink, General contractor per la progettazione e la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, guidato dalla società e costituito da un raggruppamento internazionale di imprese. De Gennaro è stato scelto per «esperienza istituzionale e di azienda, integrità e trasparenza sempre orientate ad un approccio di legalità e sicurezza per il paese» era sottolineato in una nota dell’epoca.Il pranzoL’1 aprile, nell’ambito delle nuove indagini sul depistaggio, i carabinieri del Ros di Caltanissetta hanno «spiato» De Gennaro mentre pranzava nel ristorante romano Vinando, nella splendida piazzetta Margana, a due passi dal Campidoglio.I commensali del settantaseienne ex sottosegretario della Presidenza del Consiglio del governo Monti erano il sessantasettenne Prestipino e il settantunenne Francesco Gratteri, consulente di Webuild, socio di maggioranza di Eurolink, per le questioni legate alla sicurezza, a sua volta ex superpoliziotto, condannato a 4 anni per i fatti del G8 di Genova (a gennaio la Corte d’appello di Milano ha dichiarato inammissibile la sua richiesta di revisione del processo). La conversazione avrebbe riguardato le indagini in corso sul ponte portate avanti da diverse Direzioni distrettuali antimafia (almeno cinque), a partire da quelle di Reggio Calabria e Messina, competenti territorialmente. Investigazioni che sono coordinate dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, sino a ieri con l’assistenza di Prestipino. Dunque quest’ultimo, nella veste di pubblico ufficiale, avrebbe rivelato dettagli delle indagini da lui personalmente seguite e tre giorni dopo Gratteri, intercettato a sua volta, avrebbe contattato telefonicamente un dirigente della struttura che si occupa del ponte (non si tratta di un imprenditore interessato alle aggiudicazioni degli appalti), a cui avrebbe riferito che lui e De Gennaro avevano ricevuto notizie importanti e che avrebbe dovuto parlargliene di persona. Gratteri, nonostante la consegna della prudenza, avrebbe detto qualcosa in più del dovuto.Benché le indagini sul ponte siano svolte da più Procure a intercettare questi colloqui sono stati i pm di Caltanissetta che non hanno fascicoli aperti sulla grande opera. E la conversazione tra Gratteri e uno dei personaggi che si occupano di questa prima fase di gestione del ponte è nata un po’ casualmente.A ritmo serratoPoi, a partire dal 4 aprile, l’indagine è andata avanti con estrema urgenza, una scelta condivisa con Melillo, per evitare che Prestipino (innocente sino a prova contraria) si muovesse liberamente nei corridoi della Procura nazionale antimafia. Anche in considerazione del suo ruolo di coordinatore delle sezioni «’ndrangheta» e «cosa nostra» della Dna, oltre che delle indagini sul ponte, e di potenziale procuratore facente funzioni, ovvero di sostituto del capo in caso di sua assenza. La Procura nissena non ha accelerato per proprie necessità, ma si è fatta carico di esigenze istituzionali, a partire dall’urgenza della salvaguardia delle indagini delle altre Procure coinvolte e della Dna.La posizione di De Gennaro e Gratteri sarebbe sensibile solo se i due avessero sollecitato Prestipino a rivelare notizie coperte da segreto. lnfatti il 326, la rivelazione, è un cosiddetto reato proprio del pubblico ufficiale che, per essere addossata ad altri, richiede un contributo causale da parte di chi riceve la notizia riservata. In silenzioMa al momento ai due ex poliziotti non è stata ancora fatta alcuna contestazione ufficiale e non sono stati neppure convocati in Procura, al contrario di Prestipino che, ieri, si è recato a Caltanissetta, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. In un comunicato la Procura nissena, dopo aver spiegato che «l'ipotesi dell'accusa trae origine dalle indagini eseguite dalla sezione Anticrimine del Ros dei Carabinieri», ha spiegato l’accusa a Prestipino: «In violazione dei doveri inerenti la sua funzione e abusando della relativa qualità, rivelava notizie che dovevano rimanere riservate […]. Tale rivelazione del segreto avrebbe riguardato rilevanti particolari delle indagini in corso da parte di alcune Dda, anche con riferimenti all'uso delle intercettazioni […].Il passaparola Secondo l'ipotesi accusatoria, sono state rivelate, quindi, notizie gravemente pregiudizievoli per le indagini di più uffici distrettuali; peraltro, vi sono concreti elementi per ritenere che il dottor Gratteri, anche per conto del dottor De Gennaro, avrebbe già avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda». La nota prosegue specificando che Melillo «ha assicurato personalmente, oltre alla massima collaborazione per lo sviluppo degli accertamenti, anche il necessario coordinamento con altre indagini, in varia guisa collegate, svolte da altri uffici distrettuali».Proprio procuratore nazionale Antimafia, ieri, ha annunciato di aver provveduto «a revocare con effetto immediato le deleghe di coordinamento investigativo attribuite al dottor Prestipino Giarritta» e «ad adottare le ulteriori misure necessarie a tutelare le esigenze di riservatezza ed efficacia delle funzioni della Dna, dando di ciò comunicazione al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione». Secondo le agenzie di stampa sarebbe stato lo stesso Prestipino a chiedere di essere sollevato dal coordinamento delle indagini fino a che la vicenda non sarà chiarita.Parla l’avvocatoAnche il difensore di Prestipino, l’avvocato Cesare Placanica, ha dato la sua versione: «Il procuratore, in un clima di grande serenità, si è presentato avanti al Procuratore della Repubblica nisseno. Su mia espressa indicazione si è avvalso, allo stato (come dà atto il verbale), della facoltà di non rispondere poiché, come argomentato nella memoria difensiva depositata, riteniamo ci siano dubbi sia in ordine alla utilizzabilità del materiale probatorio su cui si fonda la provvisoria incolpazione, sia rispetto alla competenza territoriale del tribunale di Caltanissetta». Il legale ha pure precisato che «superati tali passaggi», sanno lui e il suo assistito «a chiedere di essere interrogati», ritenendo «agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo a una conversazione intercorsa non con imprenditori o, peggio malavitosi, ma con il prefetto De Gennaro, già capo della Polizia e investigatore di punta nella lotta alla criminalità organizzata ed un suo storico collaboratore». Placanica ha concluso così la sua arringa: «Non servirebbe neppure aggiungere come appaia lunare e privo di ogni aderenza alla realtà anche solo ipotizzare un accostamento del dottor Prestipino a realtà criminali con cui non risulta, difatti, alcun collegamento».Per quanto riguarda l’ipotetica inutilizzabilità delle intercettazioni, nel codice esiste una specifica deroga al divieto del loro uso in procedimenti diversi rispetto a quello per cui sono state effettuate laddove si tratti di reati di mafia.Infine, a proposito del procedimento sul cosiddetto depistaggio da cui sarebbe scaturita la nuova inchiesta, occorre ricordare che il primo processo si è celebrato nei confronti di tre poliziotti e si è concluso con la prescrizione del reato di calunnia aggravata.L’altro processo Il cosiddetto processo «Depistaggio bis», tuttora in corso., è a carico di altri quattro ex poliziotti, oggi in pensione, accusati di aver mentito durante il primo dibattimento. I quattro agenti facevano parte del gruppo di indagine «Falcone-Borsellino», creato all’interno della Squadra mobile di Palermo per fare luce sulle stragi mafiose del ’92. Ieri sera anche Webuild ha commentato la vicenda, evidenziando come «indipendentemente dal ponte sulloStretto» sia «impegnata sul fronte del contrasto delle infiltrazioni mafiose in tutti i cantieri secondo le policy di legalità e trasparenza».
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)