Pietro Boria, ordinario di diritto tributario alla Sapienza: «Imprecisi i criteri dell’Ufficio parlamentare di bilancio. I numeri sono molto più bassi, i politici li gonfiano per evitare le loro responsabilità. Pace fiscale necessaria».
Pietro Boria, ordinario di diritto tributario alla Sapienza: «Imprecisi i criteri dell’Ufficio parlamentare di bilancio. I numeri sono molto più bassi, i politici li gonfiano per evitare le loro responsabilità. Pace fiscale necessaria».Professor Pietro Boria, si parla molto di pace e di evasione fiscale. Le sue stime sono molto diverse rispetto alla vulgata corrente che parla di centinaia di miliardi di evasione.«La cattedra di diritto tributario presso l’università La Sapienza di cui sono titolare ha condotto uno studio pubblicato nel 2022 coinvolgendo un gruppo di ricerca di ricercatori (dottori e dottorandi). Ma devo fare un altro paio di premesse prima. Sono un professore. Mi perdoni!».Ci mancherebbe…«L’evasione fiscale è un fenomeno invisibile. L’Italia pubblica una stima effettuata dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Dal 2016 il governo italiano la allega alla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). L’ultimo documento disponibile parla di circa 100 miliardi di evasione fiscale, 96 per la precisione. La metodologia è di tipo “Top down”. Si parte cioè dall’alto con valutazioni in input di tipo macroeconomico e si arriva a una congettura finale in basso. La letteratura economica considera questo metodo di stima largamente impreciso».La seconda premessa?«Noi nella nostra ricerca abbiamo applicato un’altra metodologia di tipo “Bottom up”. Facciamo cioè il percorso inverso. Partiamo dal basso - con casi specifici - e arriviamo a stimare l’evasione fiscale in circa 15 miliardi. Ovviamente sempre su base congetturale. Faccio presente che nel Regno Unito, Paese con dati molto simili a noi quanto a popolazione e Pil, applicando la stessa metodologia si arriva a stimare l’evasione fiscale in circa 30 miliardi. Più vicina ai nostri 15 che ai 100 dell’Upb esposti in Nadef». L’Istat parla di economia non osservata…«Assolutamente corretto. Il documento Upb parte dall’economia sommersa stimata dall’Istat. Entro nel dettaglio e le faccio due esempi. La stima ufficiale parla di evasione da parte del lavoro dipendente di circa 8 miliardi. È calcolata assumendo che ci siano circa 3 milioni di persone ufficialmente disoccupate che lavorano in nero a tempo pieno. Nella nostra analisi di dettaglio abbiamo ipotizzato i possibili casi di evasione. Maestri e professori che fanno le ripetizioni in nero. Oppure le colf. Numeri marginali. I dati Inps del resto ci dicono che i disoccupati possibili sono circa 2,5 milioni. Il 10% dei 25 milioni di lavoratori. Si può arrivare a 3 milioni sommando chi non lavora e non studia. I giovani Neet. Ma non è prefigurabile. Anche sul lavoro autonomo, hanno stimato un’evasione fiscale molto importante. Ma come è spiegabile quando su 4 milioni di lavoratori autonomi 2 milioni e mezzo hanno scelto il scelto il forfettario su cui non c’è Iva e dove l’aliquota va dal 5% al 15%? Che interesse hai a evadere con quei numeri? Togliendo quella cifra il totale degli evasori possibili è basso. Ma c’è un dato secondo me ancora più rilevante e riguarda gli importi dei tributi riscossi».Ce lo spieghi…«Lo ha dichiarato il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, avvocato di grandissimo valore. Sono stati recuperati 20 miliardi. Dieci di accertamento e 10 di cartelle esattoriali. Ma è un recupero che si riferisce a una pluralità di anni (da tre a cinque anni). Nel nostro studio, incrociando tutte le banche dati possibili si arriva a una stima annua di recupero che va da 5 a 15 miliardi l’anno. Da 20 anni, le ripeto, non si recupera mai meno di 5 e mai più di 15 miliardi. Da 20 anni. Sa quanto è l’incasso totale dei tributi che avviene spontaneamente in autotassazione, ritenute, saldi? In tutto 450 miliardi. Fatto 100 l’incasso complessivo, il 2% è evasione».Non siamo un popolo di evasori…«Voglio essere preciso. L’evasione esiste e va combattuta perché è una violazione del patto sociale e costituzionale. L’evasore va sanzionato. Ma non è un fenomeno qualificante del nostro Paese». A cosa è dovuta secondo lei questa narrazione sull’evasione? «C’è un tema politico chiaro. Parlare di evasione deresponsabilizza la classe governante; destra e sinistra che in 30 anni di Seconda Repubblica non hanno messo mano a cambiare il sistema. Largamente migliorabile. “Staneremo gli evasori” è uno slogan comodo».Intanto si parla di magazzino di crediti fiscali…«Tributi non pagati per 1.150 miliardi. Teoricamente sono espressione di evasione. Per qualcuno giustificabile per ragioni di necessità. Per altri dovuti a errori meramente formali. Non entro nel merito. Ma sono quasi 30 anni di storia fiscale. La maggior parte prescritti. Contribuenti che muoiono e altri che falliscono. Il magazzino vero è di circa 100 miliardi. Inutile perdere tempo su cifre che non si recupereranno mai». La Lega torna a parlare di pace fiscale. Cavallo di battaglia di un suo esponente di primo piano: Armando Siri. S’ha da fare? Se sì in che termini?«Tema che conosco bene. Ci scrivo da anni. La pace fiscale è essenziale in questo Paese. Ma è un concetto molto più ampio di quello presentato dagli ultimi tre governi: Conte, Draghi e Meloni. Non solo e non tanto rottamazioni. Né tantomeno condoni. Dobbiamo introdurre un sistema molto più ampio fatto di certezze in materia di sanzioni e che riducano il peso e l’alea talvolta insopportabile dei controlli. Sistemi che presuppongono responsabilità, energia e impegno dei governanti. Non tanto una stagione di condoni ma di ordine e certezza. Questo domandano i contribuenti. Il viceministro Maurizio Leo, già direttore generale al ministero, ha le competenze per ottenere questi risultati ora che la sua legge delega di riordino del sistema fiscale è in corso di approvazione».
Antonio Filosa (Stellantis)
La batteria elettrica è difettosa. La casa automobilistica consiglia addirittura di parcheggiare le auto lontano dalle case.
Mentre infuria la battaglia mondiale dell’automobile, con la Cina rampante all’attacco delle posizioni delle case occidentali e l’Europa impegnata a suicidarsi industrialmente, per Stellantis le magagne non finiscono mai. La casa automobilistica franco-olandese-americana (difficile ormai definirla italiana) ha dovuto infatti diramare un avviso di richiamo di ben 375.000 automobili ibride plug-in a causa dei ripetuti guasti alle batterie. Si tratta dei Suv ibridi plug-in Jeep Wrangler e Grand Cherokee in tutto il mondo (circa 320.000 nei soli Stati Uniti, secondo l’agenzia Reuters), costruiti tra il 2020 e il 2025. Il richiamo nasce dopo che si sono verificati 19 casi di incendi della batteria, che su quei veicoli è fornita dalla assai nota produttrice coreana Samsung (uno dei colossi del settore).
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.






