2025-07-02
Nessuno vuole più la Jaguar woke
Il modello della Jaguar elettrica (Getty Images)
A maggio vendute solo 104 vetture in Europa. In Italia settore dell’auto a picco: a giugno immatricolazioni giù del 17,4%. Renault svaluta la quota in Nissan e perde 9,5 miliardi.Il mercato dell’auto in Italia sta andando a picco. Non c’è altro modo per descrivere il tonfo registrato a giugno dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per quanto riguarda le immatricolazioni di vetture nuove nel nostro Paese. In particolare, nel mese di giugno 2025, il mercato automobilistico italiano ha subito una forte contrazione, con 132.191 immatricolazioni, segnando un calo del 17,4% rispetto a giugno 2024, quando gli incentivi avevano spinto le vendite. Il primo semestre del 2025 si chiude così con 854.690 immatricolazioni, in calo del 3,6% su base annua, e con un divario ancora più marcato rispetto al 2019, anno pre-pandemia (-21,1%).In ambito di transizione energetica, le auto elettriche (Bev) crescono leggermente in quota (6% contro 5,1% di maggio), ma i volumi crollano del 40,7% rispetto a giugno 2024. Le ibride plug-in (Phev), invece, segnano un robusto +70% e salgono al 7,2% del mercato, trainate anche dalle normative fiscali sui fringe benefit. In totale, le vetture a basse o zero emissioni (Ecv) raggiungono il 13,2% di quota. Altro nodo critico è lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica. Il Pnrr ha ridotto il target di colonnine pubbliche da 21.355 a 12.000, lasciando inutilizzati 597,3 milioni di euro. Inoltre, il primo bando per le colonnine urbane ha finanziato solo 1.400 stazioni su oltre 4.700 previste. Senza una rete capillare e funzionante, la transizione rischia di restare incompleta, e l’Italia di rimanere indietro rispetto all’Europa.Sotto il profilo degli utilizzatori, calano i privati (50,9% del mercato, -8,6%), crescono noleggio a lungo termine (23,8%, +4,9%) e breve termine (4,9%). Le auto aziendali salgono al 6,2%. Tra le alimentazioni, calano benzina (23,6%) e diesel (10%), crescono le ibride (43,6%) e le Phev, le cosiddette plugin (7,2%), mentre le elettriche scendono al 6%.Sul piano dei segmenti, calano le berline e i Suv piccoli, tiene il segmento medio Suv (21,8%), crescono quelli più grandi del segmento D (8,5%). Per area geografica, il Nord Ovest guida il mercato (29,5%), seguito da Nord Est (28,4%) e Centro (27,5%). Sud e Isole sono fanalini di coda. Stabili le emissioni medie di Co2 a 112,3 g/Km a giugno (-0,2%) e a 114,5 g/Km nel semestre (-4,3%). Anche a livello europeo, i dati diffusi dall’Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili, mostrano un settore in difficoltà. A maggio 2025, nei primi cinque mesi dell'anno, le nuove immatricolazioni di auto nell’Ue sono diminuite dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Tuttavia, su base annua, le immatricolazioni del solo mese di maggio sono aumentate dell’1,6% rispetto allo stesso mese del 2024. La quota di mercato delle auto 100% elettriche nei primi cinque mesi del 2025 si è attestata al 15,4%, ancora lontana dal livello auspicato. I modelli ibridi continuano a crescere in popolarità, mantenendo il primato come tipologia di alimentazione preferita dagli acquirenti. Certo è che vi siano alcune case automobilistiche più crisi di altre. Si fa notare Jaguar, reduce da un rebranding molto criticato, che in tutta l’Ue nel quinto mese dell’anno ha venduto 104 vetture, surclassata da modelli cinesi low cost come quelli del gruppo Saic (che distribuisce in Europa MG) che ha totalizzato 18716 immatricolazioni. Non stupisce, insomma, che Renault abbia deciso di svalutare la sua quota in Nissan. A partire dal 30 giugno 2025, la partecipazione del gruppo Renault in Nissan, finora contabilizzata con il metodo del patrimonio netto, sarà trattata come un’attività finanziaria valutata al fair value attraverso il patrimonio netto, basata sulla quotazione delle azioni Nissan. Come precisato nel comunicato, «questo approccio consente di allineare il valore della partecipazione in Nissan iscritta al bilancio di Renault Group al valore della quotazione delle azioni Nissan». L’impatto finanziario, stimato in 9,5 miliardi di euro (calcolato sulla base di un prezzo per azione Nissan di 350 yen e un tasso di cambio di 169 yen per euro), verrà registrato nel conto economico al 30 giugno 2025, principalmente nella voce «altri proventi e oneri di gestione».
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
iStock
La Fondazione per la scuola italiana, ente non profit finanziato da privati, ha lanciato un bando da 600mila euro per sostenere le venti filiere più significative del modello di formazione tecnico-professionale 4+2. L’iniziativa è realizzata con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire).
Con l’ultimo Decreto legge Scuola, il percorso 4+2 — che consente di conseguire il diploma in quattro anni e proseguire con due anni di specializzazione presso gli ITS Academy — è entrato a regime, affiancando i tradizionali percorsi quinquennali. Il bando è rivolto agli istituti capofila che abbiano sottoscritto un accordo di rete con gli altri soggetti della filiera. Le candidature devono essere presentate entro il 24 ottobre e saranno valutate da una commissione di esperti nominata dalla Fondazione.
La graduatoria terrà conto di diversi criteri, tra cui il numero di ore di laboratorio nelle discipline STEM e nelle imprese, la progettazione di unità didattiche interdisciplinari, la formazione specifica dei docenti, il sistema di monitoraggio, i progetti di economia circolare e quelli di internazionalizzazione. Le venti filiere vincitrici, selezionate nel limite di cinque per indirizzo e tre per regione, potranno investire i fondi per rafforzare la didattica innovativa, avviare programmi di scambio con l’estero e potenziare l’orientamento dei diplomati.
«L’obiettivo non è solo premiare i progetti più efficaci, ma diffondere buone pratiche replicabili a livello nazionale», ha spiegato il presidente della Fondazione, Stefano Simontacchi, sottolineando anche l’attenzione alle aree svantaggiate nella ripartizione dei fondi.
Secondo Francesco Manfredi, presidente di Indire, il consolidamento del modello 4+2 passa da «un accompagnamento scientifico qualificato, monitoraggi costanti e un lavoro metodologico condiviso». L’obiettivo è costruire percorsi formativi capaci di rispondere meglio alle esigenze culturali e professionali delle nuove generazioni.
Il bando si inserisce nell’accordo tra la Fondazione e Indire per l’attuazione del Piano nazionale di accompagnamento alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale. Parallelamente, la Fondazione porta avanti il programma EduCare per sostenere singole scuole con progetti su laboratori didattici, efficientamento energetico e sicurezza infrastrutturale.
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Beppe Sala (Imagoeconomica)