2020-02-13
Niccolò ha passato un altro giorno a Wuhan
Altre 24 ore senza notizie sul volo militare che dovrebbe riportare a casa il minorenne friuliano bloccato nella megalopoli in cui si è scatenata l'epidemia. Dalla Farnesina parlano di difficoltà burocratiche e annunciano una soluzione in pochi giorni. Il Kc-767a dell'Aeronautica militare che deve riportare Niccolò a casa resta a terra, come il morale del ragazzino friulano di 17 anni rimasto bloccato a Wuhan, epicentro dell'epidemia di coronavirus. Lo studente di Grado ieri era ancora in Cina, chiuso nella sua stanza d'albergo, con le autorità cinesi che si prendono cura di lui ma non autorizzano la partenza verso l'Italia. È risultato negativo ai test, Niccolò, eppure il Dragone non lo molla. Per ben due volte - il 3 e l'8 febbraio - l'adolescente è arrivato a dieci metri dall'imbarco: in entrambi i casi gli aerei che hanno riportato in Italia decine di nostri connazionali sono partiti senza di lui, bloccato per qualche linea di febbre.Il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, domenica scorsa aveva annunciato urbi et orbi che il ritorno a casa del giovanotto era imminente: «Abbiamo deciso che un velivolo dell'Aeronautica militare andrà in Cina e riporterà Niccolò in Italia. L'aereo», aveva detto Di Maio in conferenza stampa lo scorso 9 febbraio, «partirà nelle prossime 24 ore». Al telefono con i familiari di Niccolò, Di Maio aveva confermato la sua previsione. Di ore, quando questo giornale è andato in stampa, ne sono passate, invano, circa 90. Sembrano anni, per Niccolò, per la sua famiglia, per i suoi amici, e anche per tutti gli italiani che aspettano il ritorno di questo sfortunato studente, rimasto imprigionato dai durissimi protocolli imposti dal governo cinese e dalla debolezza diplomatica del governo italiano. Niccolò attende speranzoso in un hotel di Wuhan, i cui corridoi sono deserti come le strade della megalopoli. Passa molto del suo tempo in contatto con la famiglia attraverso internet, guarda la tv e cerca di non farsi prendere dallo sconforto, aspetta che qualcuno gli dica: «Stanno venendo a prenderti», ma fino a ieri l'aereo militare allestito per garantire il trasporto in bio-contenimento - con a bordo personale sanitario specializzato, medici e infermieri dell'Esercito e dell'Aeronautica, coordinati da un team dell'ospedale Spallanzani - è rimasto nell'hangar, a dispetto anche dei toni perentori del ministro della Difesa, il generalissimo piddino Lorenzo Guerini, che domenica scorsa assicurava la soluzione del caso «nelle prossime ore». Quando decollerà, questo benedetto gigante dei cieli? Stanno sistemando le ultime carte, spiega alla Verità una fonte della Farnesina, aggiungendo che la partenza di Niccolò da Wuhan è questione di giorni. Entro la fine della settimana sarà qui, assicurano, sottolineando che il motivo dei continui rinvii è solo e soltanto burocratico: i protocolli cinesi, in questa situazione, sono rigidissimi.Il sospetto è che la Cina non la racconti giusta né la racconti tutta. Perché trattenere un ragazzo di 17 anni, non contagiato dal coronavirus? Perché rischiare di scatenare un caso diplomatico-mediatico da film americano? A proposito di americani: cosa sarebbe successo se fosse capitato a un cittadino di una grande potenza mondiale, quello che sta capitando a Niccolò? Il sospetto è che la Cina voglia far pagare all'Italia il fatto di essere stata la prima nazione al mondo a bloccare i collegamenti aerei, il 30 gennaio scorso. Una decisione che ha dato il via libera ad analoghe iniziative di altri governi, provocando l'irritazione di Pechino: giovedì scorso il governo cinese aveva presentato una protesta formale, mentre il console cinese a Milano, Song Xuefeng, intervistato a Dritto e Rovescio, in onda stasera su Rete 4, ci va giù giù durissimo: «La chiusura dei collegamenti aerei da parte dell'Italia è un fatto che non avremmo mai voluto vedere. Il blocco è avvenuto all'improvviso e ha causato l'interruzione del flusso sia delle merci che delle persone, danneggiando gli scambi bilaterali. Inoltre, il governo italiano non ci ha informato in anticipo della sua decisione, mettendoci in difficoltà. Chiedo», aggiunge Song Xuefeng, «al governo italiano di riaprire subito i collegamenti aerei». Sulle eventuali ripercussioni nel rapporto tra i due stati, il console ha commentato: «C'è un proverbio cinese che dice che la vera amicizia si vede nella difficoltà. L'epidemia una cosa temporanea, mentre l'amicizia dura nel tempo. E un'amicizia che ha saputo superare le difficoltà insieme», ha concluso il console, «sarà più solida». Siamo maliziosi, se pensiamo che quando l'Italia sbloccherà i voli da e per la Cina, decollerà anche l'aereo che deve riportare a casa Niccolò? Non si sa. Quello che si sa, è che Di Maio e il governo italiano hanno commesso errori grossolani: comunicare date senza avere la certezza di poterle rispettare, sottovalutare l'irritazione di Pechino per la decisione di bloccare i collegamenti aerei con la Cina, immaginare di ricevere da Wuhan informazioni precise, non capire che il Dragone è ferito e quindi pericolosissimo.