2020-07-24
Nessuna condanna se i picchiatori sono i centri sociali e non Casapound
Il presidente del Cinema America è stato aggredito ancora, ma stavolta il violento è un estremista «rosso»: giornalisti e tv zitti.C'era una volta...in America? No, il capolavoro di Sergio Leone non c'entra nulla. Se non in maniera obliqua, visto che è un film e qui si parla dell'associazione romana America che dei film promuove la visione in arene estive all'aperto.La verità è che se ne riparla, a un anno dall'agguato, nella notte del 16 giugno 2019, ai danni di quattro giovani colpevoli di indossare la maglietta con la scritta «Cinema America», ritenuta dagli aggressori (appartenenti alla galassia di Casapound, cinque andranno a processo il prossimo febbraio) come un simbolo antifascista. Se ne parlò per giorni a livello nazionale, su siti, blog, giornali, nei talk show e nei tg, tanto più che, essendo ministro dell'Interno il leader della Lega, Matteo Salvini, il raid fu imputato alla deriva totalitaria che il Paese stava vivendo, per cui scattò immantinente la mobilitazione dei puri e dei giusti.Tutto politicamente corretto, tutto sacrosanto, tutto molto bello.Se non che, a smentire l'assunto che tanti danni fece negli anni Settanta (per cui la violenza era solo «nera», le Brigate rosse erano «sedicenti», e se proprio a sinistra taluni deragliavano, il peggio che potesse loro capitare era venire definiti «compagni che sbagliano»), ecco che si apprende l'impensabile.Sabato scorso Valerio Carrocci, presidente del circolo, è stato aggredito da un esagitato che prima ha inveito contro di lui, e poi gli è saltato addosso cercando di strangolarlo. Dati i precedenti, in molti hanno pensato che le «teste rasate» di estrema destra fossero tornate alla carica. Ma proprio mentre ci si preparava a scatenare una nuova sturm und drang mediatica per il «rigurgito neofascista», ecco la doccia fredda: il violento era un estremista «rosso», nell'orbita dei centri sociali. Di uno in particolare: Acrobax. Il soggetto - con precedenti per danneggiamento - è stato identificato e denunciato dai poliziotti della Digos per minacce e lesioni. Ora, sarà che a luglio «Anto', fa caldo», sarà che l'emergenza Covid assorbe tuttora le nostre energie. Sarà che siamo tutti concentrati a esaltare le magnifiche e progressive sorti dell'Italia dopo i successi tonitruanti dell'Ologramma con la pochette, il presidente del Consiglio Giuseppi Conte (che tra l'altro ha voluto presenziare -«a sorpresa»: ah, le meraviglie delle veline di Rocco Casalino - alla prima serata post-quarantena del cinema a Trastevere). Ma la notizia vera non è il grave episodio. La notizia è che la notizia è affogata in un fragoroso silenzio. Neanche un elzeviro, che so, di Gad Lerner, che come il vino va ad annate: c'è il Lerner lottacontinuista degli anni Settanta, il Lerner giornalista engagé nei giornali e tv di capitalisti quali Gianni Agnelli, Carlo De Benedetti, Marco Tronchetti Provera, il Lerner ultima versione approdato al Fatto Quotidiano e pentito delle sue frequentazioni altolocate precedenti.Niente. Nulla. Nada. Zero.Persino l'associazione ha buttato acqua sul fuoco: «Non c'è nessuna contrapposizione tra noi e i centri sociali, quanto è avvenuto è opera di un singolo individuo per quanto ne sappiamo estraneo da anni dall'attività politica».Ah sì? Per quanto ne sappiamo noi, invece, il clima non è esattamente dei più idilliaci. Tanto che, siccome è stato di nuovo preso di mira fisicamente da un altro giovane legato ad Acrobax, Carrocci adesso è sotto tutela: ha due agenti in borghese a vegliare su di lui.Le tensioni risalirebbero addirittura all'anno scorso. A Carrocci fu rimproverato di essersi rivolto alle autorità dopo il citato pestaggio: «Chi canta in Questura è un infame di natura», tam-tam rimbalzato anche attraverso il collettivo comunista Militant. Riferendosi a Carrocci, poi, Acrobax su Facebook è addirittura irridente: «Come Gesù dopo il martirio risorse annunciando il regno del Signore, il figliol prodigo più noto del cinema America denuncia il suo presunto aggressore non solo in Questura, ma a mezzo stampa. Ognuno di noi vorrebbe del resto un amico giornalista pagato dai palazzinari (riferimento al Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone, ndr) e amato dalla questura che ci difenda a spada tratta». Morale: la vigilanza «democratica» è sempre a senso unico.Solo a destra ci sono trogloditi violenti, con la bava alla bocca, pronti a passare alle vie di fatto, minacciando, picchiando, sprangando. A sinistra, invece, tutte mammolette, pacifisti seguaci di Gandhi, fan del dialogo e del confronto, civile e «multiplo»: multi-culturale, multi-etnico, interreligioso.Eh sì: proprio una bella favola.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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