2018-12-04
Nel cambio di mondo in atto i giornali sono spettatori
Ieri Il Foglio mi ha arruolato nell'armata degli utili idioti del populismo. In un lungo articolo, steso ad asciugare come un lenzuolo su ben tre pagine del quotidiano diretto da Claudio Cerasa, Francesco Cundari accusa me e altri colleghi di aver fomentato il populismo, fenomeno che secondo lui in Italia non trarrebbe origine dal basso, cioè dai ceti più disagiati che si ribellano alle élite, ma dall'alto. In pratica, intellettuali, conduttori tv, scrittori e giornalisti avrebbero lavorato anni per predisporre il terreno contro l'establishment. Una classe dirigente che mette alla gogna sé stessa. Questa per lo meno è la tesi di Cundari il quale per sorreggerla, trattandosi di materia zoppicante, tira in ballo chiunque e spalma l'analisi sugli ultimi 30 anni. In mezzo ci finisce pure Silvio Berlusconi, che non si capisce se debba essere classificato fra i populisti o gli anti populisti, dato che mentre in principio veniva comunemente registrato nel primo gruppo, negli ultimi tempi si sarebbe redento, opponendosi (...)al clima illiberale che trarrebbe origine dai vari girotondi anti berlusconiani di passata memoria, per sfociare nel grillismo. Tuttavia, Cavaliere a parte, l'armata di utili idioti che avrebbe lavorato per il populismo è nutrita. Si va da Marco Travaglio a Vittorio Feltri, passando per Michele Santoro per approdare a Gianluigi Paragone, che una volta uscito dalla Gabbia è sbarcato direttamente in Parlamento, con i grillini ovviamente. All'elenco non sfuggono neppure Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori oltre un decennio fa di un best seller intitolato La Casta, definizione che ha marchiato l'establishment per sempre. Tra gli utili idioti però ci sono anche trasmissioni tv del calibro delle Iene e di Striscia la notizia, che insieme con il Gabibbo avrebbero contribuito a creare il clima di gogna di cui si sarebbero approfittati i populisti. Insomma, Salvini e Di Maio, ultimi comparsi sulla scena e pronti a spazzare via l'establishment, avrebbero tanti padri e tante madri, perché nella Silicon Valley del populismo (definizione coniata da Giuliano da Empoli nel suo La rabbia e l'algoritmo) lavorerebbero in molti. La tesi ovviamente è suggestiva quanto infondata, perché non solo non tiene minimamente conto del fatto di aver messo sullo stesso piano persone che nulla hanno a che spartire, ma le mischia come se qualsiasi denuncia fosse un torto alla classe dirigente e un favore ai politici arruffapopoli che arringano la folla. Nel testo di Cundari i ceti disagiati appaiono più idioti degli utili idioti, perché si bevono tutto senza fiatare ma pronti a votare. Da Travaglio a Stella, da Antonio Ricci a Santoro, chiunque avrebbe imbottito di rancore gli elettori i quali, una volta «educati» dal populismo giornalistico e non solo, avrebbero votato per chi si dà da fare proprio per eliminare i giornalisti. Secondo il collega del Foglio saremmo di fronte a un esempio di masochismo, una specie di autodistruzione del ceto intellettuale che, denunciando le miserie del ceto politico e imprenditoriale, avrebbe contributo ad alimentare il mostro che oggi intenderebbe pascersi di giornali e tv per distruggere ogni forma di pensiero critico.La descrizione di un fenomeno politico interamente alimentato dai talk show e dalle inchieste dei quotidiani, oltre che dai libri, è fantasiosa, talmente fantasiosa che non mi pare abbia bisogno di essere smentita. Semmai è interessante un altro aspetto del discorso di Cundari, perché mentre accusa i colleghi di aver tirato la volata a Salvini e Di Maio, nulla dice su che cosa abbia fatto l'establishment mentre cresceva la sfiducia nei confronti della classe dirigente del Paese. Da Mani pulite sono passati oltre 25 anni, cioè un quarto di secolo, e tuttavia poco è cambiato. Mentre negli anni il sistema dell'informazione metteva alla gogna i potenti, per dirla con il collega del Foglio, chi comanda in questo Paese dov'era e che cosa faceva? Mentre Rizzo e Stella vendevano centinaia di migliaia di copie denunciando i privilegi della Casta e Striscia la notizia metteva alla berlina il potere, l'establishment dormiva? Ammettiamo anche che Salvini e Di Maio li abbiano inventati i giornali e le tv, ma quelli che contano volete farci credere che si siano fatti fregare senza fiatare?Sarebbe bello poter credere che noi giornalisti siamo stati gli utili idioti e che tutto è nato per colpa nostra. Ma la realtà non è questa. La verità è che i ceti popolari, qui come altrove (basti vedere in Francia o in Andalusia), si stanno ribellando alle élite che li hanno governati. Chiamateli sovranisti, populisti o gilets jaunes, ma tutti questi movimenti hanno in comune una profonda insoddisfazione. Io non so se siano di sinistra o di destra, teppisti o insorti come nel caso di Parigi, ma sono persone che esprimono rabbia. Per la prima volta dopo decenni di crescita nella società occidentale hanno scoperto la decrescita. Che non è felice come credono i grillini: è brutta, genera ansia e collera. I giornalisti raccontano gli errori e qualche volta le malefatte della classe dirigente. Confondendo - come fa Cundari - gli effetti con le cause non si contribuisce a far capire però ciò che sta succedendo. Semplicemente si crede che a provocare il terremoto siano le crepe aperte nel terreno, senza comprendere che c'è qualche cosa di più profondo che sta scuotendo il Paese.