2025-07-30
Negoziati in stallo, Netanyahu avvisa: «Così annetteremo un pezzo di Gaza»
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Con l’impasse nei colloqui diplomatici, il premier israeliano ipotizza una soluzione drastica su parte della Striscia. Mossa di Keir Starmer (col plauso francese): «A settembre riconosceremo lo Stato di Palestina».I colloqui diplomatici su Gaza si sono impantanati. E ieri Benjamin Netanyahu ha confermato questa situazione. «Da quando la delegazione è tornata dal Qatar, non abbiamo smesso di provarci. Ma c’è un ostacolo importante, e tutti lo sanno: Hamas. Rimane ostinata nel suo rifiuto», ha dichiarato. È in questo quadro che il premier israeliano starebbe ipotizzando di annettere alcune parti della Striscia, in caso di mancato accordo con l’organizzazione terroristica palestinese. «Il primo ministro Netanyahu sta valutando un piano per annettere dei territori a Gaza, se Hamas non accetta un cessate il fuoco. Questa è una delle diverse opzioni», ha riferito una fonte ad Abc News. Secondo Haaretz, il premier israeliano starebbe considerando questa possibilità, per evitare una rottura con l’ala più a destra del suo governo. La stessa testata ha riportato che il progetto avrebbe ricevuto l’approvazione dell’amministrazione Trump. Ieri, il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha, probabilmente non a caso, definito Gaza «una parte inseparabile della Terra di Israele», aggiungendo anche che sarebbe il «momento più opportuno» per annettere la Cisgiordania.«L’obiettivo è sconfiggere Hamas, le cui ali militari e civili non saranno quelle che determineranno cosa accadrà a Gaza», ha dichiarato, dal canto suo, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. «Abbiamo bisogno che le Idf siano presenti a Gaza e nei dintorni per proteggere le comunità che potrebbero essere nuovamente attaccate, per proteggere i nostri soldati e per impedire il contrabbando di armi e il riarmo», ha aggiunto, per poi concludere: «Affinché Hamas non sia più efficace, le Idf devono avere la capacità - come in Cisgiordania - di operare in sicurezza in ogni luogo. Dobbiamo essere noi stessi responsabili della sicurezza a Gaza». Tornando alle parole di Smotrich sulle eventuali annessioni, Hamas ha replicato con durezza, affermando: «Questa dichiarazione coincide con azioni parallele volte a imporre la “sovranità” dell’occupazione sulla Cisgiordania. Affermiamo che questa pericolosa escalation di occupazione incontrerà ogni forma di legittima resistenza in difesa della nostra terra e dei nostri diritti nazionali». «Israele deve ritirarsi completamente dalla Striscia di Gaza e Hamas deve rinunciare al suo controllo sulla Striscia e consegnare le sue armi all’Anp», ha dichiarato, dal canto suo, il premier dell’Anp, Mohammad Mustafa. In questo quadro, è sorta una crisi diplomatica tra i Paesi Bassi e Israele. Il governo olandese ha infatti vietato l’ingresso nel proprio territorio allo stesso Smotrich e al ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir. I due, secondo i Paesi Bassi, «hanno incitato ripetutamente alla violenza da parte dei coloni contro la popolazione palestinese» e «invocato la pulizia etnica nella Striscia di Gaza». Non si è fatta attendere la dura replica dello Stato ebraico. Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha infatti convocato l’ambasciatrice olandese in Israele, Marriet Schuurman, dicendole che le misure adottate dai Paesi Bassi «hanno compromesso le possibilità di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e un piano per il rilascio degli ostaggi, hanno rafforzato il rifiuto di Hamas e stanno di fatto rendendo più probabile un’escalation militare». Nel frattempo, sempre ieri, il governo britannico ha fatto sapere che riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre, a meno che Israele non risolva la situazione a Gaza. In particolare, secondo una nota, Keir Starmer «ha affermato che il Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre, prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a meno che il governo israeliano non adotti misure sostanziali per porre fine alla spaventosa situazione a Gaza, raggiunga un cessate il fuoco, chiarisca che non ci sarà alcuna annessione in Cisgiordania e si impegni in un processo di pace a lungo termine che porti a una soluzione a due Stati». In sostanza, più che a una presa di posizione ferma, quella di Londra somiglia a una forma di pressione condizionata nei confronti di Gerusalemme, che ha definito la mossa di Starmer una «ricompensa per Hamas», posizione condivisa ieri anche da Donald Trump. Starmer ha però incassato plauso del governo francese. Il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot definito la mossa una idea giusta e chiara». Continua intanto lo scontro tra Israele e l’Onu sugli aiuti. «Gaza è sull’orlo della carestia», ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, «I palestinesi di Gaza stanno vivendo una catastrofe umanitaria di proporzioni epiche». Sa’ar, dal canto suo, ha parlato di «campagna distorta di pressione internazionale». Al contempo, Francia e Germania si sono dette pronte a lanciare degli aiuti nella Striscia. Intanto torna a salire la tensione tra Stati Uniti e Iran sul nucleare. Lunedì Trump ha minacciato nuovi bombardamenti americani, qualora Teheran dovesse cercare di riavviare i siti atomici colpiti da Washington il mese scorso. «Il programma nucleare, l’arricchimento, i diritti umani sono tutte scuse... Ciò che vogliono è la vostra religione e la vostra conoscenza», ha dichiarato ieri l’ayatollah Ali Khamenei, rivolgendosi agli iraniani. Sempre ieri, Israele ha intercettato un missile balistico lanciato dagli Huthi, spalleggiati da Teheran, nello Yemen. Ricordiamo che, di recente, il segretario di Stato americano, Marco Rubio - d’accordo con Londra, Parigi e Berlino - ha dato all’Iran tempo fino a fine agosto per concludere un nuovo accordo sull’energia atomica. Un accordo che, per Washington, non può includere l’arricchimento dell’uranio.