2025-08-21
Mentre l’Ue dibatte nasce una nuova Nato che guarda a Est e ci relega in periferia
Dall’accordo tra Armenia e Azerbaigian in funzione anti Iran al riarmo del Giappone: il Vecchio continente ormai ai margini.Mentre l’Europa dibatte di Ucraina, schiacciata tra Usa e Russia, e si dibatte nel tentativo di trovare fondi per riarmarsi nel perimetro dell’Alleanza atlantica, la Nato sta già prendendo nuova forma e imboccando nuove strade. È l’effetto di un’America mossa da Donald Trump e ancor più proiettata verso il Sud globale e il Pacifico. Due elementi sono utili per comprendere l’evoluzione in atto. Il primo riguarda lo storico e inaspettato accordo di pace tra Azerbaigian e Armenia. A inizio agosto il presidente americano ha annunciato che le due nazioni da secoli contrapposte (basti ricordare il genocidio subito dagli armeni) si sono incontrate a Washington e hanno definito un cessate il fuoco e la creazione di un corridoio che si chiamerà Tripp, giusto per tenere vivo l’ego di The Donald. Tripp è infatti la sigla che sta per «Trump route for international peace and prosperity». La rotta sarà sviluppata sotto la supervisione degli Stati Uniti, che garantiranno il rispetto della sovranità armena. Si prevede la costruzione di una linea ferroviaria, un oleodotto, un gasdotto e una rete di fibra ottica. Baku avrà così un collegamento diretto con la Turchia senza dover passare né per la Russia né per l’Iran e rafforzerà il proprio ruolo come hub energetico e logistico globale. Yerevan invece avrà l’occasione di diversificare l’economia e attrarre investimenti, seppur mantenendo il pieno controllo giuridico sul territorio, forte delle garanzie di difesa e sicurezza fornite da Trump nel caso si riaccendessero ostilità azere. A poche ore dalla sua firma a Washington le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. La Turchia si è detta moderatamente soddisfatta. La Nato ha accolto «con favore i progressi verso la pace tra Armenia e Azerbaigian» come ha scritto su X la portavoce dell’Alleanza atlantica, Allison Hart. L’Iran ha inutilmente alzato la voce dichiarandosi sconcertato per la decisione presa. Ha compreso benissimo che questo accordo serve agli Usa a piazzare la Nato proprio sotto il naso di Teheran. Il tutto a poche settimane dal bombardamento israeliano e soprattutto di quello americano portato avanti con i B2. Gli iraniani sembrano aver compreso la portata della fuga in avanti della Nato molto più dell’Unione europea, che a parte le frasi di circostanza non ha aggiunto molto. Nemmeno dopo aver ascoltato le reazione dell’altro grande player dell’area: i russi. Da Mosca sono giunte infatti parole piuttosto concilianti: «Il vertice di alto livello tra Armenia e Azerbaigian negli Stati Uniti merita una valutazione positiva», ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. «Sosteniamo costantemente tutti gli sforzi che contribuiscono al raggiungimento di questo obiettivo chiave per la sicurezza regionale. Ci auguriamo che questo passo contribuisca a far progredire l’agenda di pace», ha affermato la diplomatica bionda, pur sottolineando che il processo di riconciliazione tra Armenia e Azerbaigian «deve essere integrato nel contesto regionale». Lo stesso contesto dominato da Vladimir Putin fino a poco tempo fa. Appare chiaro che l’alleanza che si sta formando tra Cremlino e Casa Bianca prevede che l’Ucraina venga messa sullo stesso tavolo dell’Iran e del nuovo Patto di Abramo che, come abbiamo scritto più volte, ridisegnerà gli equilibri del Medio Oriente in chiave sunnita. Gli accordi tra Israele, Usa e Arabia Saudita non possono stare in piedi senza un consenso russo e ciò alla fine prevederà uno spostamento degli interessi di una Nato (sempre a matrice americana) verso l’Oriente. Un Oriente che vede altre novità. E qui troviamo il secondo elemento utile a comprendere l’evoluzione in atto. Il Giappone ad esempio sta rafforzando i rapporti militari con l’Australia di cui è da poco divenuto fornitore di corvette e sta addirittura pensando di rompere il tabù dell’atomica. Immaginare Tokyo dotata del deterrente di testate nucleare significherebbe prendere atto del fatto che Aukus, l’accordo dei Paesi del Pacifico con Gran Bretagna e Usa, possa fare un importantissimo passo avanti in grado di consolidare il secolo asiatico. Di fronte a tali notizie, Bruxelles dovrebbe interrogarsi sul da farsi. E su come la storia si ripeta. Per gli Usa il lago Mediterraneo è sempre stato un luogo da presidiare come ponte da Est a Ovest, ma non un dominio da consolidare. Così è stato tra la prima e la seconda guerra mondiale e così l’approccio si sta ripetendo. Non solo però esclusivamente per il Mediterraneo, ma per l’intera Europa. Abbiamo di fronte scelte complesse e pochi fondi per metterle a terra. La Nato potrebbe essere un nuovo luogo per trovare confini e competenze. L’Italia, ad esempio, potrebbe provare a guadagnarsi la sfida del fianco Sud, disinteressandosi di altri scacchieri. Pur nella consapevolezza di dove sta andando il globo.
L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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