2024-03-21
Nelle intercettazioni spunta Emiliano. «Per un voto pagati fra 50 e 70 euro»
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
Tommaso Lovreglio, nipote di un boss, fra i 130 indagati dell’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose a Bari, al telefono con la zia parlava del costo della compravendita di preferenze. Citati più volte sindaco e governatore pugliese.In uno dei documenti dell’inchiesta che ha portato alla decisione del Viminale di nominare una commissione d’accesso per valutare se ci sia stata infiltrazione criminale nell’amministrazione comunale di Bari, ci sono un paio di passaggi in particolare che devono aver avuto un certo peso specifico. Il primo riguarda «il livello di infiltrazione di Tommaso Lovreglio (nipote del boss Savino Parisi, ndr) nel tessuto amministrativo e politico della città». Il secondo è legato ad alcune conversazioni di un assessore regionale del Partito democratico, Anita Maurodinoia, con suo marito Alessandro Cataldo, che, seppure «non assurgono a contestazioni specifiche nella presente richiesta (il riferimento è alla richiesta di misure cautelari avanzata dai pm della Procura antimafia, ndr)», annotano i magistrati titolari dell’inchiesta, «tuttavia appaiono indicative delle conoscenze del Lovreglio in quel settore della vita amministrativa e politica della città e della sua capacità di infiltrarsi negli ambienti politici di rilievo regionale». Anche il sindaco Antonio Decaro, che è anche presidente dell’Anci e che ora grida al complotto, così come il governatore dem Michele Emiliano, non sono esenti da citazioni. Non sono stati intercettati e, spiegano i magistrati, non risultano coinvolti. Sono i principali indagati dell’inchiesta (che non ne chiarisce le ragioni) a parlare di loro. È proprio Lovreglio, mentre si confronta con la zia Angela Parisi, a tirare fuori i due nomi legandoli alle elezioni, in una conversazione che, come annotano gli inquirenti, in diversi passaggi risulta «incomprensibile»: «Oh.. (incomprensibile)... ha pagato Decaro forte... e che dobbiamo fare (incomprensibile)... Emiliano ha pagato poi la Maurodinoia... lo sai quanto stava dando la Maurodinoia alle persone? Eh?». Zia Angela si mostra informata: «Di solito dà 50 euro... noi non abbiamo avuto proprio niente...». I due fanno due conti, dando per scontato che tutte le preferenze arrivate alla Maurodinoia siano state pagate. È ancora Lovreglio ad affermare: «Comunque la Maurodinoia ha preso 6.400 voti... se si metteva (incomprensibile) ad Emiliano lo sai quanto stavano dando? Vito... 50, 70 a persona... a voto... e come fai a batterli?». Ma Emiliano sembra essere un pensiero fisso anche di altri due personaggi: Maria Carmen Lorusso, consigliere comunale eletto con il centrodestra e poi passata al centrosinistra, finita ai domiciliari, e suo marito (arrestato), Giacomo Olivieri, avvocato ed ex consigliere regionale che, secondo l’accusa, sarebbe stato l’uomo chiave dei presunti accordi con i clan mafiosi per portare in consiglio la Lo Russo tramite l’ipotizzata compravendita di voti. E proprio mentre Olivieri parla con la moglie afferma: «Ho detto io: no, ti faccio chiamare da Emiliano perché quei voti andranno a Emiliano... mo te lo dico... ma io non ho bisogno (parole incomprensibili)... chiaramente non me lo far fare domani o dopodomani perché mo sono finite le votazioni, ma ti dico che noi gli facciamo l’assunzione come avevamo promesso... col posto fisso... le ore fisse». Mentre, in un’altra occasione, sempre Olivieri, parlando con un tizio che probabilmente aveva in animo di candidarsi, afferma: «Se ti candidavi prendevi 120 voti a mo’ degli altri... erano cazzi amari mo... invece così sei in centrosinistra... un domani Emiliano può dare un incarico... lo può dare... che ne sappiamo... è tutto da giocare... poi io... ha vinto Decaro, amen... basta... cinque anni... ho detto “Mari rilassati”». E quando l’interlocutore replica con un «poi verranno tutti a cercare... Emiliano sarà il primo...», Olivieri risponde: «Sarà il primo a venire a cercare... noi stiamo tranquilli». Dagli atti dell’inchiesta non emergono successivi tentativi avanzati da Emiliano per agganciare Olivieri (mentre Decaro rivendica di averlo «cacciato» da una multiservizi). L’indagine è tutta concentrata sul presunto intreccio tra mafia, politica e affari e sul tentativo di condizionare il voto alle comunali vinte dal centrosinistra che nel maggio 2019 sosteneva Decaro da sindaco uscente. Le infiltrazioni avrebbero raggiunto anche la municipalizzata del trasporto urbano barese, l’Amtab, che è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria per un anno. Anche per l’Amtab c’è chi ha tirato in ballo il sindaco. Un collaboratore di giustizia, tale Nicola De Santis detto «il Pezzato», ha ricordato agli inquirenti: «Sono numerosi gli affiliati del quartiere Japigia assunti nella società». Tra questi, oltre al nome di Tommaso Lovreglio, il pentito chiama in causa anche un certo Massimo Parisi (fratello del boss Savino Parisi, ndr). E proprio in merito all’assunzione di Parisi sostiene: «Ricordo che questi era impegnato nelle campagne elettorali di Decaro e di Giorgio D’Amore nella circoscrizione zona Japigia tra il 2008 e il 2010; gli incontri sono avvenuti circa sette mesi prima o al massimo un anno prima dell’assunzione di Parisi All’Amtab. Comunque si trattava di elezioni locali e Decaro era assessore ai Trasporti». In occasione della conferenza stampa per illustrare l’operazione con 130 arresti, il procuratore di Bari Roberto Rossi (che da pm, ai tempi in cui era titolare di due inchieste su Raffaele Fitto, tentò una corsa alle primarie del Csm con il gruppo progressista di Movimento per la giustizia ma fu sconfitto da Franco Cassano) ci ha tenuto a escludere il coinvolgimento del sindaco: «Quando si parla di condizionamento elettorale si rischia di pensare che tutto sia inquinato. C’è stata una parziale e circoscritta attività di inquinamento del voto all’interno delle comunali su cui l’amministrazione ha saputo rispondere e abbiamo accertato l’insussistenza del coinvolgimento del sindaco». Pochi giorni dopo è tornato sul concetto in occasione della firma di un protocollo d’intesa in municipio, ringraziando l’amministrazione comunale per la «grandissima collaborazione data alla Procura per raggiungere importanti risultati sulla legalità». Poi ha bussato al ministero per chiedere personale, lamentando l’assenza di «sette sostituti procuratore»: «Soffriamo di una carenza che sta superando il 20%, se mancano le persone non possiamo fare quello che riusciamo a fare». Il caso Bari è finito sul tavolo del Csm e ci sarebbero bandi di concorso in arrivo per i nuovi pm. Ma dopo l’estate dovrebbero prendere servizio anche due nuovi procuratori aggiunti. E probabilmente anche i buchi neri presenti nell’inchiesta sulle infiltrazioni in municipio andrebbero a colmarsi. Intanto il Viminale ha deciso di vederci chiaro.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.