2025-10-20
Nel muro vaccinista si è aperta una breccia
La sentenza che ha riconosciuto un nesso causale tra il siero anti Covid e l’invalidità di una donna ultracinquantenne (quindi obbligata all’iniezione) conferma che il potere ci ha trattato non da sudditi, ma da schiavi. Su cui ogni sperimentazione era lecita.È sufficiente che ci sia un’unica pecora nera perché sia falsa l’affermazione che tutte le pecore sono bianche. È sufficiente che ci sia un’unica sentenza che colleghi una vita distrutta nell’invalidità e nel dolore cronico ai vaccini Covid, perché tutta l’imposizione si manifesti per quello che è stata: un crimine, non la difesa eroica della salute pubblica, come sostenevano tutti giornali, con l’eccezione della Verità, e tutte le tv, con l’eccezione di Mario Giordano. Un giudice di Asti ha stabilito nella sua sentenza un nesso causale tra vaccino Covid e neuropatia di una donna di 53 anni, una over 50, quindi costretta all’obbligo vaccinale: resa invalida in nome del popolo italiano. Coloro che vivono in una democrazia sono definiti cittadini: cittadini che si preparano alla felicità in terra contenuta nella cosiddetta Agenda 2030, dettata al popolo dagli autocrati di Davos, e interiorizzata da tutti gli Stati benché quelli di Davos non siano mai stati eletti da nessuno. L’Agenda 2030 prevede le parole «cittadine» e «cittadini», con cui abbiamo sostituito «uomini» e «donne». Il termine, tondo e soffice, ereditato da quello spaventoso bagno di sangue innocente che fu la Rivoluzione francese, è un termine sgangherato e classista, perché esclude i «cafoni», prende per buoni solo quelli che campano in città e non nasconde il disprezzo per i bifolchi: da Robespierre a Lenin per finire con Stalin, Mao, Pol Pot i contadini sono sempre stati odiati dai poteri atei: troppo attaccati alla terra, alla realtà e inevitabilmente a Dio. Per questo sono stati massacrati a filo di spada in Vandea all’epoca della Rivoluzione francese, uccisi con la fame nelle campagne ucraine, russe, cinesi, nelle risaie della Cambogia, sull’altopiano etiope, negli arcigni tempi del socialismo reale. Troviamo evidente che in Russia non esista una democrazia degna di questo nome. In Russia si vota, certo, ma ci sono molti avversari di Vladimir Putin imprigionati o defunti in seguito a una qualche serie di sfortunati eventi, incidenti stradali, accidentale ingestione di plutonio, altro. Esiste quindi il sospetto che in Russia gli oppositori politici siano danneggiati o uccisi. Questo è lo schema del totalitarismo logico, e coloro che vivono sotto un totalitarismo logico possono essere definiti sudditi. La Russia, a quanto mi dicono, non è una vera democrazia, e questo l’ho capito. Quella che mi sfugge è la risposta alla domanda: ma la vera democrazia saremmo noi? Putin non ha obbligato i suoi sudditi a inocularsi farmaci di comprovata inutilità e altrettanto comprovata pericolosità. In Russia l’età di incidenza del cancro del pancreas e dell’infarto non si sono abbassate di venti anni, nessuno ha perso il lavoro per aver rifiutato un farmaco che ha creato la morte per malore improvviso, bizzarro termine che sembra suggerire che, in violazione di tutte le leggi della logica e della fisiologia, improvvisamente il cuore di persone sane si fermi, senza alcun motivo noto: i motivi ignoti resteranno ignoti perché non facciamo le autopsie. Qualcuno però le autopsie le ha fatte. Il 5 luglio 2023 la rivista The Lancet pubblicò una revisione sistematica dei risultati dell’autopsia nei decessi dopo la vaccinazione contro il Covid (Nicolas Hulscher, Ann Arbor, Paul E. Alexander). Gli autori hanno ricercato tutti i referti autoptici e necroscopici pubblicati relativi alla vaccinazione contro il Covid fino al 18 maggio 2023. Hanno identificato 678 studi e, dopo aver selezionato i criteri di inclusione, hanno incluso 44 articoli contenenti 325 casi autoptici e un caso necroscopico. Tre medici hanno esaminato in modo indipendente tutti i decessi e determinato se la vaccinazione contro il Covid fosse