
Negli ultimi 7 anni nei reparti di ostetricia e ginecologia sono stati segnalati ben 900 casi: danni cerebrali, invalidità e decessi. Ottenuti risarcimenti milionari per «negligenza, imprudenza e imperizia» dei medici. L'ultimo caso risale allo scorso 26 dicembre. Una donna ucraina ha dato alla luce il suo piccolo nell'ospedale Misericordia di Grosseto. Ma il taglio cesareo deciso d'urgenza si è trasformato in tragedia: il bambino è nato senza vita. Adesso sono 22 gli indagati fra il personale sanitario: la Procura vuole accertare se ci siano stati omissioni ed errori. Solo pochi mesi fa era successo in Puglia. Una donna di 31 anni, in perfette condizioni di salute, era stata ricoverata nel reparto di Ginecologia dell'ospedale Sacro Cuore di Gesù di Gallipoli, provincia di Lecce. In programma un cesareo, routine. Invece quel giorno di gioia si è trasformato in un incubo: il bimbo è morto poche ore dopo la nascita e la mamma è finita in Rianimazione in gravi condizioni. La magistratura ha aperto un'inchiesta ravvisando «negligenza, imprudenza e imperizia, per inosservanza delle raccomandazioni previste dalle linee guida». Sono indagati due medici del reparto, due anestesiste e il ginecologo di fiducia della partoriente. Cosa è successo? Sullo sfondo ci sarebbe l'ennesimo episodio di malasanità nelle sale parto italiane, che dovrebbero essere i luoghi più sicuri, nei quali s'investe sul futuro, invece sono funestati da incidenti e decessi. rischi per bimbi e madriA scattare la fotografia dei reparti di Ostretricia è un'indagine condotta da AmTrust, una delle principali assicurazioni attive nel campo della medicina, con la terza edizione dell'Osservatorio baby case. Il risultato è lontanissimo da quello che ci si potrebbe aspettare in un Paese occidentale evoluto. Secondo questo studio i «baby case», cioè gli incidenti avvenuti negli ospedali che colpiscono i neonati, rappresentano l'1,8 per mille delle nascite. Tradotto: nel 2017 ogni mille parti due non sono andati nel modo giusto. E il bebè muore o comunque resta compromesso per la vita. Il numero è tutt'altro che trascurabile perché, sempre secondo il report, fra il 2010 e il 2017 i casi denunciati sono stati 900 in 138 strutture sanitarie del Paese. Significa che ogni tre giorni è stato segnalato all'autorità giudiziaria un parto con gravi conseguenze per il bambino. Le strutture più a rischio sono i policlinici universitari: dove si verifica in media l'1,9% dei casi. Gli ospedali più virtuosi si trovano al Nord (0,6% dei casi), quelli più esposti a errori e imperizie sono al Sud (0,94%), mentre vicini alla media nazionale sono le strutture del Centro (0,79% dei casi). Insomma, la situazione è più che mai preoccupante anche se le cifre del 2018, sebbene non sia ancora terminato, sembrerebbero in lieve diminuzione: nella prima parte dell'anno si registrano infatti 0,81 casi ogni mille parti. Un'inversione di tendenza che, se confermata, sarebbe importante, tenendo conto che i sinistri crescevano costantemente da sette anni. Tuttavia per fare i conti bisogna aspettare i dati finali.Ma a rischiare la vita non sono solo i neonati, ci sono anche le mamme. L'ultima indagine relativa alla mortalità materna risale a due anni fa ed è stata effettuata dall'Istituto superiore di sanità. Parla di nove casi ogni 100.000 parti, in linea con quanto accade in Francia e Gran Bretagna. Secondo lo studio, la causa più frequente dei decessi precoci (ovvero entro 42 giorni dalla nascita del bebè) è l'emorragia, responsabile del 43,5% del totale delle vittime. Seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza (19,1%) e dalla tromboembolia (8,7%). Tra le morti materne registrate nell'intervallo tra 43 giorni e un anno dal parto, un quarto è invece dovuto a suicidi, quindi alla depressione post partum. Per rendere le sale parto più sicure è stata attivata una speciale sorveglianza in otto Regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia) che coprono il 73% dei nati in Italia, per