2024-07-01
Gravina incolpa tutti e salva sé stesso: «Dimissioni? Nessuno può chiederle»
Gabriele Gravina e Luciano Spalletti (Ansa)
Luciano Spalletti se non altro ammette: «Le responsabilità più importanti sono le mie».Tutti colpevoli, nessuno colpevole. La disastrosa spedizione in Germania della Nazionale di Luciano Spalletti, conclusasi malamente sabato sera con una resa senza condizioni di fronte alla Svizzera, non fa vittime fra i vertici federali e tecnici della compagine azzurra. Resta al suo posto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, e non lascia nemmeno il commissario tecnico, Luciano Spalletti. Ieri i due si sono presentati in conferenza stampa, al termine della quale, tuttavia, non si sono registrati passi indietro di sorta. «È una riflessione», ha spiegato Gravina, «che abbiamo fatto assieme con Spalletti e Buffon, e anche con i ragazzi. Abbiamo diviso equamente le responsabilità, non abbiamo niente da nascondere. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con tutti, anche con il mister. Io sono molto pragmatico, non credo si possano risolvere i problemi abbandonando un progetto, che abbiamo detto da subito pluriennale, dopo otto mesi». Al termine della pensosa riflessione, ne è uscito fuori che restare inchiodati alla poltrona sia quasi una scelta etica: «Non ho la cultura di scappare. Il senso di responsabilità implica un senso di lucidità. Bisogna continuare a lavorare, Spalletti ha la nostra fiducia, tra 60 giorni inizia un nuovo percorso», ha detto ancora il numero uno della Federazione. Che, per ribadire ancora meglio il concetto, ha respinto in modo sdegnato l’idea delle dimissioni: «La richiesta di dimissioni? Lo dico in modo molto sereno, dobbiamo essere chiari. Non esiste nell’ambito di una governance federale che qualcuno possa decidere dall’esterno, vale per la politica o per chiunque altro. La mia scadenza è per il 2025, stavamo già organizzando le elezioni alla prima data utile. Andremo in un confronto democratico, quella è l’unica sede». Gravina ha poi cercato di buttare la palla nel campo altrui: «Non possiamo pensare che nascano i Mbappè così, è un lavoro lungo. Le nostre Nazionali giovanili sono tutte qualificate alla fase finale, ma i giovani non hanno presenze nelle loro squadre». Insomma, colpa dei club. Non solo: «Ci sono resistenze anche a limitare gli extracomunitari». Colpa anche della politica, dunque. Poi un grande classico di ogni nuovo inizio farlocco: la cabina di regia. «Vogliamo istituire un organismo tecnico, con 4-5 tecnici della serie A per confrontarci e valorizzare al meglio i giocatori».Luciano Spalletti ha avuto se non altro il buonsenso di essere meno assertivo. Il tecnico ha detto grazie «ai tifosi per la vicinanza e per l’amore che ci hanno dimostrato. Grazie ai giocatori che hanno provato a mettere in pratica quello che ho chiesto. Grazie anche allo staff della Federazione nella disponibilità a trovare soluzione ai problemi venuti fuori. Il dispiacere è che attraverso il mio risultato non è possibile far vedere il loro livello di qualità. Io ho le responsabilità più importanti di tutte». Gli chiedono, un po’ grottescamente, se si sia visto il miglior Spalletti e lui replica: «Evidentemente no, sennò non saremmo qui. Mi rimproverano di aver fatto ricorso a miti ed eroi, di aver puntato troppo alto, ma io sono così, e degli esempi bisogna averli. C’è stata subito l’urgenza di avere risultati appena sono arrivato. Ieri si è fatto un passo indietro importante che non si può accettare, ma si riparte da lì: io penso di sapere che cosa fare e cerco di metterlo in pratica». Avanti così, quindi. Con lo spettro del cataclisma calcistico: il possibile terzo mondiale di fila senza azzurri in campo.
Ursula von der Leyen (Ansa)
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