la causa diretta o avesse contribuito in modo significativo al decesso. La risposta è positiva nel 73,9% dei casi. Il sistema d’organo più implicato nei decessi associati al vaccino Covid è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da più sistemi d’organo (7%). Tre o più sistemi d’organo sono stati interessati in 21 casi. Il tempo medio dalla vaccinazione al decesso è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati come direttamente dovuti o significativamente collegati alla vaccinazione. La coerenza osservata tra i casi di questa revisione con eventi avversi noti del vaccino Covid, i loro meccanismi e l’eccesso di decessi correlato, insieme alla conferma autoptica e alla valutazione del decesso guidata dal medico, suggeriscono che vi è un’alta probabilità di un nesso causale tra i vaccini Covid e il decesso nella maggior parte dei casi. Lo studio si conclude affermando che sono necessarie ulteriori indagini urgenti al fine di chiarire i risultati. Lo studio è stato ritirato dopo 24 ore in quanto inattendibile. È sorprendente. Dato che su 24 ore qualche ora è usata anche per mangiare e per dormire, c’è stato qualcuno che è riuscito in 8 ore di lavoro a rivedere un quantitativo di dati impressionante. Qualcuno chi? Uno qualsiasi dei redattori di The Lancet, spesso neanche laureato in medicina? Wow. Tutto da solo? Oppure ha trovato il tempo di telefonare a un paio di esperti per farsi aiutare? Quali esperti? E in base a cosa sono stati classificati esperti più sperimentati degli autori del lavoro? Il secondo punto importante è che non è stata seguita la raccomandazione degli autori del lavoro: i nostri dati hanno necessità di indagini ulteriori urgenti. Mentre il siero continuava a essere somministrato a milioni di persone, nessuna indagine è stata fatta. Un potere che danneggi e uccida a casaccio anche coloro che non si stanno opponendo, anche bambini, che condanni le donne incinte all’aborto o alla nascita di bambini con problematiche gravi, che regali il cancro, la miocardite, la polinevrite, che renda possibile l’Alzheimer a 30 anni e il Parkinson a 32, che potere è? Cosa erano gli abitanti delle isole Marshall, scelti per studiare gli effetti delle esplosioni nucleari sull’ambiente e sulle popolazioni civili, con 35 bombe nucleari sganciate su Bikini? Cosa erano gli abitanti di Cernobyl, evacuati con spaventoso ritardo, e i contadini ucraini e bielorussi non evacuati mai? Non sto citando né Mengele né i suoi omologhi giapponesi dell’Unità 731, perché lì le vittime facevano parte di gruppi etnici, ebrei, manciù, considerati da ideologie psicotiche nemici dello Stato. Qui le vittime sono stati gli stessi cittadini, quindi il nome «cittadini» non è più adatto come non è adatto nemmeno «sudditi»: la parola corretta è «schiavi». Schiavi. La degenerazione della democrazia liberale e il ritorno dell’autoritarismo paternalistico è il titolo dell’ultimo libro di Max Del Papa, un racconto del dolore da vaccino, somministrato con la menzogna («non ti vaccini: muori e fai morire» come disse Draghi), e con il peggiore degli arbìtri: «I non vaccinati non invochino nessun diritto alla libertà», sottolineò Mattarella. Col suo stile aspro, appassionato, di uomo perbene che ancora osa scandalizzarsi davanti al dolore inutile sparso a piene mani, Max Del Papa ci parla della democrazia rinnegata, certo, ma qui non è stata rinnegata la democrazia, è stata rinnegata qualsiasi decenza e qualsiasi giustizia. Parla del giornalismo venduto, del ricatto, dell’enorme parassita che si chiama Unione europea. Il libro mostra il raccordo tra vaccinismo tossico, genderismo, wokismo, islamismo e immigrazionismo: la distruzione dell’uomo e della sua etica, della sua vita, della sua salute «per il suo bene», per il bene comune. Per i nostro bene la nostra vita è resa un inferno. È un libro da leggere e da lasciare i posteri, nella speranza che lo leggano con incredulità, perché nel frattempo qualcuno avrà raddrizzato il tiro. È un libro da leggere par raddrizzare il tiro.