un totale di oltre 360 presidi ospedalieri coinvolti. Servirà a migliorare la situazione? Ce lo auguriamo. Nel frattempo, però, i casi di presunta o accertata malasanità si ripetono. Basta scorrere la cronaca. Lo scorso settembre i genitori di una bambina, nata tetraplegica e cieca a causa dell'incompetenza di due ostetriche dell'ospedale di Rovigo, hanno ricevuto un risarcimento da 5 milioni di euro. Questo dopo un calvario giudiziario durato oltre nove anni. Le due professioniste del nosocomio Santa Maria della misericordia sono state giudicate colpevoli: al momento della nascita, maneggiando la neonata, le hanno provocato traumi al cranio così gravi da renderla spastica. E tutto questo, secondo il verdetto dei magistrati, a causa di «imperizia e negligenza». richieste di indennizzoAltro dramma si è consumato nel reparto di Ginecologia dell'ospedale di Stradella, in provincia di Pavia, dove un bimbo è nato morto senza apparente spiegazione. La mamma aveva portato a termine una gravidanza serena, ma appena dopo il parto il bebè ha smesso di dare segni di vita. Qualunque tentativo di rianimazione, protratta per 45 minuti, è stato inutile. La Procura ha aperto un'inchiesta, così come la struttura ospedaliera lombarda. Non è stato ancora accertato quale sia la causa del decesso, tuttavia qualcosa evidentemente non ha funzionato. È invece dovuto a un episodio di malasanità l'incidente in sala parto che ha causato danni cerebrali permanenti a un bebè nato pochi mesi fa nell'ospedale di Vipiteno, vicino a Bolzano. I genitori hanno già chiesto alla Asl un risarcimento da 5 milioni di euro. Si è infatti accertato che «il parto spontaneo di donna dopo primo taglio cesareo è stato indotto troppo precocemente e con mezzo non adeguato». Un altro assegno, questa volta da 2 milioni di euro, è stato staccato a favore dei genitori di due gemelline calabresi nate con un ritardo mentale a causa di una diagnosi sbagliata. Gli errori riscontrati in corsia negli ultimi anni sono tantissimi, si va dalla somministrazione di farmaci sbagliati a manovre delle levatrici svolte in maniera non corretta. Oltre agli sbagli commessi dagli anestesisti durante i parti cesarei. Non sempre, di fronte a queste tragedie, i genitori hanno la forza di reagire. Secondo l'indagine di AmTrust, la maggior parte delle denunce arriva diversi anni dopo la nascita: i picchi massimi di richieste di indennizzo si registrano quando i bambini hanno già compiuto quattro o cinque anni. Anche perché spesso i disturbi connessi ai parti andati male si manifestano in età scolare. Quando il piccolo, uscito dal guscio della famiglia, dovrebbe iniziare ad apprendere e socializzare.
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
La presunta frode elettorale travolse i leghisti. Ma a processo è finito solo un «big» delle preferenze del centrosinistra. Il pm di allora conferma tutto. E va al contrattacco.
L’intervista a questo giornale della pm di Pesaro Anna Gallucci ha scosso il mondo politico e quello giudiziario. La toga ha denunciato il presunto indirizzo «politico» dato alla maxi inchiesta Voto connection della Procura di Termini Imerese, dove la donna lavorava, un’indagine che riguardava voto di scambio (riqualificato dal gip in attentato contro i diritti politici dei cittadini), favoritismi e promesse di lavoro in vista delle elezioni comunali e regionali del 2017. La pm ci ha rivelato che l’allora procuratore Ambrogio Cartosio (che ha definito la ricostruzione della ex collega come «falsa» e «fantasiosa») la avrebbe spronata a far arrestare due esponenti della lista «Noi con Salvini», specificando che «era un’iniziativa condivisa con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato» e l’avrebbe, invece, invitata a chiedere l’archiviazione per altri soggetti legati al centro-sinistra. Ma la Gallucci non avrebbe obbedito. Un’«insubordinazione» che la donna collega ad alcune sue successive valutazioni negative da parte dei superiori e a una pratica davanti al Csm.
