2024-07-25
Netanyahu agli Usa: «Restiamo uniti. Siamo in guerra contro la barbarie»
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Il leader israeliano ha parlato al Congresso: «Chi manifesta contro di noi è l’utile idiota del regime iraniano». Polemiche per l’assenza di Kamala Harris: «Non si guida così il mondo libero». Sondaggi: Donald Trump avanti di 3 punti.Ieri, a Washington, è stato il giorno di Benjamin Netanyahu, che ha tenuto un discorso davanti alle camere riunite del Congresso. Imponenti le misure di sicurezza, soprattutto dopo che, martedì, centinaia di manifestanti filopalestinesi erano entrati in alcuni uffici della Camera. La Cnn ha inoltre rivelato che il servizio di sicurezza starebbe indagando su insetti che dei dimostranti sarebbero riusciti a mettere nell’hotel dove alloggia il premier israeliano, il quale ha cominciato a parlare mentre La Verità stava per andare in stampa.«L’asse del terrore iraniano fronteggia in Medio Oriente l’America, Israele e i nostri amici. Questo non è uno scontro di civiltà. È uno scontro tra la barbarie e la civiltà», ha detto. «America e Israele devono restare uniti», ha aggiunto. «Noi vinceremo», ha proseguito, descrivendo poi il brutale attacco perpetrato da Hamas il 7 ottobre e ringraziando Joe Biden per il suo «supporto a Israele». «Incredibilmente molti manifestanti anti-israeliani stanno con Hamas, dovrebbero vergognarsi», ha continuato. «Mai più è adesso». «Come il 7 dicembre 1941 e l’11 settembre 2001, il 7 ottobre è un giorno che rimarrà per sempre nell’infamia», ha continuato. «L’Iran sta finanziando le proteste anti-israeliane in America», ha anche detto, definendo i dimostranti degli «utili idioti» nelle mani di Teheran. Il premier non ha poi risparmiato critiche al procuratore della Icc.Kamala Harris, dal canto suo, non ha presenziato al discorso, ufficialmente a causa di un impegno pregresso a Indianapolis. Il forte sospetto è che, però, dietro la sua assenza si siano celate motivazioni di natura elettorale. Il Partito democratico è notoriamente spaccato sulla crisi di Gaza e, in quanto probabile candidata presidenziale, la Harris vuole tenere un atteggiamento evasivo sulla questione, anche perché la sinistra filo-palestinese, già durante le primarie, aveva fatto fuoco e fiamme contro Biden in alcuni Stati chiave, accusandolo di essere troppo vicino a Gerusalemme. Senza trascurare che alcuni esponenti dem hanno criticato il fatto che Netanyahu avrebbe parlato al Congresso: ieri, poche ore prima del discorso, la deputata Rashida Tlaib ha definito l’invito rivolto al premier israeliano come «totalmente vergognoso», mentre Nancy Pelosi ha annunciato che non avrebbe partecipato. Il punto è che, mantenendosi così ambigua, la Harris rischia di scontentare sia l’anima filo-israeliana sia quella filo-palestinese dell’Asinello. Tra l’altro, il problema si pone maggiormente proprio nei cruciali Stati della Rust Belt, dove le comunità arabo-americane sono più incisive.Critiche alla Harris per la sua assenza durante il discorso di Netanyahu sono intanto arrivate dal Partito repubblicano. «Vuoi essere il leader del mondo libero, e tuttavia non riesci a sederti dietro il nostro alleato più importante e strategico in questo momento. Non ci fai una bella figura», ha dichiarato lo Speaker della Camera, Mike Johnson. «I repubblicani stanno con Israele, la sinistra no», ha rincarato la dose il deputato repubblicano, Jim Jordan. Il contrasto con Donald Trump, poi, non potrebbe essere più evidente: l’ex presidente avrà infatti un incontro domani con Netanyahu in Florida. «Non vedo l’ora di vedere Bibi Netanyahu venerdì, e ancora di più di raggiungere la pace in Medio Oriente!», ha dichiarato Trump, pubblicando una lettera di auguri ricevuta da Abu Mazen dopo l’attentato del 13 luglio. La Harris dovrebbe invece vedere oggi a porte chiuse il premier israeliano, mentre JD Vance, pur essendo uno strenuo sostenitore dello Stato ebraico, non ha partecipato ieri al discorso per impegni elettorali. Nel frattempo, la vicepresidente ha dovuto fronteggiare anche altri problemi. Il deputato repubblicano Andy Ogles ha introdotto alla Camera un’accusa per avviare un processo di impeachment contro di lei: in particolare, la diretta interessata è stata tacciata di «violazione della fiducia pubblica» per aver taciuto sulle condizioni psicofisiche di Joe Biden. È al momento improbabile che la Harris possa realmente finire in stato d’accusa. Tuttavia, la questione del suo silenzio sui problemi di salute del presidente potrebbe presto tornare a perseguitarla nel corso della campagna elettorale. Ma non è finita qui. Il comitato di Trump ha presentato una denuncia alla Federal election commission, sostenendo che i circa 91 milioni di fondi raccolti dalla campagna di Biden non possano essere trasferiti alla Harris.Infine attenzione: si registra molta euforia attorno alla probabile candidatura della vicepresidente. Tuttavia bisognerebbe essere un poco più cauti. È vero che un recente sondaggio Ipsos la dà avanti a Trump di due punti. Tuttavia due altre rilevazioni di YouGov e Cnn danno in testa l’ex presidente del 3%. Inviti alla prudenza sono, non a caso, arrivati da James Carville, stratega dem vicino ai Clinton. «Capisco che le persone si sentano molto meglio ed eccitate, ma quell’eccitazione deve essere moderata dal realismo», ha detto, riferendosi alla Harris.