2023-10-05
Negozi d’abbigliamento dei cinesi usati per riciclare denaro sporco
Sgominato un circuito criminale che aveva base nel quartiere multietnico dell’Esquilino, a Roma. Gli esercizi commerciali «lavavano» i soldi della droga per mala capitolina e ’ndrangheta. Movimentati 50 milioni di euro.Negozi d’abbigliamento Made in China disseminati per Roma erano in realtà una copertura per riciclare i soldi sporchi del narcotraffico. Il giro d’affari della lavanderia era impressionante: dalla mala romana alla ’ndrangheta. E tra Italia e Cina, stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbero viaggiato 50 milioni di euro, «ma solo nominalmente». Grazie a un cinese che nell’ambiente sembrava essere diventato un pezzo grosso: Wen Kui Zheng, un broker attorno al quale ruotava il denaro di due organizzazioni criminali. Base operativa all’Esquilino, in un palazzo insospettabile, a due passi dalla stazione Termini. Il nome dell’uomo è citato 577 volte nell’ordinanza di 260 pagine firmata dal gip del Tribunale di Roma Annalisa Marzano su richiesta della Procura antimafia. È finito in carcere con altre 21 persone. Per altri undici indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari. Le indagini, condotte dal Gico del Nucleo di polizia-economico finanziaria della Guardia di Finanza, hanno prodotto pesanti contestazioni: associazione delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e al riciclaggio, autoriciclaggio, estorsione e detenzione abusiva di armi. E mentre i cinesi avrebbero gestito le fasi del riciclaggio, Antonio Gala e Fabrizio Capogna da un lato e Federico Latini dall’altro lavoravano da grossisti. Al primo gruppo sono stati sequestrati 110 chilogrammi di droga (tra hashish, marijuana e cocaina), che gli indagati sarebbero riusciti a trasformare in oltre 545 chili di stupefacenti. In un solo colpo, documentano gli inquirenti, avrebbero venduto 137 chili di hashish a un gruppo albanese. Il giro d’affari? Di circa 20 milioni di euro. Con tracce del traffico rintracciate perfino in Spagna. Latini, invece, era già noto per un’inchiesta del 2017 su un tentato omicidio che si ipotizzò essere legato a un regolamento dei conti. Il sequestro per Latini ammonta a 157 chili di droga, per un valore stimato di circa 4 milioni di euro, che sarebbe riuscito a spostare in sicurezza grazie a dei doppi fondi ricavati in lussuose autovetture che sarebbero state estorte anche a una concessionaria di noleggio di Frosinone. In una occasione, due indagati, avrebbero preteso dal proprietario, «con minaccia di morte», scrivono gli investigatori, una Porsche e un’Audi A3. Ma, se i meccanismi del traffico della droga appaiono come quelli tradizionali, è Zheng, secondo gli investigatori, ad aver messo su un grande circuito di ripulitura. «Le prestazioni al servizio della criminalità organizzata o di narcotrafficanti», ricostruisce la Guardia di finanza, «sono risultate talmente strutturate da riuscire a creare un mercato finanziario parallelo». In sostanza era stata messa su «una sorta di cassa depositi e prestiti», valuta il gip, «attiva in un tortuoso circuito con sedi sparse sul territorio nazionale e dipendenti da una holding con base in Cina». Le scatole cinesi. L’unico vincolo previsto sarebbe stato quello di «garantire», evidenza il gip, «l’incognita provenienza delle somme e l’anonima identità dei legittimi titolari». È in questo circuito scoperto dai finanzieri che si sarebbero addensate «tutte le ricchezze illegali raccolte nell’ordine di svariati milioni di euro». I soldi non erano tracciabili, perché coperti «da fittizie operazioni commerciali». Finti acquisti di merce tessile tra magazzini di import-export e negozi, tutti gestiti dalla comunità cinese all’Esquilino, in sostanza, avrebbero permesso di movimentare i fondi senza correre rischi. I cinesi chiamano questo escamotage «Fei Ch’ien», ovvero «denaro volante». Il trasferimento all’estero dei fondi era solo virtuale. I contanti depositati nella cassa del broker, in realtà, non lasciava fisicamente l’Italia. All’estero veniva trasferito solo il valore nominale. I soldi poi tornavano ai trafficanti tramite corrieri di valuta. I classici spalloni. Un passo falso, però, ha fatto crollare tutto. All’aeroporto Leonardo da Vinci vengono fermati proprio alcuni spalloni. In alcune borse custodivano 8 milioni di euro. Le chat criptate che usavano per sfuggire alle intercettazioni, alla fine non li hanno salvati. Il loro contenuto è stato acquisito grazie alla collaborazione tra la Procura di Roma ed Eurojust. E si è scoperto che al momento della consegna del denaro contante, al trasferimento veniva assegnato un codice. In una intercettazione ambientale i finanzieri hanno sentito Zheng pronunciare queste parole: «Madrid, Spagna, codice Alpe». In quel momento, secondo gli investigatori, sarebbero partiti 100.000 euro. Che hanno anche recuperato la prima nota che alcuni degli grossisti portavano per conto dei loro capi. «Una volta raccolto il denaro» uno degli indagati informava il suo responsabile, fornendogli anche riscontro fotografico dei conti. In una occasione, infatti, il totale ammontava a 83.850 euro. Quando ormai le intercettazioni avevano svelato agli inquirenti il giro romano, però, è arrivata un’ulteriore sorpresa: un calabrese, Santo Flaviano, parte da Reggio Calabria con 500.000 in contanti da pulire all’estero. Destinazione Esquilino. La somma, nascosta nel vano finestrino dello sportello posteriore di una Fiat 500 di proprietà della vedova di un uomo ucciso in un agguato di ’ndrangheta a Reggio Calabria, viene sequestrata. E, sospettano gli inquirenti, potrebbe essere proveniente dal «contesto criminale calabrese». D’altra parte, il dispositivo gps piazzato dai finanzieri sull’Audi di Zheng ha permesso di accertare che anche lui qualche viaggetto, «senza effettuare soste», per la Calabria l’aveva fatto. Si è scoperto, inoltre, che quei 500.000 euro dovevano essere solo «la metà», scrive il gip, «dell’importo da trasferire».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.