2018-10-17
Nelle scuole milioni di copie del libro che usa Manzoni contro i populisti
I classici nostri contemporanei è uno dei manuali di letteratura più diffusi alle superiori e spiega che i critici della moneta unica sono come la «folla farneticante» dei Promessi sposi. Giuseppe Parini, invece, viene sfruttato per la propaganda pro migranti mentre Ugo Foscolo viene dipinto come un rivoluzionario assimilabile ai sessantottini. Quanto siamo ignoranti. Non sapevamo, per dire, che Alessandro Manzoni fosse un fiero avversario dei populisti, un difensore dell'euro con il coltello tra i denti. Non sapevamo, poi, che Ugo Foscolo fosse un rivoluzionario assimilabile ai sessantottini, o che Giuseppe Parini difendesse i poveri migranti sbarcati sulle coste italiane. Per fortuna, ieri abbiamo potuto colmare tutte queste spaventose lacune. Ci siamo procurati una copia di I classici nostri contemporanei, uno dei manuali di letteratura più diffusi nelle scuole superiori italiane. A pubblicarlo è Paravia, storico marchio che oggi fa parte del gruppo editoriale Pearson. La prima firma sul prestigioso tomo è quella di Guido Baldi, studioso tra i più celebri (seguono i nomi di Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria). I suoi manuali - tra cui quello che teniamo fra le mani - hanno venduto qualcosa come 2,5 milioni di copie (e il dato risale a due anni fa). Baldi ha idee molto precise riguardo all'insegnamento. Secondo lui, è fondamentale che alle scuole superiori si studi in modo approfondito la letteratura del Novecento, altrimenti - disse in un'intervista a Repubblica - si rischia «la formazione di cittadini inconsapevoli, privi di senso critico». Beh, quanto alla formazione di cittadini consapevoli, il nostro luminare offre un contributo non da poco. I classici nostri contemporanei, infatti, non si limita a fornire un'ampia scelta di testi letterari, ma regala agli studenti interessanti letture politiche, perfette per i ragazzi delle superiori che si apprestano a votare per la prima volta. Del manuale esistono varie edizioni in diversi volumi. Noi abbiamo sfogliato il corposo tomo intitolato «Dal Barocco al Romanticismo», prendendo spunto da un dibattito esploso sul Web. Quello che abbiamo trovato, in effetti, è abbastanza inquietante. Ai singoli autori sono dedicati robusti capitoli, ricchi di materiali e approfondimenti. Al termine di ogni capitolo si trova una sezione chiamata «Che cosa ci dicono ancora oggi i classici», il cui scopo è quello di spiegare agli studenti perché un'opera o un autore risultino ancora attuali. Il problema è che il contenuto di tali sezioni è, a tratti, delirante. Partiamo dal caso più clamoroso, riguardante Alessandro Manzoni (1785-1873). A pagina 945 si parla dei Promessi sposi e si legge: «Le farneticazioni della folla milanese del Seicento possono ricordarci tante altre idee false che trovano oggi facile accoglienza nelle credenze di massa: ad esempio quelle intorno all'euro, a cui da molti viene attribuita la colpa della difficile situazione economica attuale, mentre le cause di essa, come tutti dovrebbero sapere, sono state le speculazioni finanziarie internazionali che nel 2008 hanno innescato una crisi economica mai vista dopo la Grande Depressione». Chiaro, no? Chi critica l'euro è un ignorante, un bifolco secentesco. E non è finita. Il manuale di letteratura spiega che «l'euro, con tutti i suoi limiti, è stato un baluardo che ci ha difeso da ripercussioni più devastanti. Il triste è che l'animosità contro l'euro come responsabile della crisi non si riscontra solo nelle masse ignare di economia e mosse da una comprensibile insofferenza per le difficoltà patite, ma anche in persone che dovrebbero disporre di maggiori mezzi culturali e di più lucido discernimento». Viene il dubbio: ma chi ha scritto queste parole? Probabilmente uno che non conosce la lingua italiana. Forse Jean Claude Juncker? Se la folla berciante ricorda gli anti euro, gli untori di manzoniana memoria sono senz'altro assimilabili ai «malati di Aids o di Ebola (per cui il semplice fatto di provenire da un Paese africano generava sospetto e paura». Beh, al massimo la paura la genera l'Ebola, mica l'Africa. E, in ogni caso, che diamine di considerazioni sono queste? Per quale motivo Manzoni dovrebbe essere trasformato in un fanatico di Bruxelles? Lui, poi, che si struggeva per la sovranità italiana...Passiamo ora a un altro autore, Giuseppe Parini (1729-1799). A leggere il manuale, sembra che fosse un antenato di Laura Boldrini. Sentite: «Attuale è anche il problema toccato da un'ode come Il bisogno, dove si individuano le cause di molti delitti nella miseria e nella fame, che spingono a delinquere. È un dato che possiamo verificare ancora oggi, specie se si guarda ai reati scaturiti dalle condizioni delle masse di immigrati». Ah, perché adesso i reati «scaturiscono». Non sono gli immigrati a commetterli, sono le «condizioni» a farli emergere. Gli immigrati, prosegue il testo, «affrontano pericoli e disagi per cercare una vita più degna e poi, arrivati nei paesi europei, purtroppo in molti casi non trovano altra possibilità di sopravvivenza che divenire manovalanza della criminalità, soprattutto per lo spaccio di droga o per il controllo della prostituzione». Certo, gli autori mica giustificano i crimini, vogliono «capirne le cause». Ma la visione è un pochettino stereotipata, non vi pare? Dal Parini in versione Ong passiamo a Vittorio Alfieri (1749-1803), un nemico giurato del dispotismo, un combattente per la libertà. Un autore molto attuale poiché, se pure noi non viviamo in un regime, anche in democrazia possono verificarsi «arretramenti verso impostazioni autoritarie». Un esempio? «Il feroce pestaggio compiuto dalla polizia sui dimostranti che dormivano nella scuola Diaz dopo le manifestazione contro il G8 a Genova». Alfieri, tra l'altro, era un vero antifascista: «Non a caso a lui guardavano spesso gli oppositori alla dittatura mussoliniana». Inoltre, era un ecologista, per questo va letto anche oggi, magari pensando «all'Eternit di Casale Monferrato o all'Ilva di Taranto, le cui lavorazioni hanno compromesso la salute di un numero impressionante di persone, e colpiscono tuttora». Un bel tipetto era anche Ugo Foscolo (1778-1827). Un vero rivoluzionario, che rimase però deluso dall'avvento del dispotismo napoleonico: «Una delusione analoga hanno subìto coloro che hanno vissuto le stagioni dell'antifascismo e della Resistenza e hanno confidato in una Italia totalmente nuova, vedendo poi smentite le loro speranze dalla situazione politica [...]. E ancora una delusione ha conosciuto la generazione successiva, quella che nel Sessantotto ha di nuovo sperato in un radicale rinnovamento. Una terza delusione, se si vuole, è stata quella seguiti alla crisi della cosiddetta Prima Repubblica». Poco ma sicuro: Foscolo avrebbe sfilato in piazza con i sessantottini, poi sarebbe corso a tirare le monetine nell'era di Mani pulite. Se ne dubitate, è perché avete studiato su testi scadenti. Correte a documentarvi, dunque: ripassate. E magari scoprirete pure che il verso più famoso del Manzoni è quello che recita «l'euro è irreversibile». O l'ha scritto Foscolo? Boh.