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Performance a tripla cifra per Byd, Lynk&Co e Omoda/Jaecoo grazie agli incentivi.
Byd +535,3%, Lynk&Co +292,3%, Omoda/Jaecoo +386,5%, «altre» +419,2% e fra queste c’è Leapmotor, ovvero il partner cinese di Stellantis che raggiunge l’1,8% della quota di mercato solo a novembre. Lo scorso mese le immatricolazioni auto sono rimaste stabili nei confronti dello stesso periodo di un anno fa, tuttavia c’è stato un +131% circa delle vetture elettriche, grazie agli incentivi che hanno fatto felici i principali produttori di veicoli a batteria: i cinesi. Come emerge appunto dalle performance a tripla cifra messe a segno dai marchi dell’ex celeste impero. La quota di mercato delle auto elettriche è volata così nel mese al 12,2%, rispetto al 5,3% del novembre 2024.
«La spinta degli incentivi ha temporaneamente mitigato l’anomalia del mercato italiano, riavvicinandolo agli standard europei», sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi. «Appurato l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica, strumenti di supporto alla domanda programmatici e prevedibili conseguirebbero anche da noi risultati paragonabili a quelli degli altri grandi mercati Ue», osserva ancora Pressi, citando a titolo d’esempio «l’ormai improcrastinabile revisione della fiscalità sulle flotte aziendali».
Friedrich Merz e Ursula von der Leyen (Ansa)
Pure Merz chiede a Bruxelles di cambiare il regolamento che tra un decennio vieterà i motori endotermici: «Settore in condizioni precarie». Stellantis: «Fate presto». Ma lobby green e socialisti europei non arretrano.
Il cancelliere Friedrich Merz ha annunciato che la Germania chiederà alla Commissione europea di modificare il regolamento europeo sul bando dei motori endotermici al 2035. Il dietrofront tedesco sul bando ai motori a combustione interna, storico e tardivo, prende forma in un grigio fine settimana di novembre, con l’accordo raggiunto fra Cdu/Csu e Spd in una riunione notturna della coalizione a Berlino.
I partiti di governo capiscono «quanto sia precaria la situazione nel settore automobilistico», ha detto Merz in una conferenza stampa, annunciando una lettera in questo senso diretta a Ursula von der Leyen. La lettera chiede che, oltre ai veicoli elettrici, dopo il 2035 siano ammessi i veicoli plug-in hybrid, quelli con range extender (auto elettriche con motore a scoppio di riserva che aiuta la batteria) e anche, attenzione, «motori a combustione altamente efficienti», secondo le richieste dei presidenti dei Länder tedeschi. «Il nostro obiettivo dovrebbe essere una regolamentazione della CO2 neutrale dal punto di vista tecnologico, flessibile e realistica», ha scritto Merz nella lettera.
Ansa
Per la sentenza n.167, il «raffreddamento della perequazione non ha carattere tributario». E non c’era bisogno di ribadirlo.
L’aspettavano tutti al varco Giorgia Meloni, con quella sua prima legge finanziaria da premier. E le pensioni, come sempre, erano uno dei terreni più scivolosi. Il 29 dicembre di quel 2022, quando fu approvata la Manovra per il 2023 e fu evitato quell’esercizio provvisorio che molti commentatori davano per certo, fu deciso di evitare in ogni modo un ritorno alla legge Fornero e fra le varie misure di risparmio si decise un meccanismo di raffreddamento della perequazione automatica degli assegni pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps. La norma fu impugnata dalla Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna e da una ventina di ex appartenenti alle forze dell’ordine per una presunta violazione della Costituzione. Ma ora una sentenza della Consulta, confermando per altro una giurisprudenza che era già abbastanza costante, ha dato ragione al governo e all’Inps, che si era costituita in giudizio insieme all’Avvocatura generale dello Stato, proprio contro le doglianze del giudice contabile. Già, perché in base alle norme vigenti, non è stato necessaria la deliberazione di un collegio giudicante, ma è bastata la decisione del giudice monocratico della Corte dei Conti emiliana, Marco Catalano, esperto in questioni pensionistiche.






